Sono passati quarant’anni dall’uscita di Taxi Driver, uno dei film più, stratificati, esistenzialisti, e violenti della storia del cinema mondiale. Per tratteggiare il personaggio di Travis Bickle, Scorsese e Schrader, si sono ispirati ai romanzi “Memorie dal sottosuolo” e “Delitto e castigo”, di Dostoevskij.
La storia di Travis, reduce del Vietnam, estremamente segnato da ciò che ha vissuto in guerra fu subito un grandissimo successo commerciale e riuscì a portare a casa quattro nomination agli Oscar e la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Questo grazie anche alla grandiosa interpretazione di Robert De Niro, che, per entrare pienamente nel ruolo del solitario e violento Travis Bickle, ottenne la patente e lavorò realmente come tassista a New York, oltre a recarsi in vari istituti per studiare le malattie mentali.
Osannato dalla critica, può essere considerato il primo film che sia riuscito a raccontare realmente, al cinema, l’impatto che il conflitto del Vietnam ha avuto sulla psiche dei soldati. De Niro riesce a rappresentare con estremo realismo, l’alienazione, il vuoto, i disturbi mentali e la volontà omicida del protagonista. La piccola prostituta Iris è interpretata da Jodie Foster, all’epoca tredicenne. Di seguito una delle battute più celebri pronunciate allo specchio, tra l’altro, totalmente improvvisata, da Travis Bickle/Robert De Niro: