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Ettore Scola, la passione civile di un grande intellettuale

Ettore Scola ha coniugato un racconto lucido e storico con la finezza di un immaginario dolce e vivacissimo. [Vincenzo Vita]

Ettore Scola, la passione civile di un grande intellettuale
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20 Gennaio 2016 - 09.46


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di Vincenzo Vita

La scomparsa di Ettore Scola è come un pugno in faccia. Non è stato solo un intellettuale straordinario, un militante tenacissimo della battaglia culturale, una personalità di valore internazionale. Scola ha impersonificato pressoché tutti i passaggi che hanno segnato la vita italiana dal dopoguerra in poi. Anzi. E’ difficile o impossibile pensare agli ultimi decenni senza declinarli con l’opera di un autore eccezionale. Nato a Trevico di Avellino (vi ricordate il bellissimo “Trevico-Torino”?) nel 1931, si trasferisce a Roma e qui comincia la sua avventura così varia e ricca da sembrare un prototipo difficilmente riproducibile. Disegnatore e battuti- sta sul “Marc’Aurelio” di Ruggero Maccari, fa la radio con Alberto Sordi, entra nel cinema come aiuto, sceneggiatore, infine regista. I suoi riferimenti: Fellini, De Sica, Pietrangeli. Attraversa il neoealismo, la commedia all’italiana, fino a diventare egli stesso un modello cinematografico, coniugando il racconto lucido e storico con la finezza di un immaginario dolce e vivacissimo. Film, capolavori che hanno contribuito a tratteggiare l’identità italiana, nei suoi contraddittori risvolti.

I titoli sono molti, da “C’eravamo tanto amati”, a “Una giornata particolare”, a “La terrazza”, ad altri notissimi o meno conosciuti. Cannes, David di Donatello, riconoscimenti numerosi e svariati. Fu pure personalità politica, dal Pci fino al partito democratico. E si può ricordare, da ultimo, Il ricordo appassionato di Pietro Ingrao alle esequie del compianto dirigente comunista. Sì, Scola aveva una passione civile enorme, tenuta viva fino –letteralmente- a qualche ora fa. Ad esempio, nella lotta per difendere e rilanciare Cinecittà. Attentissimo all’associazione degli autori, di cui era un riferimento costante, fu anche ministro per la cultura a cavallo tra gli anni ottanta e novanta nel governo-ombra varato dal Pci. Tuttavia, sempre indipendente nel giudizio e capace di rendere la proverbiale ironia una vera estetica. Via via più malinconica. Alla fine, il fisico logorato da parecchi acciacchi l’ha lasciato in poche ore. E noi siamo, a nostra volta, sconvolti e acciaccati.
Vincenzo Vita

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