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Addio a Christopher Plummer, il più anziano vincitore di un Oscar

L’attore canadese divenne celebre nel 1965 per il film “Tutti insieme appassionatamente”. Vinse la statuetta nel 2012 nel ruolo di un padre gay in “Beginners”. Lavorò con Zeffirelli in “Gesù di Nazareth”

Addio a Christopher Plummer, il più anziano vincitore di un Oscar
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6 Febbraio 2021 - 11.33


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Canadese, Christopher Plummer è morto a 91 anni a Weston, nel Connecticut: è finora il più anziano ad essersi aggiudicato un Oscar quando vinse la statuetta nel 2012 miglior non protagonista per aver interpretato un padre gay nel film “Beginners”. L’artista se n’è andato in casa dove viveva con Elaine Regina Taylor, sua terza moglie dagli anni ‘70. Le cronache lo ricordano come un interprete che recitava in parti anche molto diverse in apparenza senza alcuno sforzo. 
Come tanti attori del dopoguerra, Plummer aveva iniziato a teatro e nel repertorio shakespeariano negli anni ‘50. Nel 1965 era con Julie Andrews nel film – musical “Tutti insieme appassionatamente” (“The Sound of Music”) dove interpretava il capitano Georg von Trapp, un vedovo austriaco dal cuore di ghiaccio che si scioglie davanti alla giovane tata dei figli: il film di Robert Wise adattato dal musical di Rodgers e Hammerstein sulla famiglia von Trapp in fuga dal nazismo è diventato un classico, ma Plummer si infuriò quando seppe che nelle canzoni sarebbe stato doppiato e definì con disprezzo la pellicola “The Sound of Mucus”. Viceversa, sul set nacque un’amicizia durata tutta la vita con Julie Andrews e parlò a una cerimonia di addio a Wise. 

Nipote del terzo premier canadese John Abbott, Plummer esorì nel 1958 con Henry Fonda e Susan Strasberg in “Fascino del palcoscenico” di Sidney Lumet  e come protagonista nel “Paradiso dei barbari” di Nicholas Ray. Iniziò subito con registi d’alto livello, quindi. Nel 1964 interpretava Commodo nella “Caduta dell’impero romano” dove recitava Sophia Loren. Era con Peter Sellers in “La Pantera Rosa colpisce ancora” (1975) e alle direttive di John Huston in “L’uomo che volle farsi re” dello stesso anno dove interpretava lo scrittore Rudyard Kipling. Nel 1977 era in “Gesù di Nazareth” di Franco Zeffirelli 

Tranne l’Arcivescovo Vittorio Contini-Verchese nella miniserie-scandalo “Uccelli di Rovo” del 1983 negli anni ’80 e ’90 non ebbe ruoli di primo piano. Come il cappellano razzista in un carcere nel film “Malcolm X” o parti minori in “Star Trek VI”, nel 1999 fu apprezzata la sua interpretazione del giornalista Mike Wallace nel film di Michael Mann “The Insider” con Al Pacino e Russell Crowe.

Plummer ottenne una candidatura all’Oscar nel 2010 per “The Last Station” dove interpretava lo scrittore Lev Tolstoj. Nel 2017 ha sostituito Kevin Spacey, licenziato dal set dopo le accuse di molestie sessuali e cancellato digitalmente del tutto dalle riprese in “Tutti i soldi del mondo”, il film sul rapimento di Getty dove interpreta il cinico petroliere J. Paul Getty girato da Ridley Scott il quale descrisse l’attore come un artista “dal fascino eccezionale, sia che faccia ‘Re Lear’ o ‘Sound of Music’. Può fare di tutto”. L’interpretazione gli valse le candidature ai ai Golden Globe, ai Bafta e anche all’Oscar.

A suo tempo il regista Atom Egoyan al Toronto Star (l’attore era nato a Toronto nel 1929) descrisse Plummer come un uomo sempre curioso, entusiasta, che non si prendeva troppo sul serio e dall’agilità interpretativa che gli ha consentito di interpretare ruoli diversissimi e con freschezza in una carriera lunga sei decadi. Nel 2008 l’attore pubblicò la sua autobiografia, “In Spite of Myself”.

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