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Giornalisti estremisti preferiscono un supermercato al Valle Occupato

Fermi tutti, ora siamo più sereni, Pierluigi Battista prende carta e penna e ci spiega quello che è giusto o non giusto sul Valle Occupato. Imperdibile. [Antonio Cipriani]

Giornalisti estremisti preferiscono un supermercato al Valle Occupato
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5 Febbraio 2015 - 22.40


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di Antonio Cipriani

@ciprianis


Comincio con un tweet di Emma Dante che mi ha restituito un po’ di sorriso. Se Pierluigi Battista, barboso editorialista del Corriere della Sera, fosse entrato nel Teatro Valle Occupato, anche per sbaglio credendolo un bar, avrebbe capito. Forse, aggiungo.




Il fatto è che il nostro serioso benpensante fa il suo lavoro. Dispensa severi moniti e scende in campo in difesa dell’ordine costituito anche quando è indifendibile, come in questo caso. Non ha bisogno di vedere con occhi, toccare con mano, di sapere esattamente qualcosa sul tema scelto. È perfetto nel suo ruolo, è un giornalista in linea con quello che richiede la professione. Parlare sempre, anche di quello che si ignora, forti del luogo autorevole sul quale si parla (il Corriere o la tv) e forti del fatto che per una curiosità del caso, la voce si alza sempre in soccorso del più forte. Oggi le istituzioni politiche e culturali messe giustamente alla berlina dai ragazzi del Teatro Valle Occupato, ieri invece…


Ecco, per dire di ieri, recupero un pezzo scritto sulla strage di Bologna e sui misteri che in questo Paese hanno radici profonde. Sembrano cose che non hanno rapporto e invece ce l’hanno e potente. Ecco il testo di qualche anno fa: “
Oggi più che mai attraversiamo il sentiero stretto di questa democrazia incompiuta. Oggi più che mai l’opacità di forze oligarchiche, estranee alla dialettica politica e alla democrazia che immaginavamo, ci appare più presente, più incisiva. E determina scelte nazionali, grandi opere, azioni militari, operazioni umanitarie a suon di bombe, decisioni economiche suicide che indeboliscono il Paese e lo rendono ostaggio di chissà quali poteri. Oggi più che mai la fragilità della nostra democrazia appare evidente, crinata da qualcosa di ineffabile, di non raccontato fino i fondo, senza gli anticorpi della partecipazione, dell’informazione, della cultura.

Un tempo con Gianni Cipriani, mio fratello, parlammo in un libro di Sovranità limitata. Raccogliendo anche critiche indimenticabili per la loro pochezza. Una su tutte, di Pierluigi Battista (re dei tuttologi prima dell’avvento di Saviano), che intervistando niente-po-po-di-meno-che Ottaviano Del Turco, raccontò ai lettori che non era così, che tutto era chiaro, tutto alla luce del sole, tutto evidente. Sono passati oltre venti anni da quella lettura chiara della nostra storia, vi invito a raccontare quante verità sono emerse dal buco nero della memoria su mafia, intrallazzi Stato-criminalità, stragi, Ustica… Tutti passi che ci hanno portato – tra una opposizione tiepida e un potere racchiuso nei segreti non condivisi – a un Paese senza memoria, senza futuro, senza dignità.


Bello ritrovare le stesse vecchie penne in sostegno di chi pensa che mai nessuno debba mai avere un dubbio, mai senso critico, mai debba opporsi all’idiozia di un sistema che vuole fare dei nostri teatri dei supermercati, dei beni comuni una svendita a favore dei più ricchi. Del Valle un luogo sprangato alla cultura, ai giovani, alla città. In attesa che quattro politici incompetenti prendano una decisione: un alberghetto? Ma no, anche un teatrino ma gestito dai portaborsa della cultura.


Bello collegare fili distanti e ricordare che un Paese senza memoria non sarà mai in grado di vivere il presente . O per lo meno, i cittadini non avranno mai consapevolezza di quanto nel presente viene loro sottratto nell’invisibile esercizio del potere legale e legalitario. Ieri come oggi. Quando le radici possenti della mistificazione hanno paralizzato ogni cambiamento nel Paese, in un sistema di progressiva perdita di cultura, di senso del bene comune e della comunità, del valore della condivisione di principi e di azioni. Non da spettatori col telecomando, ma da cittadini in campo per la dignità di tutti.


Ecco perché Battista in difesa della legalità di un teatro, quasi supermercato, con gli occhi foderati da certezze assolute sullo sfascio di tutto il resto, mi fa sorridere. Amaramente, ma sorridere.






Ps.


Alla fine della giornata e dell’incontro tra il Valle Occupato e l’assessore Giovanna Marinelli qualcosa si è mosso. Meglio. Lo scandalo di un teatro sbarrato e negato alla cittadinanza è troppo grande, nonostante quello che pensa Battista.









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