Sono stato amico di Renato Rascel negli ultimi anni della sua vita. Abbiamo lavorato insieme e lui mi ha raccontato tante cose e della sua vita e della sua carriera che ha incominciato ad affermarsi proprio negli anni del fascismo trionfante, dell’impero e del consenso che preludono alla catastrofe della guerra. Quegli anni furono fondamentali per la crescita del personaggio: in un’epoca senza libertà in cui i copioni cadono sotto le inesorabili forbici della censura, i film vengono ambientati in un’improbabile Ungheria dai telefoni bianchi ed il comico di avanspettacolo deve ricorrere ai doppi sensi. Rascel proprio in quel clima ha la possibilità di esercitare quella sua comicità assurda, surreale e piena di ‘nonsense’ che diviene un modo per sfuggire alla retorica del tempo e alla volgarità in cui dovevano rifugiarsi la maggior parte dei suoi colleghi. Ma con le sue espressioni strampalate, con i suoi nonsense riuscì anche a centrare altri obiettivi, più’ alti, alludendo a fatti di cui non si poteva parlare apertamente. Come successe con la macchietta di E’ arrivata la bufera dove «Con l’acqua che scende/ che scroscia e che va/ Pierino è in angosce/ galosce non ha…», ma è chiaro che l’angoscia di Pierino è quella che sta attanagliando tutti gli Italiani per la guerra che sta sconvolgendo l’Europa e sta per sconvolgere anche l’Italia.
La bufera, secondo il racconto dello stesso Rascel, nacque in Libia, quando conobbe Italo Balbo che allora era il Governatore della Libia, un capo del regime fascista in odore di eresia, che aveva suscitato le invidie dei Mussolini per le sue imprese aviatorie che lo avevano reso l’italiano più famoso al mondo. In Libia, Balbo non si comportò da fascista ma si prodigò per porre riparo alle infamie di Badoglio, che lo aveva preceduto come governatore: aprì le galere e liberò tutti i prigionieri politici, dette vita a grandi opere che modernizzarono la Libia, come una strada litoranea di 1800 chilometri che arrivava fino in Egitto e che è ancora funzionante, e che porta il suo nome, la Balbia.
Balbo si era posto più volte in contrasto con Mussolini, soprattutto sull’opportunità di allearsi con la Germania di Hitler. Per questo, si mormorava in Italia, il vecchio Triunviro della marcia su Roma, era stato mandato in esilio. Renato Rascel gli pose la domanda che tutti gli Italiani avevano sulla bocca : «L’Italia entrerà in guerra al fianco dell’alleato tedesco?». Balbo – racconta Rascel – rispose con il suo perfetto accento emiliano: «Mo senta mo bene, signor Rascel, se l’Italia fa la guerra con Hitler io mi taglio i cosiddetti…» Non se li tagliò, i cosiddetti, anche perché ci fu un epilogo anche per lui: pochi giorni dopo la dichiarazione di guerra, nel giugno del 1940, si alzò in volo per dirigersi a Roma per parlare con Mussolini ma non ci arrivò mai perché il primo colpo della contraerea italiana fu per lui! Un tragico errore, si disse, che però convenne molto al duce.
Rascel tornò in Italia e disse a tutti di stare tranquilli, perché la guerra non ci sarebbe stata: glie lo aveva assicurato sua eccellenza Balbo. Ma quando la guerra arrivò davvero non gli rimase che cantare “è arrivata la bufera/ è arrivato il temporale/ chi sta bene e chi sta male/ e chi sta come gli par!”.