Brian Eno nega la musica al coreografo israeliano: "Con la Palestina" | Giornale dello Spettacolo
Top

Brian Eno nega la musica al coreografo israeliano: "Con la Palestina"

L'artista sostiene la campagna palestinese di boicottaggio nei confronti di Israele e non ha concesso la musica a Ohan Naharin per lo show di apertura di Torinodanza.

Brian Eno nega la musica al coreografo israeliano: "Con la Palestina"
Preroll

GdS Modifica articolo

6 Settembre 2016 - 12.35


ATF

È subito polemica su Torinodanza, Il festival di danza, inserito dentro il cartellone di Mito Settembre Musica, e in programma dal 6 settembre al 3 novembre. Lo spettacolo di apertura, “Tre”, del coreografo israeliano Ohad Naharin, non potrà contare sulle musiche di Brian Eno, perché il musicista non ha concesso i diritti del suo brano. Il motivo? Lo spettacolo è patrocinato dall’ambasciata di Israele.

La coreografia di “Tre” era creata su musiche di Bach, le celebri Variazioni Goldberg, nella prima parte, mentre tutto il secondo atto avrebbe dovuto essere incentrato su un pezzo di Brian Eno. L’artista e produttore inglese però ha scritto una durissima lettera al coreografo e alla compagnia, spiegando che pur essendo onorato della scelta è costretto per un suo “grave conflitto interiore” a non poter concedere le sue musiche in uno spettacolo di cui “l’ambasciata israeliana (e quindi il governo israeliano) è sponsor” perché “sostengo la campagna Bds da ormai diversi anni, questa è una possibilità inaccettabile per me”, ha aggiunto l’artista.

Che cos’è la Bds? È la campagna palestinese per il Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni nei confronti di Israele. Il musicista è anche firmatario, assieme ad altri 1700 artisti in Gran Bretagna, della dichiarazione Artisti per la Palestina, impegnati a non intrattenere rapporti con il governo israeliano.

“Spesso chi si oppone al Bds dice che l’arte non dovrebbe essere utilizzata come arma politica. Tuttavia, dato che il governo israeliano ha reso piuttosto evidente di utilizzare l’arte esattamente in tal senso – per promuovere il Brand Israele e per distogliere l’attenzione dall’occupazione delle terre palestinesi – ritengo che la mia decisione di negare l’autorizzazione sia un modo per togliere questa particolare arma dalle loro mani”, ha aggiunto nella lettera che Eno ha inviato a Naharin.

L’organizzazione di Torinodanza e direttore della kermesse, Gigi Critoforetti, non è voluto intervenire nel merito della discussione, commentando: “E’ un dialogo tra loro, Eno ha fatto bene se in coscienza non se la sentiva. Però la nostra scelta di invitare uno spettacolo bellissimo non è in alcun modo politica. È pura arte e dentro un teatro la politica non deve entrare, al di là delle opinioni personali di ciascuno, che vanno sempre rispettate”.

Native

Articoli correlati