di Giordano Casiraghi
Altri ne arriveranno da qui a prima di Natale, ma intanto su Franco Battiato sono usciti numerosi volumi che proveremo a dettagliare.
Cominciamo da «Franco Battiato – Come un incantesimo» di Carla Spessato (Giunti 25€ pagg 312). L’autrice si è occupata dell’artista siciliano attraverso la cura di un blog e pagina facebook, nondimeno si è sempre impegnata sul fronte della vita sostenibile. Buoni principi che l’hanno avvicinata al mondo di Battiato. Di questo libro è uscita una piena pagina su La Repubblica dove però si dice soltanto di quello che viene presentato come uno scoop, ovvero il disco che Battiato ha inciso nel 1969 e che non è stato pubblicato. A curare questa parte è Franco Zanetti che racconta come sia venuto in possesso delle tracce del disco e di altri inediti di Battiato. A fornire informazioni su questo «misterioso» disco sono stati i musicisti che ha interpellato e che hanno collaborato con Battiato, come ha incontrato Bruno Malasoma il tecnico di sala incisione di quel disco, ma purtroppo quell’intervista è andata persa. Restano i ricordi di Giorgio Logiri, il chitarrista, e Alberto Mompellio il tastierista, o Franco Mompellio? Non è chiaro, perché nel capitolo ricorrono entrambi i nomi. Sono fratelli, Franco Mompellio, mancato qualche anno fa, è stato voce e chitarrista de I Messaggeri, mentre Alberto Mompellio è stato componente dei Gramigna, ha suonato per anni in tour con Milva e giusto qualche settimana fa è stato visto in un cinema milanese dove davano il film Storia di un impiegato con Cristiano e Fabrizio De Andrè. Strano? No, perché Alberto Mompellio ha suonato nel tour di quel disco con Fabrizio De André. Per quanto riguarda il libro, l’autrice segue un percorso cronologico riprendendo molte citazioni da altri libri.
Un libro firmato da Gianluca Magi e Franco Battiato è «Lo stato intermedio» (Piano B edizioni, pagg. 85 – 9,50 €), uscito a settembre è l’aggiornamento del libro pubblicato nel 2016, a margine del docufilm «Attraversando il bardo» che Battiato aveva dedicato al tema della morte, argomento ricorrente che nell’ultimo decennio di vita era diventato sempre più importante. Magi e Battiato avevano avuto occasione di conversare insieme, prima davanti a un pubblico nel giugno 2014, poi in incontri privati. Parlavano del significato della morte, ma i due si erano conosciuti a Pesaro nel 2003 in occasione della mostra «Misticismo d’oriente e occidente» dove oltre alle opere di Battiato si esponevano quelle di Gabriele Mandel. Magi in quell’occasione va a prendere l’artista all’aeroporto di Forlì e nel tragitto si trovano a discutere di un argomento che li terrà in contatto. Battiato quella volta racconta a Magi di un sogno premonitore, del Bardo Thodol ovvero il Libro tibetano dei morti, quello che non l’ha più lasciato, da quando lo lesse la prima volta negli anni Settanta. Un libro che descrive le esperienze durante lo stato tra la morte e la rinascita, secondo la prospettiva degli iniziati del maṇḍala esoterico delle cento divinità di buddha, così racconta Magi nel libro che a più riprese si collega a dialoghi con Battiato. Come questo: A proposito di mangiare e tabù della morte, il mangiare in modo smodato rispetto alla naturale esigenza è un atto di esorcismo della morte. Una volta a cena, prima di un concerto, a Franco, che mangia in modo frugale, nella quantità per un cardellino, dico: «Talvolta, se non spesso, c’è chi mangia più di quanto il suo corpo realmente necessiti». Franco a bruciapelo: «È la paura di morire!». Quando si mangia oltremodo cresce un’equazione alimentare inconscia: più mangio, più mi aggrappo alla vita. Un capitolo riporta le parole di Battiato a proposito del film «Attraversando il bardo». Dice che tutte le interviste che ha fatto ai monaci tibetani in cui parlava delle sue esperienze non le ha inserite nel documentario. Apprezzabile nel libro l’inserimento di figure e relative spiegazioni a piena pagina recanti personaggi mistici come Meister Eckhart, Tulku Urgyen Rinpoche, Lama Ciampa Monlam, oppure Chatral Sangye Dorje Rinpoche che Battiato avrebbe voluto incontrare per porre le domande da inserire nel film «Attraversando il bardo». Alla fine una posfazione di Grazia Marchianò e una breve biografia dei due autori.
