di Giuseppe Costigliola
Con un annuncio destinato a rivoluzionare il mondo dello spettacolo, il 3 dicembre la Warner Bros., storica casa di produzione cinematografica e televisiva, ha comunicato che i suoi 17 film pronti a uscire nel 2021 saranno programmati contemporaneamente nelle sale e sulla piattaforma streaming di sua proprietà, la HBO Max, per il momento presente solo negli Stati Uniti ma presto attiva anche all’estero.
Invece, quindi, di attendere i canonici novanta giorni durante i quali i cinema detengono l’esclusiva per la proiezione delle pellicole prima che queste approdino sugli schermi di computer e televisori, gli abbonati all’HBO Max potranno immediatamente accedere alla visione di film come il sequel di “Suicide Squad”, “Godzilla contro Kong”, “Dune” e “Matrix 4”. Altri in arrivo sono “In the Heights”, trasposizione dell’omonimo musical scritto da Lin-Manuel Miranda, “Cry Macho”, ultima fatica cinematografica di Clint Eastwood, l’horror “The Conjuring”, il nuovo capitolo di quel mélange di animazione, commedia e fantascienza che è stato “Space Jam”, dal titolo “Space Jam: A New Legacy”, e un prequel dei “Sopranos”, “The Many Saints of Newark”.
Unico neo: i film rimarranno sulla piattaforma HBO Max solo per un mese, dopo di che passeranno ai canali ordinari, iTunes e simili, Dvd e quant’altro.
Lungi dall’essere una semplice mossa per attrarre sottoscrizioni, quella della Warner Bros. si configura come una vera e propria svolta epocale, destinata a gettare inquietanti ombre sul futuro delle sale cinematografiche e, più in generale, a impattare ancor più sulle modalità di fruizione degli spettacoli. La pandemia che infuria, con le restrizioni negli spostamenti e nell’accesso ai locali pubblici, ha certamente contribuito a tale decisione dei vertici della casa di produzione statunitense, che non sono peraltro intenzionati a recedere, nemmeno nell’ipotesi – da tutti auspicata ma al momento poco probabile – che la diffusione del virus rallenti nei prossimi mesi.
Jason Kilar, amministratore delegato della Warner Bros., ha infatti spiegato di voler offrire agli abbonati una scelta di film ampia e di alto livello, dal budget elevato e dagli interpreti di primo piano, orientamento che continuerà a guidare la programmazione per tutto il 2021 e forse oltre, proprio per l’incertezza legata all’eventuale ripresa di una vita normale: insomma, si naviga a vista, e per ora nulla lascia prevedere che si possa tornare alla situazione pre-Covid.
Malgrado le dichiarazioni in senso contrario dei dirigenti della Warner Bros., i quali assicurano che fuori dagli USA continueranno a produrre pellicole destinate primariamente alle sale, è evidente che un simile cambiamento finirà con ogni probabilità per essere adottato anche da altri studios. Il che segnerebbe un punto di non ritorno: gli utenti pretenderanno ormai di ammirare i propri idoli sugli schermi di casa, senza aspettare che i film seguano il consueto iter cinema-streaming, il tutto nel quadro della lotta a suon di milioni di dollari tra piattaforme concorrenti come Netflix e Disney, che con la pandemia hanno visto aumentare il loro fatturato. E così, per quanto il presidente della Warner Bros., Toby Emmerich, si dica certo che la manovra non danneggerà troppo le sale perché ci saranno sempre spettatori che preferiscono l’esperienza di fruizione nei cinema, spiegando che anche i gestori si gioveranno di un costante flusso di produzioni di alto livello, i brutali dati finanziari sono lì a smentirlo: le catene cinematografiche nell’ultima settimana hanno già visto crollare le loro quotazioni a Wall Street, e tutto lascia supporre che il trend continuerà, con enorme disappunto delle stesse società, ormai sul piede di guerra.
Ma non è solo una questione economica: questo nuovo corso potrebbe rappresentare l’inesorabile fine di un’epoca, quella dei film attesi, assaporati, goduti nel buio delle sale, tra colpi di tosse e mormorii, nel rimbombo delle colonne sonore e nell’abbacinante incanto dei megaschermi, con le sagome degli attori che si stagliano imponenti, che si muovono, parlano e agiscono illudendoci che la vita è sogno, e che nulla è più reale della finzione.