Sturmtruppen e Nick Carter: Bonvi vive ancora tra di noi | Giornale dello Spettacolo
Top

Sturmtruppen e Nick Carter: Bonvi vive ancora tra di noi

Venti anni fa moriva in un incidente Franco Bonvicini, il geniale ideatore di tanti eroi dei fumetti. [Giancarlo Governi]

Sturmtruppen e Nick Carter: Bonvi vive ancora tra di noi
Preroll

GdS Modifica articolo

9 Dicembre 2015 - 14.31


ATF
di Giancarlo Governi

Venti anni fa, il 10 dicembre, periva in un tragico incidente Franco Bonvicini conosciuto da tutti come Bonvi, l’autore di tanti eroi dei fumetti che sono stati popolari negli anni Settanta e negli anni Ottanta. Il creatore del pazzo esercito delle Sturmtruppen, di Nick Carter, il fumetto che fu protagonista di una storica trasmissione televisiva. Ma Bonvi era un personaggio che ha disseminato la sua biografia di fatti e di elementi al limite tra la realtà e la mitologia, tra il dramma e la beffa, in una continua confusione, o commistione, con la fantasia. Bonvi insomma la sua vita l’ha inventata giorno per giorno. Bonvi era l’ultimo spirito libero, l’ultimo anarchico. In tutta la sua vita ha sempre combattuto, con le armi del ridicolo, contro la bu-rocrazia, il conformismo, la stupidità.

Un anarchico, ecco che cosa era Bonvi. E lo era anche quando si trovava impegnato, e lo era spesso, in qualche buona causa. Non so se amasse Cyrano di Bergerac o Don Chichotte (amava soprattutto la letteratura per immagini, il fumetto e il cinema : ricordava la trama dettagliata di film che aveva visto trenta anni prima) ma mi faceva pensare all’eroe di Rostand morente con la spada in mano che si batte contro i fantasmi dei suoi nemici che sono l’ipocrisia, l’ignoranza, l’arroganza, la stupidità… Cyrano li combatteva con la spada e con le sue rime taglienti, lui li combatteva con la matita so-prattutto, ma anche con i suoi colpi di teatro e con la sua condotta di vita.

Dopo il diploma di geometra (geometro, precisava) si iscrisse all’università, facoltà di biologia. Perché fosse diventato geo-metra è un mistero ! Forse perché sapeva disegnare, forse perché il padre voleva farne un ingegnere, mentre lui aveva in mente altre cose, ed alla fine si arrivò ad un compromesso. La svolta professionale, il passaggio dal gioco al lavoro vero si ha quando conosce Guido De Maria, un personaggio che darà più di una svolta alla sua carriera ar-tistica. Negli anni Sessanta siamo in pieno boom economico, a cui non è estranea la televisione e soprattutto la pubblicità che porta nelle case degli italiani la voglia di modernizzarsi e di consumare i prodotti che la nuova industria mette a disposizione. In quegli anni la pubblicità è Carosello, un genere tutto italiano che lega il messaggio pubblicitario ad una breve storia e ad un personaggio. Molte storie sono disegnate, forse le più popolari, ed è per questo che in quegli anni nasce in Italia una grande scuola del cinema di animazione. Anche il fumetto trova ampio spazio nei gusti degli italiani, ancora non monopolizzati dalla televisione. In quegli anni si sviluppano varie scuole di fumetto: c’è il fumetto comico-satirico, c’è l’avventuroso e c’è anche il genere criminale, che ha come capostipite Diabolik, il ladro inafferrabile. Bonvi si inserisce subito in questo clima di grandi fermenti. E si fa aprire la scena da un opera che vi rimarrà per 50 anni e ne è ancora presente, le Sturmtruppen.

Bonvi non ha mai raccontato come sono nate le Sturmtruppen, per cui possiamo procedere soltanto per illa-zioni. Conosciamo le sue esperienze militari, il suo amore per le armi, l’attrazione per le belle divise. Conosciamo anche il suo anarchismo, il suo spirito irridente che non gli faceva ri-spettare nessuno che non meritasse di essere rispettato, la sua totale mancanza di diplomazia, e soprattutto il gusto per la provocazione. Per cui, è probabile che considerasse la società borghese una sorta di esercito in cui gli uomini sono irregi-mentati come tanti soldatini, mentre il mondo delle Sturmtruppen dovrebbe essere, nelle intenzioni dell’Autore, la riproduzione della cosiddetta società civile. E, dovendo scegliere un esercito, è ovvio che Bonvi scelse l’esercito tedesco, il più esercito, l’esercito per eccellenza, con una lingua inventata, una sorta di tedesco maccheronico ottenuto aggiungendo il suffisso en alle parole italiane con cui ottiene effetti comici esilaranti.

