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Da Tarantino a Zoolander: il ritorno della Hollywood sul Tevere

Le misure del governo e la rinnovata vitalità del mercato italiano riportano Roma e l'Italia in direzione dei fasti del passato. [Marco Spagnoli]

Da Tarantino a Zoolander: il ritorno della Hollywood sul Tevere
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31 Gennaio 2016 - 14.10


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Da Tarantino a Zoolander: il ritorno della Hollywood sul Tevere

di Marco Spagnoli

@marco_spagnoli

In meno di due settimane si sono alternate a Roma le presenze di Leonardo DiCaprio per presentare The Revenant, di Quentin Tarantino e del cast di The Hateful Eight con relativa proiezione in 70mm a Cinecittà; di Michael Keaaton e di Tom McCarthy, rispettivamente protagonista principale e regista dello straordinario fim candidato all’Oscar Spotlight; di Ben Stiller, Owen Wilson, Will Ferrell e Justin Theroux per la premiere dell’irresistibile Zoolander 2.

Un fenomeno che, nel corso degli ultimi venti anni, si è ripetuto più volte in procinto della stagione dei premi americani e del Festival di Berlino, ma che quest’anno assume un significato differente: Roma e l’Italia sono tornate al centro del mercato cinematografico internazionale a dispetto di tutte le criticità di cui questo Giornale, da oltre settanta anni, tiene informati i suoi lettori.

Eppure qualcosa è cambiato e si può parlare di un ritorno importante della cosiddetta “Hollywood sul Tevere”, ovvero la produzione di film americani e la presenza delle loro star sul nostro territorio. Un fenomeno cui sarebbe sbagliato dare esclusivamente valenze commerciali e che, invece, si declina mediaticamente in forme molto diverse ed interessanti.

“Mi dovrebbero dare la cittadinanza onoraria di Roma. Credo di meritarlia” dice, ad esempio, Owen Wilson al suo secondo film con Zoolander 2 interamente girato a Roma. “Durante le riprese di Life Aquatic sono stato sei mesi a Roma.” continua l’attore “Conosco la città benissimo perché l’ho sempre girata in moto o in bicicletta. Ho il mio posto dove bere il caffé e leggere il giornale, dove mangiare una cacio e pepe e dove giocare a tennis. Adoro questa città: non so spiegare il perché, ma ogni volta che sono qui mi sembra di trovsrmi in un’altra casa. Mi piace come la gente vive qui.”

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Justin Theroux, attore e sceneggiatore del film che ha sempre pensato a Roma come teatro delle nuove stravaganti avventure del modello Zoolander: “Ho sempre considerato questa città come un luogo dello spirito.” dice l’interprete che rivedremo presto in The Leftovers “Vengo qui regolarmente da quando avevo vent’anni e fare del cinema in questa città è per me motivo di grande interesse. Mi sembrava di tornare sulle tracce dei grandi film americani del passato.”

A differenza di quello che è accaduto negli ultimi trenta anni, però, il governo Renzi dimostra grande sensibilità nei confronti del cinema e dell’audiovisivo. Dopo decenni di attese, è stata varata una legge di settore e – ancora prima di esso – si sono costituiti meccanismi di incentivazione territoriale per portare le produzioni hollywoodiane sul nostro territorio. Tutto questo mentre, momentaneamente, il nostro cinema perde quote di mercato ed un certo smalto nei confronti di Hollywood che l’anno scorso si è portata a casa il 60% del Box Office italiano. Anche per questo motivo, dunque, l’Italia è tornata al centro dei tour internazionali di attori e registi in promozione dei film. Il pubblico nostrano è pronto a ricevere in maniera importante alcuni titoli la cui forza al botteghino può trarre giovamento dalla pubblicità di tour, interviste, incontri e anteprime esclusive.

Ma c’è qualcosa di più profondo e significativo che va oltre quello che appare: se è ovvio che produzioni come Spectre e Zoolander 2 facciano un’anteprima a Roma dopo avere girato il film parzialmente o del tutto nella città eterna, ancora più interessante diventa il legame tra il nostro cinema ed alcune Star della produzione internazionale come Quentin Tarantino che, probabilmente, dopo il Golden Globe potrebbe consentire ad Ennio Morricone di vincere il suo primo Oscar con tanto di Nomination.
Se Tarantino parla di Morricone come di Mozart, Andrea e Raffaella, figli di Sergio Leone, produttori e distributori tramite 01 di The Hateful Eight in Italia, definiscono Tarantino come una sorta di “erede” del loro grande papà con Tarantino, un po’ commosso, un po’ divertito, che dice di avere sempre pensato allo sguardo di Leone nel suo cinema, battezzando alcune inquadrature aeree ‘Il punto di vista di Sergio’.

Oggi ci sono tutte le condizioni perché altri film americani arrivino in Italia, creando non solo lavoro o occasioni di contaminazione culturale, tecnica ed artistica, ma anche per fare uscire il sistema dell’audiovisivo italiano da un provincialismo cinematografico che troppo spesso in passato è risultato in un pericoloso isolamento e arretramento rispetto a quanto accade nel resto del mondo.

Chiedendo a Ben Stiller se consiglierebbe ad un altro regista americano di girare un film a Roma, l’attore regista risponde molto sinceramente “Non so se alla fine delle riprese le avrei risposto come sto per fare: oggi direi proprio di sì, ma al momento ero arrabbiato ed un po’ frustrato per come erano andate le cose. Non mi aspettavo dagli Italiani un tale attaccamento al proprio lavoro, sensibilità e suscettibilità così accentuate. Fare cinema in Italia è un’esperienza più intensa rispetto all’America dove a fronte, forse, di una maggiore professionalità, c’è anche un maggiore distacco. Avevo parlato con Wes Anderson che aveva girato a Cinecittà come me nello stesso teatro dove ho lavorato io. Credo che fare cinema a Roma sia un’esperienza peculiare e per questo motivo sì, lo consiglierei certamente, nonostante sia così diverso sul piano emotivo rispetto all’America dove la troupe è certamente meno coinvolta rispetto a quanto accade.”

Ma non c’è solo Roma per il cinema internazionale dove attualmente è aperto il set di John Wick 2 con Keanu Reevers: oltre a Matera sfruttata da Ben Hur e da Christ The Lord, Ron Howard ha filmato a Firenze Inferno tratto dal romanzo di Dan Brown e I Medici è una grande produzione televisiva di Lux Vide che copre tutta la Toscana. Il ritorno del grande cinema e della grande Tv nel nostro paese è possibile a patto che si riesca a fare sistema. Una possibilità dunque che nel paese delle divisioni stile Coppi e Bartali e dei Guelfi e Ghibellini si fatica a perseguire e che eppure è davvero l’ultimo ostacolo per ristrutturare un’industria strategica sul piano culturale ed economico, troppo spesso abbandonata in un Limbo fatto di Statalismo e di cialtronismo di critici ed esperti di salotto.

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