Sir Sean Connery, leggendario attore scozzese che fu il più celebre volto cinematografico di James Bond nella saga 007, è morto all’età di 90 anni che aveva compiuto 90 anni lo scorso 25 agosto.
L’attore nato a Edinburgo, in Scozia, convinto sostenitore della indipendenza scozzese da Londra, era noto in tutto il mondo soprattutto per il ruolo dell’agente segreto James Bond nella saga 007. Per la sua personalità, per il fascino, la sua fama ha travalicato i confini del grande schermo. O per essere più precisi: si è imposto in tutto il mondo come figura maschile dotato di autorevolezza e come sex symbol.
Nel corso della sua lunga carriera ha vinto un premio Oscar come migliore attore non protagonista per il ruolo del poliziotto Malone ne ‘Gli Intoccabili‘ di Brian De Palma uscito nel 1987, poi tre Golden Globe e due Premi Bafta, i premi britannici del cinema, compreso un Bafta per aver recitato nel “Nome della rosa” dal romanzo di Umberto Eco nel ruolo di Guglielmo da Baskerville, il frate – indagatore. Da una decina d’anni non recitava più. Nel 2012 era stato prodotture esecutivo e doppiatore nel film d’animazione “Sir Billi“.
Connery attore si ricorda per innumerevoli film (non tutti proprio dei capolavori) tra i quali svettano “Marnie” (1964), di Alfred Hitchcock, dove è un marito alle prese con le difficoltà psicologiche della moglie, “Rapina record a New York” di Sidney Lumet, “L’uomo che volle farsi re” (1975) di John Houston, insieme a Michael Caine, dove aveva la parte di un avventuriero visionario. Sempre per Lumet recitò in La collina del disonore, del 1965. Ai primi anni anni ’70 risalgono altri titoli che spiccano nella sua filmografia: l’inquietante Riflessi in uno specchio scuro di Sidney Lumet, dove è un violento e sadico commissario di polizia, e il film di fantascienza Zardoz di John Boorman. Nel 1974 lavorerà sempre per Lumet nel ruolo del colonnello Arbuthnot in Assassinio sull’Orient-Express, dal giallo di Agatha Christie.
Si possono poi ricordare titoli come 1855 – La prima grande rapina al treno (1979) di Michael Crichton, la storia di fantascienza I banditi del tempo (1981) di Terry Gilliam, Cinque giorni una estate di Fred Zinnemann del 1982, Highlander – L’ultimo immortale (1986) di Russell Mulcahy, accanto a Christopher Lambert e ambientato nella sua Scozia. Non si può dimenticare, dal 1989, Sono affari di famiglia, ancora per la regia di Sidney Lumet, con Dustin Hoffman e Matthew Broderick, e nella parte del padre dell’archeologo esploratore, interpretato da Harrison Ford, in Indiana Jones e l’ultima crociata di Steven Spielberg del 1989. Nel 1990 appare accanto a Michelle Pfeiffer in La casa Russia, di Fred Schepisi, dal romanzo di John le Carré, e in Caccia a Ottobre Rosso, come comandante del sottomarino Ottobre rosso .
La vita privata
Cresciuto in una famiglia povera, figlio di un contadino e camionista e di una camieriera, aveva fatto di tutto da giovane: marinao nella Marina militare britannica, muratore, lavapiatti, verniciatore di bare, guardia del corpo, bagnino. Uomo di gran fascino, alto un metro e 89, nel 1953 arrivò terzo al concorso Mister Universo il che gli aprì le porte della tv e del cinema, anche se fece una lunga gavetta prima di arrivare al successo. Sean Connery ha avuto un figlio, Jason, dalla prima moglie, l’attrice australiana Diane Cilento, madre di Jason, mentre dal 1973 era marito della pittrice Micheline Roquebrune, al suo fianco fino all’ultimo.
La saga di James Bond
Dopo aver recitato in tv, al teatro e al cinema, la svolta avvenne nel 1962, quando interpretò la spia al servizio di sua Maestà nel primo film tratto dai romanzi di Ian Fleming, James Bond per l’appunto, nome in codice 007 (“007 – Licenza di uccidere“). Nel ruolo di un uomo deciso, con donne magnifiche che cadono ai suoi piedi, elegante e raffinato, che mantiene il sangue freddo in situazioni pericolosissime, che la scampa a un passo dalla morte, interpretò un personaggio che divenne modello di costume al di là dei bordi dello schermo. Una curiosità: le calvizie precoci fin da giovani alla fine hanno aggiunto fascino al fascino, ma dovette indossare un toupet nei panni di 007, ruolo che ricoprì in tutto in sette pellicole.
Dopo altri quattro titoli però (007, dalla Russia con amore del 1963, Agente 007 – Missione Goldfinger del 1964, Agente 007 – Thunderball (Operazione tuono) del 1965, Agente 007 – Si vive solo due volte del 1967) prese una decisione coraggiosa: per non restare imbrigliato in un solo personaggio, lasciò la serie che garantiva fama e grandi incassi. Il sostituto non fu apprezzato dal pubblico. I produttori, disperati, lo convinsero a tornare sui suoi passi per Agente 007 – Una cascata di diamanti del 1971. Dopo di lui verrà Roger Moore. Infine un’ultima volta: nel 1983 interpreta l’agente segreto in Mai dire mai di Irvin Kershner, remake di Agente 007 (Operazione tuono).