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Massimo Poggini racconta Lucio Dalla: una vita profonda come il mare

Lucio Dalla è scomparso ormai da dieci anni. Massimo Poggini lo racconta in un libro

Massimo Poggini racconta Lucio Dalla: una vita profonda come il mare
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18 Marzo 2022 - 14.30


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di Giordano Casiraghi

Ha lasciato un immenso patrimonio artistico. Lucio Dalla è scomparso ormai da dieci anni. Al Museo Civico Archeologico di Bologna è in corso una mostra a lui dedicata. Resterà aperta fino al 17 luglio. 

Un mondo musicale straordinariamente vario. Lucio Dalla ha cominciato a muoversi nell’ambito musicale come clarinettista nelle orchestre. Era così bravo da suscitare gelosie di altri colleghi, tra questi Pupi Avati. Lo nota Gino Paoli che lo spinge a tentare con le canzoni in prima persona. Tutto questo nel bel libro di Massimo Poggini «Lucio Dalla – Immagini e Racconti di una vita profonda come il mare» (Rizzoli, pagg.335 – 25€).

Un anno importante per ricordare Lucio Dalla. L’hai conosciuto?

Sì, certo. Ho iniziato a scrivere di musica nel 1974 e la prima intervista risale al 1981, poi ci siamo visti a casa sua in più occasioni, sia alle Tremiti che a Milo quando già curavo la parte musicale per il mensile Max. Quando andavi da lui non te la cavavi con un’ora di intervista ma ci restavi anche tutta la giornata. Alle Tremiti oltre all’intervista e all’ascolto del disco, abbiamo pranzato e poi Lucio ha voluto portarci a fare un giro con la sua barca per arrivare su un altro isolotto abitata da uccelli chiamati diomedee il cui canto somiglia al pianto di bambini. Secondo il mito furono creati dall’eroe acheo Diomede, celebre per essere stato l’inseparabile amico e compagno di Ulisse. Questo mi raccontava Dalla mentre raggiungevamo l’altro isolotto. Ecco, secondo me Lucio Dalla avrebbe dovuto fare la guida turistica se non avesse avuto un’altra occupazione. Infatti, quando andai a trovarlo a Milo, prima di congedarmi mi chiese se mai fossi salito in cima all’Etna. Così mi fornì tutte le informazioni per arrivarci. Tempo dopo, quando lo risentii al telefono, mi chiese subito se avessi seguito il suo consiglio di salire sull’Etna.

Per il libro hai avuto modo di sentire artisti e persone che hanno collaborato con Dalla? 

No, sarebbe stato un altro tipo di libro. Però c’è la prefazione di Silvana Casato Mondella che mi ha supportato anche come consulente in vari punti del libro dove avevo necessità di un riscontro. Silvana ha lavorato in RCA, all’ufficio stampa, e ha ben conosciuto Lucio, ma soprattutto è stata la moglie di Michele Mondella che ha seguito personalmente l’ufficio stampa di Dalla fino alla sua scomparsa. Silvana e Michele si vedevano con Lucio anche come amici, facevano le vacanze insieme. Nel libro, anche molto fotografico, si trovano alcuni comunicati stampa in originale della RCA che la stessa Casato ha gentilmente messo a disposizione.

De Gregori ha condiviso il palco con Dalla per ben due tournée. Come è stato il rapporto tra i due?

Quando De Gregori è stato «processato» al Palalido di Milano nel 1976 ha diradato i suoi impegni nei concerti e faticava a riprendere la scena. Anche Lucio Dalla aveva avuto un episodio di intolleranza nel 1978 quando gli lanciarono una bottiglia incendiaria sul palco.Successe che Veltroni si accordò con Dalla per un concerto concerto all’Olimpico convincendo De Gregori ad affiancarlo sul palco. Da lì è partito il tour di «Banana Republic». Poi i due si sono ritrovati una trentina d’anni dopo quando portarono in scena lo spettacolo «Work in progress» con più di cento repliche.

Dalla che viene sponsorizzato da Gino Paoli e che va al Festival di Sanremo nel 1967 per cantare «Bisogna saper perdere». Proprio l’anno del «fattaccio» Tenco. Non ne ha mai parlato?

In effetti lui era nella camera a fianco di Tenco. Quando Dalida rientra in camera, e trova Tenco esanime, Lucio accorre ed è il primo a vedere il corpo di Tenco, ma subito non si accorge che è morto. Sì, poi non ne ha più voluto parlare. Certamente si conoscevano.

Tra gli amici più longevi c’è Morandi. Nel libro si vedono anche molto foto tra i due. Che rapporto è stato?

Sono diventati subito amici, già nei primi anni Sessanta, mentre Morandi era all’apice del successo e Lucio lo stava inseguendo. Nel 1970 Morandi porta al successo «Occhi di ragazza» di Lucio Dalla, canzone che doveva segnare l’esordio di Ron al Festival di Sanremo, ma la selezione non giudicò favorevolmente l’abbinamento della canzone con un ancora adolescente cantante.  Poi Dalla e Morandi condividono il palco per una fortunata tournée nel 1988 e sono sempre rimasti in contatto.

Altre curiosità del libro?

Per esempio il capitolo delle bugie di Lucio. C’è l’episodio dove è coinvolto David Zard e poi quel bigliettino da visita che si era fatto stampare con il nome di Comm. Domenico Sputo. Usava questo pesudonimo quando spediva email o quando compariva come clarinettista o ai cori nei dischi di altri artisti a lui vicini. Va ricordato il suo generoso impegno nel sostenere l’avvio delle carriere artistiche di Luca Carboni, Samuele Bersani e tanti altri.

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