Di Mario Bonanno è uscito, sempre a settembre, «Fenomenologia dell’altro Battiato» (Compagnia Nuove Indye pagg. 163 – 20€). L’autore non è nuovo nella pubblicazione di piccole biografie dedicate ai cantautori ed in effetti il nome di Battiato mancava nel suo elenco. Bella la foto bianco e nero di copertina. La prefazione di Leonardo Lodato racconta di un incontro a Milo con la presenza di Jim Keer dei Simple Minds. E si parte con l’intervista di Gianni Minà del 1997 rintracciabile nel web, poi l’integrale della «famosa» presentazione di Pippo Baudo a Domenica in dopo la pubblicazione di «L’era del cinghiale bianco». Viene riportato l’estratto di un libro uscito a a pochissimi giorni dopo la scomparsa di Battiato con un refuso sul nome dell’autore, altre tracce da un libro di Paolo Jachia. L’autore sceglie di procedere a sprazzi inserendo quà e là stralci da rassegna stampa (tra gli altri da Esquire, 2017 – La Repubblica, 1982 e1994 – Robinson, 2021 – Granata press, 1997). Si racconta di Camisasca che conosce Battiato durante il servizio di leva e per l’occasione del libro l’autore intervista Gianfranco D’Adda, batterista storico di album come «Fetus» e «Pollution», quindi molto spazio per «La voce del padrone», l’album del milione di copie vendute, ma anche a «L’arca di Noè» e «Orizzonti perduti». Ai tempi l’artista era coadiuvato negli arrangiamenti da Giusto Pio di cui viene riproposta un’intervista presa dal web. Apposta per il libro è invece l’intervista a Filippo Destrieri che racconta di VCS3 e Arp 2600, di quel concerto a San Giovanni Valdarno dove arrivarono in ventimila. In proposito andrebbe chiarita la data di questo concerto, perché nella scaletta del tour 1981 viene a galla la data del 16 luglio 1981, quindi prima dell’uscita di «La voce del padrone»? O era il 1982? Infine un’intervista a Battiato datata 2002 e altri frammenti da altre pubblicazioni, dal film «Temporary Road» e varie pubblicazioni, fino alla discografia e un QRcode per ascoltare una selezioni di canzoni.
Altro libro uscito a settembre, di Guido G.Guerrera, si intitola «Franco Battiato – Niente è come sembra – Simbologia nei testi» (Verdechiaro edizioni pagg.177 – 18€). Non è nuovo Guerrera a un libro su Battiato, si ricorda il suo «Franco Battiato – Un sufi e la sua musica» uscito nel 1994. Dopo la prefazione di Antonio Ballista che ricorda quel concerto a Bagdad nel 1992, l’autore si addentra nell’universo Battiato ponendo attenzione all’aspetto esoterico e simbologico. Dice: Mentre lo si pensa derviscio e buddhista, se lo si colloca in un monastero segue strade tantriche, e quando lo si immagina preso dagli insegnamenti buddhisti sta meditando servendosi degli esercizi spirituali di sant’Ignazio da Loyola. Franco ha colto la lezione del Tao: essere tutto e niente al contempo. Guerrera è un esperto indagatore di Era d’Acquario, di Guenon, Aurobindo, il Cinghiale bianco, il re del mondo, i sufi e Gurdjieff, il Monte Athos e l’incontro con Juri Camisasca (non Yuri). Così, tra una canzone e l’altra Guerrera va a scovare i collegamenti con le origini che l’ha generata. È l’insegnamento di Gurdjieff che fa scaturire canzoni come «Centro di gravità permanente» e «Segnali di vita», brani di «La voce del padrone» a cui viene dedicato un intero capitolo come anche a «L’arca di Noé», «Patriots», «Mondi Lontanissimi», «Orizzonti perduti». L’autore indaga e allarga l’orizzonte alla ricerca di tracce e radici, imbattendosi in personaggi che hanno certamente influito sulla matrice mistica ed esoterica di Franco Battiato. Troviamo Jodorosky di «La montagna incantata», Henry Thomasson che è stato coautore con Battiato di alcune canzoni come «Clamori», ma anche nell’opera «Genesi». Tanto spazio all’opera «Gilgamesh» fino a concludere il viaggio con il docufilm «Attraversando il bardo», apice dell’espressione mistica e spirituale di Battiato realizzato nel 2014. Un documento che andrebbe visto ciclicamente e soprattutto mostrato a scolaresche. In conclusione va riconosciuto a Guerrera lo sforzo per un libro fuori dagli abituali binari, destinato a un pubblico che vuole conoscere o approfondire i collegamenti tra canzone e riferimenti mistici e simbolici nell’arte di Battiato.
