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Paola Cortellesi superspia mette sotto torchio bulli e prevaricatori

Nelle sale arriva "Ma cosa ti dice il cervello", commedia di Riccardo Milani dove l'attrice è una spia che combatte cattivi e chi commette soprusi quotidiani

Paola Cortellesi superspia mette sotto torchio bulli e prevaricatori
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16 Aprile 2019 - 13.32


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Ve la immaginate Paola Cortellesi agente segreto compiere acrobazie e gesta stile Tom Cruise? In Ma cosa ci dice il cervello firmato da Riccardo Milani, quindi coppia d’arte e di vita come è stato nell’ottima commedia Come un gatto in tangenziale, l’attrice conferma la sua versatilità interpretando da un lato una tranquilla madre di famiglia in un ufficio ministeriale, dall’altro svelando il vero volto di spia che lotta contro cattivoni, bulli e cafoni nella quotidianità. Tanto da assumere una quindicina di identità diverse. Il film è nelle sale dal 18 aprile in 600 copie distribuite da Vision Distribution, lo hanno prodotto Wildside e Vision, con Sky Cinema e Timvision. Gli sceneggiatori sono Paola Cortellesi, Milani, Furio Andreotti e Giulia Calenda.

Paola Cortellesi è Giovanna, spia di servizi segreti che sa fare free climbing, hackerare, parla più lingue ma non può dire alla figlia come guadagna la pagnotta. E a un certo punto decide di mettere a posto chi compie soprusi nella vita quotidiana: dall’adolescente che bullizza perfino il professore alla mamma che dice alla pediatra cosa fare nella medicina al padre che aggredisce l’allenatore del figlio all’imprenditore che vuol fare come gli pare ovunque. Milani ha spiegato che sono partiti “da problemi reali, come la mancanza di rispetto delle competenze e delle regole, il prevalere in molti ambiti dell’aggressività”.

Gli attori sono Carla Signoris, Remo Girone, Giampaolo Morelli, Stefano Fresi, Vinicio Marchioni, Claudia Pandolfi, Lucia Mascino, Ricky Memphis, Alessandro Roja, Paola Minaccioni, Emanuele Armani. L’attrice ha spiegato che la commedia vuole divertire ma anche essere una spinta a guardarsi allo specchio e infondere il gusto del “vivere civile” perché la storia racconta quanto accade in strada o riportato nelle cronache.

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