Stanley Kubrick nasce a New York, nel disagiato quartiere del Bronx, il 26 luglio 1928 da genitori di origine austriaca. Morirà il 7 marzo del 1999. Ed è una perdita a tutt’oggi immensa.
Il rapporto con il cinema inizia nel 1941 quando, tredicenne, riceve in regalo dal padre una macchina fotografica ingombrante e poco maneggevole. Nella sua carriera solo” tredici lungometraggi nella sua carriera, ma tredici capolavori, film cult, da “Shining” a “2002: Odissea nello spazio”, che hanno segnato la storia del cinema spaziando dal noir, all’horror, dalla fantascienza al dramma psicologico.
Solo Stanley Kubrick c’è riuscito. Un genio, un colosso, una capacità di attraversare generi e trasformarli in capolavori si cimentò egregiamente anche come direttore della fotografia, montatore, scenografo, creatore di effetti speciali, scrittore… La sua ultima opera, datata 1999 fu “Eyes Wide Shut”, con protagonisti Tom Cruise e Nicole Kidman.
Tredici anche le candidature agli Oscar che gli furono riconosciute anche se poi solo nel 1969 vinse per gli effetti speciali di “2001: Odissea nello spazio”. Nel 1997 gli fu stato assegnato il Leone d’oro alla carriera al Festival del cinema di Venezia.
Mille gli aneddoti sul maestro, forse più amato a tutt’oggi. Dopo il trasferimento a Londra, nel 1960, girò sempre in Gran Bretagna i suoi film: aveva paura di volare. Una scena con Shelley Duvall in “Shining” è stata girata 127 volte: si tratta del maggior numero di riprese al mondo per una sola scena. Kubrick avrebbe voluto dirigere un musical. Era infatti un appassionato di danza e un bravo ballerino.
Molto prima di Wes Anderson, Kubrick mise in diversi film di diversi generi delle scene con in mezzo un personaggio esattamente nel punto di fuga, e attorno a lui inquadrature simmetriche. Succede soprattutto in Full Metal Jacket, Shining e 2001: Odissea nello spazio. Si chiama “Prospettiva Kubrick”. E questo è un esempio mirabile.
Buona visione
Kubrick // One-Point Perspective from kogonada on Vimeo.