Curioso il titolo dell’ultimo libro uscito a ottobre: «La scomparsa misteriosa e unica di Franco Battiato» (La Vela, pagg. 278 – 18€) firmato da Vincenzo La Monica e Giuseppe Piccinno. Qui i due autori, amici da decenni, uno di Ragusa l’altro di Lecce, inventano un romanzo per girare attorno al mondo di Battiato con un giornalista che va in Sicilia per intervistare l’astronoma Costanza Villalta. Pugliese orgoglioso, il giornalista introduce ricordi, come il record del mondo di Pietro Mennea a Città del Messico, ma ecco che «il candore delle zagare si screzia irrimediabilmente dei colori del vulcano. Nero color capelli e rosso color labbra». Il caffè Margiotta di Margiotta Melina diventa il punto di partenza per indagini su Franco Battiato, a Milo. Compagni di scuola che dicono cose, con la tentazione di allargare le indagini e fornire date e eventi, come quando si fissa la data di domenica 17 settembre del 2017 come l’ultima volta che l’artista si è visto in pubblico. Si accenna a canzoni, a quell’estate sulla spiaggia solitaria, al violino di Giusto Pio, al fatto che Battiato usa la prima persona plurale, accompagnata da un tempo imperfetto. È l’estate del 1982, quando il 29 agosto l’artista arriva allo stadio Ciccio Scapellato di Scicli gremito in ogni ordine di posti. Entrano quà e là altri frammenti, la Roland 808 usata per le canzoni di successo, il sindaco Rapisarda che nel romanzo tratteggia così la figura di Battiato: «Franco è un siciliano atipico, come tutti i siciliani. Io lo conosco da quando ha comprato la casa del Praino che apparteneva alla baronessa Musumeci. Villa Grazia, si chiamava, come la sua mamma. E quel particolare lo fece decidere per l’acquisto». Nel romanzo, che si legge d’un fiato, affiorano notizie vere e di fantasia, al lettore la scelta di posizionarle da una o dall’altra parte.
E non è finita, altri libri su Battiato da qui a fine anno usciranno ancora. È previsto per il 9 novembre il monumentale «L’alba dentro l’imbrunire – Una storia illustrata di Franco Battiato» di Francesco Messina e Stefano Senardi (Rizzoli Lizard, pagg. 320 – 39€)
Franco Battiato raccontato attraverso le parole e le fotografie di chi ha lavorato e vissuto al suo fianco. Un libro per conoscere meglio non solo la sua musica, dalla sala di registrazione ai concerti, ma anche le sue letture, il cinema, la pittura, i viaggi. Tantissimi contributi, tra gli altri di Alice, Antonio Ballista, Guidalberto Bormolini, Juri Camisasca, Caterina Caselli Sugar, Francesco Cattini, Ombretta Colli, Peppo Delconte, Mino Di Martino, Vincenzo Mollica, Morgan, Lorenzo Palmeri, Pino Pinaxa Pischetola, Alberto Radius, David Rodhes, Paolo Scarnecchia, Elisabetta Sgarbi, Massimo Stordi, Bruno Tibaldi, Piero Zuccaro. Con fotografie di Isabella Balena, Carmelo Bongiorno, Giovanni Canitano, Piero Cattaruzzi, Leandro Emede, Massimo Gardone, Paolo Gualdi, Silvia Lelli, Roberto Masotti, Francesco Messina, Chiara Mirelli, Alessio Pizzicannella, Oliviero Toscani, Fulvio Ventura, Theo Volpatti.
E l’anno prossimo? Certamente non usciranno così tanti volumi su Franco Battiato, ma la sua musica continuerà a farsi ascoltare. Un libro però è già annunciato per metà gennaio 2022, si intitola «Incontri» e sarà pubblicato da Officine di Hanck. Un libro che raccoglie materiale lungo una cinquantina d’anni di vicinanza con l’artista. Contiene centotrenta interviste, tra le altre quelle con i produttori storici Pino Massara e Angelo Carrara, oltre a una decina di contributi, per esempio quello di Barbara Alberti. Un capitolo fotografico finale, inedito, è dedicato a un reportage di Uliano Lucas che, su commissione ricevuta da Tinin Mantegazza e Giorgio Gaber, ha realizzato un servizio in giro per la città di Milano nel ontano 1965.