Al campo base in questi giorni il lunch time lo facciamo sotto un sol leone che sembra di essere ad agosto sulla riviera romagnola, impossibile, dopo mangiato, resistere in tenda per concedersi una pennichella, quindi si resta svaccati sulle sedie della tenda mensa dove c’è un po’ di venticello.
La cosa triste è che dopo un’ora la temperatura crolla e senti molto più freddo di quello che ti potresti aspettare.
In questo silenzio da siesta messicana più che nepalese e approfittando che gli altri nepalesi sono presi dal gioco delle carte, ieri si siede con noi Yunesh il nostro aiuto cuoco, 20 anni e inizia a subissarci di domande sui telefonini, mettendo le mani sul mio e mostrandosi sicuramente più abile di me nel maneggiarlo, come sa tutto di auto e moto anche se vive in un villaggio non servito da strade carrozzabili. Ci parla anche di calcio e penso si sia astento dal parlare di donne solo per il gap di età. A vederlo parlare e gesticolare ma soprattuto guardando l’abbigliamento: pantaloni con la vita bassa, mutande ascellari, capello legato, cappello con visiera messo di traverso, sembra un perfetto esemplare di quel popolo super etichettato e globalizzato e da un momento all’altro ti aspetti che se ne esca con un “Dai, bella Zio!”