Volendo erigere un monumento alla imbecillità umana (come Giuseppe Gioacchino Belli volle erigerlo con i suoi 2279 sonetti alla plebe romana) con le sue seimila strisce, Bonvi scelse il microcosmo dove più alligna l’erba dell’imbecillità : un esercito (quello tedesco, l’esercito per an-tonomasia), per di più sublimato e metastoricizzato, senza tempo, senza storia e senza spazio, persino senza nemico, dove la gerarchia e la disciplinen sono destinate a perpetuarsi in una guerra senza fine e senza scopo e dove la truppa vive la sua guerra personale contro l’imbecillità, per la pura sopravvi-venza e per una sorta di fedeltà cieca e totale al proprio ruolo. Il grande Totò (che Bonvi amava come me, sviscerata-mente) aveva diviso l’umanità in due categorie : gli Uomini e i Caporali, i primi eternamente nel ruolo degli sfruttati e dei vessati e i secondi in quello dei profittatori, dei prevaricatori, degli sfruttatori. Bonvi in una felice concordanza più con Totò che con Carlo Marx, la divide in truppa e graduati, un po’ come nella vita civile. Come ha già detto qualcuno prima di me, è molto probabile che le Sturmtruppen siamo noi. Chiesi più volte a Bonvi (e con me chissà quanti altri… ) una interpretazione autentica, ma lui si guardò bene dal darla e continuò a manovrare per tanti anni i suoi omini in divisa, fregandosene altamente di tutti i critici e rispondendo sol-tanto con i suoi disegni e le sue battute.
Del buffo esercito tedesco Bonvi ci ha lasciato più di seimila strisce che hanno fatto praticamente il giro del mondo essendo state tradotte in tutte le lingue.

L’opera di Bonvi è immensa e non è possibile raccontarla in un articolo di giornale. Dopo Sturmtruppen mi limiterò a raccontare quello che è considerata l’opera più popolare, nata per la televisione, Nick Carter che fu il personaggio principale e trainante di Supergulp! che ne fu il personaggio principale, scelto addirittura come presentatore disegnato di tutta la rubrica.

Molti anni fa (venti, venticinque… penso sia meglio non te-nere il conto !) qualcuno ebbe l’idea di nominarmi Capo Ser-vizio Programmi Speciali della TV. La cosa mi riempì di legit-timo orgoglio ma nel contempo mi fece piombare nella più nera disperazione, finché non ebbi un colloquio chiarificatore con i miei superiori. «Quali sono i programmi speciali, di gra-zia ?», chiesi con la dovuta umiltà. Uno di loro, il più autore-vole ma anche il più affabile, mi sorrise affettuosamente, mi mise una mano sulla spalla, mi guardò a lungo negli occhi, mentre gli altri sorridevano con sufficienza.
«Ma benedetto figliolo», rispose finalmente Ilpiùautorevole, «i programmi speciali sono tutti i programmi non normali !».

Quella risposta, anziché paralizzarmi, mi autorizzò mi autorizzò a entrare nei campi più impensati. A utilizzare le cose che mi piacevano di più. Tra questi i fumetti. Pensai quindi di inventare un programma in cui i fumetti fossero i protagonisti.

Andai a conoscere Bonvi, di cui mi avevano colpito i suoi disegni su Off-side e su Paese sera, a Lucca durante il Salone dei Comics. Bonvi poi mi venne a trovare a Roma insieme a Guido De Maria, che si rivelò subito il personaggio chiave dell’operazione fumetti in TV, in quanto ne inventò il linguaggio.

Gulp ! e Supergulp! andarono in onda fino al 1980. Lo fa-cemmo morire Guido ed io, di comune accordo, quando ci accorgemmo che il video si stava inondando di pessimi car-toni animati giapponesi e coreani che stavano rovinando il gusto delle nuove generazioni. Ora ci siamo accorti che, forse anche grazie a quella rinuncia, Supergulp è rimasto nel mito della televisione italiana. Come rimane Bonvi nel panorama storico del fumetto italiano.

Native

Articoli correlati