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Arriva al cinema Nureyev, l'esilio di un mito in piena guerra fredda

Il film, diretto da Ralph Fiennes, è liberamente tratto dal romanzo omonimo scritto da Julie Kanavagh, 'Nureyev- The Life', pubblicato in Italia dalla Nave di Teseo

Arriva al cinema Nureyev, l'esilio di un mito in piena guerra fredda
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23 Giugno 2019 - 18.04


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Di lui conosciamo tutto o quasi tutto. Arrogante, beffardo, spietato (con se stesso e con gli altri) ossessionato dalla ricerca della perfezione, irresistibile, come uomo e artista, eroico e dionisiaco. Rudolf Nureyev è stato uno tra i più grandi danzatori di ogni tempo. In scena ha sfidato e rotto convenzioni, nella vita la sua omosessualità e il suo anticonformismo non fecero gridare allo scandalo i ‘maitre à penser’ di una società in piena evoluzione che stava sdoganando diritti libertari. Oggi un film, ‘Nureyev -The White Crow’, diretto da Ralph Fiennes ( in uscita nelle sale italiane il 27 giugno) ne celebra l’epopea e il mito. 

La pellicola Ripercorre l’ esistenza poverissima del ‘tartaro volante’, dalla nascita su un treno, mentre la giovane madre raggiungeva il marito militare a Vladivostock, sino alla scoperta dell’Occidente e di Parigi. E poi la drammatica defezione all’aeroporto di Le Bourget e la successiva richiesta di asilo politico. Complici due danzatori francesi, Claire Motte e Pierre Lacotte, e una giovane parigina di origine cilena, Claire Saint, compagna di uno dei figli del romanziere e ministro della cultura André Malraux.

Fu lei, silenziosamente, ad organizzare quella ‘fuga’ spettacolare mentre Nureyev, ‘scortato’ dal Kgb, tentava inutilmente di capire le ragioni di quel suo ritorno improvviso in terra di Russia. Rudy, consigliato da Claire Saint, decide con uno dei suoi salti prodigiosi di gettarsi tra le braccia degli agenti francesi. ‘Salverà’ la sua vita, ma verrà condannato, in contumacia per alto tradimento. Dopo quella diserzione, in piena Guerra Fredda, la danza in Occidente non sarà più la stessa.

Il film, diretto da Ralph Fiennes, è liberamente tratto dal romanzo omonimo scritto da Julie Kanavagh, ‘Nureyev- The Life’, pubblicato in Italia dalla Nave di Teseo. Scritto da David Hare, la pellicola è interpretata, tra gli altri, da Ralph Finnes nel ruolo di Alexander Pushkin, il maestro e mentore del giovane Rudy, da Oleg Ivenko, Adèle Exarchopoulos, Raphael Personnaz, Chulpan Khamatova, Sergei Polunin e Calypso Valois, rispettivamente nei ruoli di Nureyev, Clara Saint, Pierre Lacotte, Xenia Iosifovna Pushkin, Yuri Soloviev, Claire Motte.

“Conoscevo pochissimo della vita di Nureyev – ha raccontato in una intervista al settimanale francese ‘Point de vue’ Ralph Finnes- Ho iniziato a leggere la biografia di Julie Kanavagh e mi sono innamorato. Ho cominciato a viaggiare… Volevo conoscere le città, i luoghi abitati da Nureyev per essere il più fedele possibile alla sua vita. Per me era diventata quasi un’ossessione”. Il regista inglese ha visto numerosi film d’archivio, è andato a Ufa, ha visitato la scuola Vaganova di San Pietroburgo dove ha studiato Nureyev, l’Opéra di Parigi, anche se i set sono stati ricostruiti in Serbia.

Ralph Finnes ha scelto il ‘bianco e nero’ per raccontare l’infanzia di Rudy, il colore per gli anni di formazione e la tournée a Parigi. “E’ stata una scelta pensata e profondamente voluta – ha spiegato- Il suo percorso umano e professionale non ha eguali. Nureyev ha vissuto nell’estrema indigenza, in una città poverissima, era nato a Irkutsk, ma è diventato uno dei più grandi danzatori del XX secolo, una star planetaria grazie sicuramente ai suoi talenti, ma soprattutto alla sua determinazione, alla sua tenacia, alla sua passione”.

Perfettamente a proprio agio nei panni di Alexander Pushkin, Ralph Finnes ha raccontato ancora a ‘Point de vue’ di aver ricevuto un video dall’attuale direttore dell’Accademia Vaganova, Nikolai Tsiskaridze, dove il celebre maestro dava una lezione. Tra gli allievi anche un giovanissimo Mikhail Baryshnikov. Fondamentale il suo aiuto, con vecchie foto e dagherottipi, per ricostruire gli interni della casa dei Pushkin.

Grazie anche a Clara Saint, il regista inglese è riuscito a realizzare, fin nei minimi dettagli, tutto quello che è accaduto all’aeroporto di Bourget. “Non volevo portare assolutamente sul grande schermo un film storico- politico perchè la fuga di Nureyev non ha nulla di ideologico. Nureyev era semplicemente un artista. Voleva danzare, danzare, danzare. Era convinto, che per quel suo carattere ribelle, in Russia sarebbe stato severamente punito. Forse gli avrebbero persino impedito di esibirsi a teatro”.

Se dovesse riassumere in poche parole chi è stato Nureyev cosa direbbe? “Semplicemente – ha risposto Ralph Finnes a ‘Point de vue’ – che il grande ballerino russo è stato un uomo solo, che non è mai sceso a compromessi”.

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