Si è spento a 79 anni Peter Fonda, uno degli attori più significativi della nuova Hollywood anni ’70 dopo aver interpretato, co-prodotto e co-sceneggiato “Easy Rider”, nel 1969 con Jack Nicholson e Dennis Hopper che firmò la regia. Per la sceneggiatura del film, emblema del desiderio di libertà e della cultura alternativa, racconto di un paese impaurito dalla libertà di chi non intende seguire i precetti della maggioranza e non si adegua al mito dell’ “american dream”, ottenne una nomination all’Oscar. Nelle lunghe cavalcate in moto sui “chopper” di Peter Fonda e Dennis Hopper, nel viaggio dalla California al carnevale di New Orleans, nel viaggio in cui lui e Hopper imbarcano l’avvocato Nicholson, nello sguardo riflessivo di Peter Fonda si incarnarono i sogni di un’epoca. Ma il film guarda anche al lato oscuro degli Stati Uniti e alla violenza omicida che non finisce. Nicholson viene ucciso dagli abitanti di un paese in cui transitano. Infine, mentre proseguono il viaggio, da un furgone prima un uomo su un furgone che li affianca spara a Bill (Dennis Hopper), poi il mezzo torna indietro e uccide anche Wyatt.
L’artista aveva problemi respiratori causati da un tumore ai polmoni ed è morto in un ospedale di Los Angeles. “È uno dei momenti più tristi delle nostra vita e non siamo in grado di trovare le parole adatte per descrivere il nostro dolore. Celebrate il suo indomabile spirito e il suo amore per la vita. In onore di Peter, per favore brindate alla libertà”, ha dichiarato la famiglia di Peter Fonda, fratello di Jane e figlio di Henry Fonda, star di Hollywood, padre dell’attrice Bridget Fonda. L’attore ha avuto tre mogli.
Peter Fonda non ha fatto solo “Easy Rider”, dove interpretava il personaggio di Wyatt. Per “L’oro di Ulisse” del 1997, ha vinto il Golden Globe come miglior attore di un film drammatico ed ebbe la nomination all’Oscar. Tra i tanti film, era in un episodio di “Tre passi nel delirio” di Roger Vadim del 1963, in “Fighting Mad” di Jonathan Demme (1976), in “Fuga da Los Angeles” di John Carpenter (1996), ne “L’inglese” (1999) e “Ocean’s Twelve” di Steven Soderbergh (2004), nel film con la regia di Asia Argento “Ingannevole è il cuore più di ogni cosa” del 2004, “Ghost Rider” di Mark Steven Johnson (2007). Nel 1988 lo si è visto in una miniserie televisiva italiana, “Gli indifferenti”, tratta dal romanzo di Alberto Moravia.
Le agenzie ricordano che in pubblico Peter Fonda nel 2018 si rallegrò per l’imminente arresto e detenzione per frode fiscale e bancaria di Paul Manafort, già responsabile della campagna elettorale di Trump nel 2016.
Peter Fonda era nato a New York. Debuttò come attore a Broadway nel 1961, a Hollywood nel 1963 con una parte in “Tammy and the Doctor” seguito da “The Victors” sulla seconda guerra mondiale. Era nato dalla seconda delle cinque mogli di Henry Fonda, Frances Seymour Brokaw. La donna si uccise nel 1950, a 42 anni, tagliandosi la gola con un rasoio. La donna era ricoverata al Craig House Sanitarium for Insane a Beacon, New York, per problemi mentali. A 11 anni Peter Fonda si sparò per errore nello stomaco e per poco non moriva.
Nel 1963 appunto l’esordio a Hollywood. Per Robert Rossen interpretò il ruolo di Stephen Evshevsky in “Lilith – La dea dell’amore”. Negli anni Sessanta già non è il classico attore in cerca di fama nel tempio dell’industria cinematografica, non si piega al conformismo hollywoodiano nell’abbigliamento e nei capelli, allora elemento importante della cultura alternativa e della controcultura.
Curioso l’aneddoto riferito da Wikipedia. Nel 1965 è nella casa momentanea dei Beatles a Los Angeles, John Lennon, Ringo Starr e George Harrison consumano Lsd con delle ragazze (Paul rifiuta la sostanza allucinogena) e lì Peter ricorda quando si sparò per sbaglio e dice “I know what it’s like to be dead”. I Fab Four inseriranno la frase nella canzone “She said she said” nell’album “Revolver” del 1967. Nel 1966 venne arrestato per scontri contro la chiusura di un locale hippy, il Pandora, e rilasciato perché spiego che era lì per filmare.