“Tu non lavori per noi, lavori con noi”. In questa frase del titolare di una ditta di consegne di merci ordinate online a Ricky il rosso Ken Loach racchiude il trucco, la menzogna, di neocapitalismo fondato sull’individuo imprenditore di sé stesso e libero cittadino e in realtà letteralmente schiavizzato e schiavo dalle ordinazioni tramite il servizio online. “Sorry, We Missed You”, passato al festival di Cannes, è il nuovo film del regista inglese sugli effetti umani della “gig economy” nelle sale da oggi 2 gennaio distribuito da Lucky Red. Loach e Paul Laverty sono gli sceneggiatori.
Ricky (Kris Hitchen) dai capelli rossi vive a Newcastle. Il figlio Seb (Rhys Stone) è un writer adolescente in crisi, la figlia Liza (Katie Proctor) ha undici anni, la moglie Abby (Debbie Honeywood) gli sta a fianco e intanto assiste anziane signore e disabili a domicilio con affetto e umanità. Pur di non restare ancora disoccupato e di sollevare le economie familiari sul baratro Ricky accetta di fare da corriere per la ditta dalla quale deve noleggiare il furgone delle consegne. La ditta non lo assume. Ricky avrà tempi di consegna così infernali da dover fare la pipì in una bottiglietta, avrà una scatola nera che registra percorsi, pause e consegne, incontra clienti più diversi, non avrà requie. Ma quei tempi forsennati, quello schiavismo sotto mentite spoglie, metteranno in apparenza in crisi l’unità familiare legata da affetti molto forti.
È un dramma (non è una commedia). Il regista vincitore di due Palma d’oro a Cannes (Il vento che accarezza l’erba, nel 2006 e Io, Daniel Blake nel 2016) sa raccontare con partecipazione l’economia e la vita delle persone in una società spietata, sa inquadrare dinamiche sociali e familiari con lo sguardo di un 83enne che non ha nascosto la delusione e l’amarezza per l’esito delle recenti elezioni a favore di Boris Johnson e che mantiene intatte l’ispirazione e la freschezza.