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Si uccide una produttrice, Rose McGowan l'aveva accusata di non averla difesa da Weinstein

Jill Messick, che aveva 50 anni, da tempo soffriva di depressione. In un comunicato, la famiglia si rivolge ai media ammonendo: le parole sono importanti e la vita di qualcuno può dipendere da esse

Si uccide una produttrice, Rose McGowan l'aveva accusata di non averla difesa da Weinstein
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9 Febbraio 2018 - 14.09


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La produttrice americana Jill Messick, che aveva determinato il successo di film come ”Frida’, si è uccisa, dopo avere lottato per anni contro la depressione e dopo che le era stato diagnosticato un disturbo bipolare. Aveva 50 anni ed aveva lavorato per la Miramax tra il 1997 e il 2003. Era stata anche la manager dell’attrice Rose McGowan all’epoca in cui quest’ultima ha denunciato d’essere stata violentata da Harvey Weinstein. Per questo l’attrice, in un’intervista al New York Times, ha accusato la produttrice di non averla sostenuta nella sua battaglia contro Weinstein. La famiglia di Jill Messick ha diffuso una dura lettera in cui accusa il produttore, ma anche i media e McGowan: “Vedere il suo nome nei titoli dei giornali giorno dopo giorno, come tentativo di qualcuno di sollevare attenzione alla sua causa personale, insieme al disperato tentativo di Harvey di vendicarsi, è stato per lei devastante”.
La produttrice aveva scelto di non parlare dell’accaduto, ma dopo la sua morte, la sua famiglia ha deciso di rompere il silenzio: “Jill credeva nel Movimento. Ha sostenuto ogni donna che sia riuscita a condividere la propria difficile verità e le accuse a chi aveva commesso atti ignobili. Era leale, era forte. Jill era molte cose, ma non una bugiarda”.
Nel comunicato la famiglia ha anche dato la sua versione dei fatti: “Nel gennaio 1997, Jill lavorava per Addis Wechsler. Una delle sue prime clienti fu Rose McGowan, e uno dei primi compiti fu di organizzare una colazione con Harvey Weinstein durante il Sundance Film Festival. Dopo questo incontro, Rose disse a Jill cosa era capitato — il fatto che si fosse spogliata e fosse entrata in una vasca con lui — un errore di cui Rose immediatamente si pentì. Rose non usò mai la parola stupro in quella conversazione. Jill però riconobbe che Harvey aveva fatto qualcosa di disdicevole se non illegale a Rose e ne parlò con i suoi superiori all’agenzia, i quali dissero che avrebbero gestito la situazione. Il sucessivo accordo tra Rose e Harvey che venne negoziato in seguito venne fatto senza che Jill lo sapesse. Ciò che sapeva era che la questione era stata risolta e che Rose continuava a fare film con i Weinstein”.
La lettera finisce con un appello ai media: “Esiste una responsabilità quando si utilizza una piattaforma per denunciare criminali, predatori, non verità e fatti ignobili nel proteggere la verità di terze parti. Le parole sono importanti e la vita di qualcuno dipende da esse

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