Nelle sale cinematografiche italiane nel 2019 gli incassi erano aumentati del 14,35% con un incasso al box office di 635.449.774 euro, le presenze erano salite del 13,55% pari a 97.586.858 spettatori. Basta ricordarsi queste cifre per confrontare i dati del 2020 comunicati dalle associazioni Anica e Anec per prendere atto del disastro a tutta l’industria del cinema e alla creatività provocata dalla pandemia con sale chiuse per oltre cinque mesi e le necessarie misure di sicurezza quando hanno potuto restare aperte.
Per Cinetel, la società che “rileva circa il 95% del box office dell’intero mercato”, “i cinema hanno registrato un incasso complessivo di oltre 182.5 milioni di euro per un numero di presenze pari a circa 28 milioni di biglietti venduti. Si tratta, rispetto al 2019, di un decremento di più del 71,3% degli incassi e di più del 71% delle presenze. Se si considerano i dati a partire dall’8 marzo, primo giorno di chiusura nazionale delle sale, il mercato nel 2020 ha registrato invece il 93% circa in meno di incassi e di presenze rispetto al 2019, per una differenza negativa di più di 460 milioni di euro”.
Viceversa “alla fine del mese di febbraio, prima dell’inizio dell’emergenza, il mercato cresceva in termini di incasso di più del 20% rispetto al 2019, del 7% circa sul 2018 e di più del 3% rispetto al 2017”.
Gli italiani? “Le produzioni italiane, incluse le co-produzioni”, hanno incassato oltre 103 milioni di euro con più di 15 milioni di ingressi e “una quota sul totale del 56% circa grazie al risultato delle produzioni nazionali nei mesi di gennaio e febbraio”.
I tre film che in generale hanno registrato il migliore risultato di incasso al box office sono: “Tolo Tolo” (46.2 milioni di euro d’incasso) di Checco Zalone, “Me contro te – il film” (9.5 milioni d’incasso) di Gianluca Leuzzi e “Odio l’estate” (7.5 milioni d’incasso) di Aldo, Giovanni e Giacomo.
“L’irruzione della pandemia ha abbattuto il mercato – commenta il presidente dell’Anica Francesco Rutelli – Il pubblico desidera tornare nelle sale, e tutta la filiera (dalla produzione, alla distribuzione, all’esercizio) deve lavorare sodo per preparare un’offerta industriale bene organizzata e di qualità. La catena del valore si è ampliata, e la resilienza delle nostre capacità produttive e del lavoro ha consentito di non interrompere le attività e di avere nuovi prodotti per il pubblico; questo non deve però tradursi in una penalizzazione dell’esperienza della sala. Governo e Parlamento hanno dimostrato un’importante attenzione; ma il rischio esistenziale della chiusura di molte attività impone misure permanenti e strategiche di sostegno (sottolineo il ruolo della Distribuzione), se non vogliamo la scomparsa irreversibile di molte aziende e la desertificazione di un comparto industriale, culturale, sociale ed occupazionale di rilevanza fondamentale”.
“L’unico commento possibile è che tutto ciò segna drammaticamente il nostro settore insieme ad ogni altro contesto, senza possibili raffronti”, dice Mario Lorini, il presidente dell’Anec. “Il costante lavoro di ripresa del nostro rapporto con il pubblico, che nella centralità della sala saprà ritrovare fin da subito l’emozione di sognare in grande come solo il cinema al cinema sa fare”.
di Ma.Ba
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