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Casagrande: "I cinepanettoni sono diventati troppo volgari"

L'attore parla di sé in occasione del suo spettacolo teatrale "A tu per tu", del padre, l'attore Antonio Casagrande, di Eduardo De Filippo. E del film "Natale da chef" di Neri Parenti

Casagrande: "I cinepanettoni sono diventati troppo volgari"
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22 Novembre 2017 - 12.01


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di Stefano Pignataro

A tu per tu di e con Maurizio Casagrande. È lo spettacolo che l’attore napoletano e volto della commedia italiana porta nei teatri d’Italia, affiancato da due cantanti e una pianista, per raccontare la sua storia e una carriera spartita tra cinema, teatro e televisione. Lo abbiamo incontrato nella tappa al Teatro Nuovo di Salerno. Nel periodo natalizio lo vedremo nel nuovo film di Neri Parenti “Natale da Chef” con Massimo Boldi. E sui cinepanettoni l’attore dice: “Non è un film volgare e credo che negli ultimi anni si sia spinto troppo il pedale sulla volgarità, specie dopo il divorzio Boldi-De Sica”.

Casagrande, cosa si deve aspettare il suo pubblico?

Lo spettacolo nasce da una riflessione che noi attori maturiamo quando “cresciamo”,  diciamo anche quando invecchiamo. Dopo tanti anni in qualche modo aumentano le capacità di costruire situazioni in cui il pubblico si possa sentire a proprio agio. Questo spettacolo nasce proprio da questa volontà: vedere se si ha la possibilità di raccontare episodi della mia vita che potrebbero essere anche della vita di chiunque. Non è una autocelebrazione per affermare “Io ho fatto qualcosa che gli altri non hanno fatto”, è semplicemente per raccontare bene delle cose. Pur non essendo né un letterato né uno scrittore, so che a volte bellissimi romanzi escono da idee molto scadenti ma sono scritti talmente bene da diventare capolavori. E a volte si hanno idee geniali, straordinarie raccontate male. Questo spettacolo nasce dalla volontà di mettermi sotto esame: è possibile raccontare per bene da attore (e non da “trombone”, quindi non da vecchio attore), quello che credo di avere imparato?

Resta, però, in agguato, il rischio dell’autocelebrazione …

L’autocelebrazione è tristissima. Conosco molti attori frustrati che sentono il bisogno di dire sempre quello che hanno fatto. Qualche volta questa necessità scaturisce anche da una loro interiore insoddisfazione del non essere stati capiti ma credo che il modo migliore per non farsi notare sia affermare continuamente la propria personalità. È un comportamento da persone insicure.

Se potessimo racchiudere la sua produzione in periodo, ne ricorda uno come più importante dal punto di vista dell’appagamento professionale? Per esempio i film in coppia con Vincenzo Salemme?

Nei film con Vincenzo c’è tutto l’inizio, inizio inteso come qualcosa che la gente conosce. Prima di quei film però, ho fatto tanto teatro. Il film di svolta è stato “L’amico del cuore”. Però il film che più mi ha dato la possibilità di imparare uno stile e un modo di comportarsi nel cinema è “The Tourist”, del 2010 di Florian Henckel Von Donnersmark. Nel cast figuravano stelle internazionali come Johnny Depp ed Angelina Jolie. Avevo poco più che una comparsa, una “figurazione parlante”. Ricordo che dovevamo girare una scena alle sei di mattina, nel freddo e nell’umidità di Venezia. Appena venne il mio turno Depp e la Jolie abbandonarono la troupe e se ne andarono nel camerino. Ci rimasi male. Il giorno dopo, però, entrambi vennero sul set e, fuori campo, si misero di lato alla macchina da presa e mi suggerivano le battute. In quell’occasione ho visto il modo di fare cinema per gli americani. Essere delle star internazionali non vuol dire abbandonare l’essere gentili e disponibili. È una lezione che mi porto sempre dietro perché ho capito sin da subito che la disponibilità è dei grandi.

Suo padre Antonio è stato uno dei primi interpreti della “napoletanità” teatrale e cinematografica. Ha lavorato con Eduardo, Nanni Loy, Luciano De Crescenzo. Come analizza la sua carriera?

Da mio padre ho tratto moltissimi insegnamenti; prima di tutto la sua eleganza. Non ha mai mitigato la sua napoletanità neanche quando ha fatto ruoli da italiano e non da attore dialettale. Lo considero come un vero attore inglese: per me proviene da quella scuola, la scuola di Hopkins, dell’Old Vic; quegli attori dove la grandezza sta nel togliere e non nell’aggiungere: ecco, credo che mio padre (ed io, ma con le dovute proporzioni) avesse queste caratteristiche. Mio padre ha poi fatto tanto teatro ed aveva la grande stima di Eduardo. Eduardo stava mettendo in scena “Questi fantasmi” con Enrico Maria Salerno, dunque con un attore romano e non napoletano. Chiesero ad Eduardo chi potesse fare il ruolo del portiere e lui rispose secco e convinto : ”E chi o pot’ fa? Casagrande, no?”. E poi mio padre era di una grande umiltà, a mio avviso però troppa. Per quanto abbia avuto una importante carriera, poteva meritare maggiore considerazione. Non ha espresso completamente tutto quello che con la sua bravura ed il suo talento poteva esprimere se il cinema ed il teatro di quell’epoca fossero stati un po’ più attenti ai talenti; ma il nostro cinema ed il nostro teatro non sono mai stati attenti ai talenti.

A Natale la vedremo in “Natale da Chef”. Anche quest’anno avremo il tanto famigerato cinepanettone che continua a far discutere … Che opinione ha a riguardo?

Mah… trovo inutili tutte queste polemiche sul cinepanettone. Anche io sono stato criticato per alcuni miei film però sempre con critiche, a mio parere, errate. Secondo me, far ridere è un lavoro arduo, è molto difficile, devi costruire una gag, far qualcosa che non è nell’ordinario.

Il “Contrario”, come diceva Pirandello..

Esatto. Quando costruisci una gag in un film comico metti più significati di quelli che volevi effettivamente esprimere. Ma la critica è sempre in agguato: se il tuo intento era solo fare un film comico ti reputano come una persona “vuota”, mentre se cerchi di costruire un discorso drammatico ti bloccano e ti dicono sotto sotto “Ma che ti eri messo in testa di fare?”. Per quanto riguarda i cinepanettoni, credo che negli ultimi anni si sia spinto troppo il pedale sulla volgarità, specie quelli realizzati dopo il “divorzio “ Boldi-De Sica. Quando la gag comincia a non funzionare si ricorre alla parolaccia e alla situazione eccessivamente spinta. Il film di quest’anno è divertente, non è volgare. Certo, è una farsa, il cui unico scopo è far fare al pubblico una sana risata. Neri Parenti è un vero professionista. Per l’industria del cinema ben vengano le nuove sperimentazioni (cito Checco Zalone) perché la commedia all’italiana ha una tradizione che non ha rivali. La macchina del cinema non deve mai fermarsi perché dobbiamo guardare al futuro ed ai nuovi produttori che verranno; dobbiamo lasciare terreno fertile.

 

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