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Balletto Civile: ‘Ruggito’ a passi di danza

Ha debuttato martedì 14 aprile al Teatro Out Off di Milano l’ultima creazione di Balletto Civile diretto da Michela Lucenti e Maurizio Camilli

Balletto Civile: ‘Ruggito’ a passi di danza
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17 Aprile 2015 - 09.03


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di Chiara D’Ambros

Il nuovo spettacolo di Balletto civile è un’ode Contro solitudini e difficoltà della società contemporanea, ambientata in un centro commerciale, uno dei non luoghi che sono spuntati ovunque come funghi e sono molto frequentati in questi ultimi anni.

Maurizio Camilli rispondendo ad alcune domande traccia una mappa di ‘Ruggito’.

Com ‘è nato questo spettacolo?

È nato sull’idea con Michela di lavorare su questi spazi che sono come una specie di limbo, e l’idea era di lavorare su questo spazio come se fosse una sorta di purgatorio esistenziale dove un sacco di anime si incontrano dal punto di vista quasi sociologico. Questi luoghi sono come delle lenti di ingrandimento, perché in questo momento in cui lo spazio pubblico viene a mancare stanno diventando dei nuovi centri di aggregazione dove in realtà ci sono dei livelli di animazione altissima, però appunto diventano come delle lenti di ingrandimento, dalla coppia di ragazzini innamorati fino al vecchio per avere un po’ di aria condizionata. E questo ti da una sorta di spaccato, per noi era interessante prenderlo come una sorta di punto di partenza per poi estrapolare, andando in profondità nelle storie singole, i sei caratteri in scena, questi sei personaggi che si incontrano all’interno di questo spazio che però poi scenicamente diventa altro, per cui non abbiamo fatto una cosa mimetica. Non c’è il centro commerciale in scena per noi per noi è più una metafora di quello stato esistenziale in qualche modo.

I centri commerciali come gli autogrill e gli aeroporti sono definiti non luoghi. Cosa avete trovato sopravvivere dell’umano in questi non luoghi che sembrano voler annullare l’umanità stessa?

In realtà non vuole essere una critica tout court a questi luoghi che esistono, li frequentiamo tutti per motivi diversi, li fruiamo ognuno in maniera diversa. Ci serviva un luogo cosi, veramente quasi come una scusa per poter raccontare la necessità di ognuno di uscire da una crisi. Allora ci siamo chiesti: dove sei vite diverse possono effettivamente incrociarsi? Ecco il centro commerciale è uno di questi non luoghi dove paradossalmente sei persone che non hanno nulla a che fare l’una con l’altra oggi, possono entrare in contatto.

Come avete lavorato sul linguaggio del corpo in questo spazio, dato che voi utilizzate un linguaggio, quello del teatro danza, che ha molto a che fare con lo spazio e l’incontro dei corpi, dell’uno con l’altro?

Con Michela Lucenti, che ha curato con me la drammaturgia, abbiamo cercato di costruire diverse modalità di utilizzo del corpo. Innanzitutto una modalità personale legata al carattere di ciascun personaggio che con piccole azioni, posture cerca di raccontare lo stato del personaggio. Dopo di ché, con il lavoro coreografico si è cercato di capire come questi corpi entrano in contatto in diversi modi sia nelle coreografie dove si incontrano in due, oppure a un certo punto quando c’è un quintetto in cui quasi tutti questi personaggi entrano in contatto tra di loro, fino ad arrivare alla coreografia finale che in qualche modo è una coreografia a sincrono abbastanza classica in cui tutti i sei personaggi si vede che hanno trovato un proprio modo, una propria via per potersi risollevare. E’ stato molto interessante fare questo percorso di ricerca dal punto di vista fisico.

Come un non luogo si ripercuote nel fisico? Avete scelto un non luogo perché concretamente è un posto dove questi sei personaggi possono incontrarsi, però il luogo dove ci si trova ha effetto sul come ci si incontra, se ci si incontra in una piazza di Istanbul, in una di Roma o in una di Olso i corpi sono in stati differenti. L’incontro nel centro commerciale come ha fatto vibrare i vostri corpi?

Abbiamo lavorato molto con le luci. C’è un’installazione luminosa importante che diventa proprio un elemento drammaturgico, curata da Stefano Mazzanti. Abbiamo cercato di creare un dentro e un fuori di questo luogo. Quindi in alcuni momenti la coreografia racconta il dentro grazie alle luci, quindi corpi che si intercettano, che si sfiorano solamente e poi invece con un gioco di luci si esce da quello spazio e si vedono corpi che cercano e trovano un agio diverso che consente loro di entrare in relazione.

Chi sono questi sei personaggi?

Una vedova che sta cercando dei giocattoli per il figlio, una donna delle pulizie che lavora all’interno del centro commerciale, una manager che gestisce uno dei ristoranti interni del centro commerciale, un garzone aspirante cuoco che vuole lavorare lì, un clown che cerca di intrattenere bambini e altri ‘ospiti del centro commerciale’ e un disoccupato che va in un sexy shop del centro commerciale per fare un provino per fare un film porno.

C’è un momento dello spettacolo che ti tocca particolarmente?

Uno dei momenti che trovo molto interessante e che ha tra l’altro a che fare sia con la visione che con il canto, è il momento in cui la donna delle pulizie sta seduta sul moccio come fosse un trono da cui può regnare sulla sua vita, dichiarando così che la quotidianità di quello spazio può essere molto alienante ma allo stesso tempo nella normalità ci può essere una via d’uscita e questo può essere vista dal punto di vista visivo come una rinascita lei regina del suo spazio mentre contemporaneamente in un centro estetico la vedova e la manager, che si stanno risistemando, fanno partire un canto evocativo che aiuta quel momento dall’altra parte della scena, della rinascita della donna delle pulizie. Credo che lì ci sia un’epifania tra l’immagine, il suono, il senso, le emozioni quindi trovo sia il momento più significativo e interessante.

‘Ruggito’ resta in scena al Teatro Out Off di Milano ancora fino a domenica 19 aprile, sarà il 21-22 aprile al teatro della Tosse a Genova, per poi continuare la tournèe nell’estate e nell’ autunno prossimi.

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