D’accordo, le canzoni d’amore sono anche le canzoni della fine dell’amore. Ma quando gli Abba suonarono per la prima volta The Winner Takes It All quella che andò in scena era la disintegrazione pubblica di un matrimonio vero, il dolore di una fine trasformato in teatro puro, con tutta la crudeltà incurante che esige che lo spettacolo vada avanti, a ogni costo. La voce solista era la sua, come al solito, quella di Agnetha, le parole della canzone quelle del marito Björn, ex marito ormai, che aveva deciso, dopo averla lasciata, di farle cantare davanti a milioni di persone tutto il dolore e l’amarezza di una donna abbandonata. Lei, più bella che mai, appena dopo aver saputo che il suo ex compagno già si vedeva con una nuova fidanzata, è lì, e canta. Perché lo show deve continuare. E quindi eccola, fasciata in una tutina di seta rossa, i capelli biondi sciolti sulle spalle, a intonare quella che sarebbe stata votata dai fan come la più bella canzone degli Abba.
Vale per tuttiThe Winner Takes It All. Il vincitore si prende tutto e al perdente non resta che cadere, dice il testo. Ma dimmi, lei ti bacia come ti baciavo io? Senti le stesse cose quando è lei a chiamare il tuo nome? E ancora: ero tra le tue braccia, e pensavo che lì sarei stata forte, che quello era il mio posto, ma sono stata una stupida. Agnetha non ha mai voluto rispondere a chi le chiedeva se fosse stata dura cantare quelle strofe, limitandosi a dire che The Winner Takes It All era una delle sue canzoni preferite. Björn ha sempre detto, piuttosto seccato, che il testo raccontava solo la triste esperienza di un divorzio, non il suo in particolare.
Mai un gruppo musicale cantò l’amore come gli Abba. Le vite personali di Björn Ulvaeus, Benny Andersson, Agnetha Fältskog e Anni-Frid («Frida») Lyngstad erano intrecciate tra loro come le date dei loro tour e i testi delle loro canzoni. Erano amici, compagni, complici, innamorati. Erano gli Abba, nati per amore e sciolti per la fine dell’amore.
Il gruppo svedese, secondo solo ai Beatles come numero di dischi venduti e che fatturava più della Volvo, si era formato per l’unione musicale di due coppie già unite nella vita: nel marzo 1969 Benny e Frida si erano incontrati a una festa a Stoccolma e si erano innamorati in poche settimane. A maggio dello stesso anno, sulla costa occidentale della Svezia toccò a Björn e Agnetha, mentre stavano girando una scena di un film per la tivù. Si sposarono nel luglio ’71. Nel ’74, con l’uscita di Waterloo, compare per la prima volta il nome ufficiale del gruppo, composto dalle iniziali dei quattro membri e «autorizzato» dalla Abba, la nota azienda ittica svedese già allora un colosso nell’industria della conservazione del pesce.
L’addioAlla fine del 1978, dopo due figli, 200 milioni di dischi (anche se alcune stime parlano di 350) e quasi dieci anni di sfolgorante carriera, Björn e Agnetha decidono di divorziare. Succederà anche a Benny e Frida, due anni dopo. Le cronache raccontano di Agnetha che lascia quella che era stata la loro casa a Stoccolma la notte di Natale del ’78, con pochi bagagli e il viso rigato dalle lacrime.
E se la scena non fosse già abbastanza drammatica, è facile immaginare che la bella e affranta «bionda degli Abba» se ne sia andata avvolta dal freddo glaciale dell’inverno svedese. Chiudendosi quella porta alle spalle si chiudevano i dieci formidabili anni di uno dei gruppi che ha fatto la storia del pop. Gli Abba continuarono a comporre, a tenere concerti, a scalare le classifiche mondiali, ma quella leggerezza che celebrava l’amore, le Dancing Queen e le «love machine» di Honey Honey, le canzoni che stavano lì a ricordare che le persone hanno bisogno di speranza e amore, era irrimediabilmente perduta.
Ancora una volta, nel 1979, Agnetha canterà le parole di Björn, che ora hanno il sapore del «risarcimento» e della rivalsa. Perseguitata dalla pressione mediatica, da attacchi di panico e da episodi di depressione salirà sul palco, questa volta a testa alta, senza lacrime, per sfidare chi la dava per sconfitta: I’m Still Alive, sono ancora viva. «Ero una perdente – canta – ma ora sono una vincente, perché alla fine la vita è questo, sopravvivere, vivere. E io sono ancora viva, l’agonia è finita, il cuore non fa più male. Ho preso tante batoste, ho pianto un mare di lacrime e penso a tutte le notti che ho passato sdraiata, sola, impaurita, pensando che sarei morta, ma sono ancora viva».
Da tempo gli Abba avevano smesso di trovarsi tutti assieme per comporre su un’isola dell’arcipelago di Stoccolma, a Lidingö e il passo verso la separazione – anche artistica – arrivò inesorabile nel 1982, anche se ufficialmente gli Abba non si sono mai sciolti. Dopo l’addio, tutti e quattro i componenti hanno intrapreso carriere soliste e, nonostante le innumerevoli richieste, non sono mai tornati a suonare insieme. Nel ’99 è stato offerto loro un miliardo di dollari per un tour, ma hanno rifiutato. D’altronde, ancora oggi vendono due milioni di dischi all’anno senza alzare un dito e il musical Mamma Mia! è stato visto da 35 milioni di persone.
Agnetha ha inciso quattro album di successo prima di ritirarsi completamente dalla vita pubblica e andare a vivere da sola sull’isola di Ekerö, vicino a Stoccolma, con i suoi cavalli. La «nuova Garbo» la chiamano, facendola infuriare, per la sua scelta di vivere isolata e lontana dai riflettori come la Divina. L’unica – e ultima – apparizione degli Abba insieme è stata nel 2008 alla première del musical Mamma Mia! a Stoccolma per una foto. Erano 22 anni che non si vedevano.