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Pau, il regista che dalla Sardegna narra l'umanità del mondo

L'autore ci racconta il suo nuovo lavoro, un cortometraggio presentato a Venezia e ispirato a una fiaba siciliana. Si intitola "L'ultimo miracolo" dove un Cristo derelitto cerca di sopravvivere

Pau, il regista che dalla Sardegna narra  l'umanità del mondo
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10 Ottobre 2017 - 15.20


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di Davide Madeddu
La realtà, talvolta nuda e cruda, raccontata con una favola. Con “Cristo che assieme a Pietro affronta il mare su una barca senza remi e, al largo, incrocia un barcone di migranti”. Oppure l’Accabadora, la donna della dolce morte che accompagna nell’ultimo viaggio anziani e bambini alleviandoli dalle sofferenze. Poi c’è anche Jmmy che fugge dalla comunità e i pugili. Umanità varia pescata dalle periferie. Uno spaccato umano, radicato nella città di Cagliari “ma potrebbe essere il quartiere periferico di qualsiasi altri città”, nel mondo di Enrico Pau, regista cagliaritano che da anni porta in scena l’umanità. Quella dei quartieri periferici, delle storie meno fortunate “ma ricche di poesia” giacché “i luoghi apparentemente marginali hanno una forza che, molto spesso, non si trova altrove”. E’ l’umanità, nelle diverse sfaccettature, quella che caratterizza i fim girati dal regista sardo. Che dal 1996, con l’uscita del primo ”La volpe e l’ape”, (vincitore del primo premio al Festival di Bologna visioni italiane)  è un crescendo. In viaggio ci sono le storie di pugili e “Pesi leggeri”, che suggella quell’esordio nel mondo dei lungometraggi raccontando un “mondo tutt’altro che conosciuto ma ricco di umanità sacrifici”. Quello dei pugili di perifia che arrivano alle luci dei ring internazionali conqistando titoli europei e mondiali. Enrico Pau scava nelle loro vite e le racconta regalando pezzi di umanità. “Poesia – dice – che solo nelle periferie, nei mercati, si possono ancora trovare e scoprire”. Ed è proprio nei banchi del mercato che trova “quei volti sigificativi che raccontano Cagliari ma potrebbero raccontare anche qualsiasi altra città”. Il salto con “Accabadora”, ultimo lungometraggio scritto con con  Antonia Iaccarino in  cui si affronta il tema del fine vita. Annetta, la donna della dolce morte che pone fine alle sofferenze degli altri. In viaggio tra leggenda e racconto che pone un tema sempre attuale: quello dell’eutanasia. Eppoi l’ultima sfida, il saggio finale di un laboratorio di regia che si è svolto all’Università di Cagliari (per iniziativa del Centro di ricerca sulla formazione agli audiovisivi del Dipartimento di Storia, Beni Culturali e Territorio Celcam) diventato film. Anzi il nuovo film intitolato “L’ultimo miracolo” e presentato a settembre in prima assoluta a Venezia.

Il corto che vede il ritorno di buona parte degli attori che hanno caratterizzato i diversi lavori di Enrico Pau “è ispirato liberamente a una favola popolare siciliana”. Il cortometraggio, che dura 20 minuti, racconta la storia di un Cristo rimasto sulla terra dopo la resurrezione, che ormai vecchio e cadente ha dimenticato come si fanno i miracoli. L’incontro casuale con un giovane e talentuoso fischiettista che non riesce più a essere intonato, lo porterà a voler riprendere. Cerca così di camminare sulle acque ma senza riuscirci, allora, con Pietro, che lo segue ovunque per una Cagliari assolata e sospesa, decide di prendere i soldi dalla cassetta delle offerte di una chiesa per affidarsi ai miracoli a pagamento di un ciarlatano. L’ultimo miracolo avverrà davanti al mare, dentro una grotta, in mezzo alla natura, il fischio tornerà intonato, ma niente sarà più come era prima.“Con questo cortometraggio racconto una favola urbana e torno nelle periferie della mia città, ritorno al rumore del mare, alla mia passione per la musica e a quella, profonda, per gli ultimi e i dimenticati”. L’umanità appunto.

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