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Ettore Scola ci ha lasciato. La sua opera non muore

Fu il protagonista stagione unica e irripetibile del nostro cinema grazie ad autori straordinari e attori eccezionali. [Giancarlo Governi]

Ettore Scola ci ha lasciato. La sua opera non muore
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20 Gennaio 2016 - 00.36


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di Giancarlo Governi

Da pochi minuti è arrivata la notizia della morte di Ettore Scola e già mi trovo a frugare nella mia memoria per trovare i film più belli di questo grande regista, di questo grande intellettuale italiano. Perché Ettore è uno di quei registi che non hai bisogno di consultare libri o andare giù di Wikipedia per ripassare la sua filmografia. Perché i suoi film sono nella nostra memoria, nella nostra memoria personale e nella memoria collettiva. Dici Ettore Scola e pensi a “Una giornata particolare”, un film perfetto, un gioco a due fra emarginati della società italiana dominata dalla cultura fascista: un omosessuale e una donna, la casalinga che deve dare i figli al regime per alimentare il grande serbatoio degli otto milioni di baionette. Un gioco perfetto fra due grandi attori, due divi che nelle mani di un grande regista funzionavano come macchine umane perfette (erano stati grandi sotto la guida di De Sica e furono grandi sotto la guida di Scola). Sfogli le pagine della memoria e subito hai lì, lampante “C’eravamo tanto amati”, la storia di una generazione, che il suo avvenire se l’era conquistato, costruito con le proprie mani ed aveva affrontato la vita a viso aperto con l’entusiasmo e l’ottimismo di chi ha creduto, che continua a credere, nonostante la disillusione.

E come non pensare a “La famiglia”, una vera epopea all’interno di un appartamento, dove si svolge la vita di quattro generazioni. Dove si consumano amori e disamori, illusioni e disillusioni. Un film dove Scola dimostra non solo la sua straordinaria capacità di raccontare storie complesse ma anche l’abilità di manovrare un largo stuolo di attori di grandi capacità.

E poi il coraggio di entrare nel ventre del sottoproletariato, del mondo degli emarginati che il perbenismo della cultura di sinistra ha finto di non vedere e che ha ignorato, come la spazzatura che si nasconde sotto il tappeto. Sono film impietosi come “Dramma della gelosia” o ancora più “Brutti sporchi e cattivi”, dove Scola sbatte in faccia senza pietismi allo spettatore perbenista una realtà durissima e volutamente ignorata, Lo può fare grazie al veicolo della lingua, alla ironia impietosa e soprattutto grazie alla abilità di attori strepitosi come Marcello Mastroianni, Giancarlo Giannini, Monica Vitti e Nino Manfredi.

Le pagine dell’album di Ettore Scola sono tante e scorrono nell’arco di 50 anni e si fermano a due anni fa, all’affettuoso film sull’amico e maestro Federico Fellini, e ci rendiamo conto che vanno a formare una opera gigantesca che ha punteggiato la nostra storia, che ci ha raccontato, noi italiani, nel bene e nel male in maniera impietosa ma anche affettuosa. Che è stata possibile perché si è sviluppata in una stagione unica e irripetibile del nostro cinema grazie ad autori (gli scrittori di cinema) straordinari, attori eccezionali come Gassman Sordi Tognazzi Manfredi Mastroianni Monica Vitti, Giannini, Stefania Sandrelli… e accanto a loro seconde linee che arricchivano i cast con caratterizzazioni memorabili. E poi grandi registi-maestri di cui Ettore Scola era il più giovane. Ora anche lui ci ha lasciato ma la sua opera rimane a testimoniare un grande cinema che ci ha raccontato e che continuerà a raccontarci.

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