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Ricordo di Alan Rickman: fare ridere è una cosa seria

Si è spento ieri a Londra l'attore e regista Alan Rickman, aveva 69 anni. Attore sopraffino, reso celebre al pubblico dalla saga di Harry Potter

Ricordo di Alan Rickman: fare ridere è una cosa seria
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14 Gennaio 2016 - 14.03


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Alan Rickman è morto ieri, 13 gennaio 2016, a Londra: aveva 69 anni. L’attore e regista era malato di cancro: a confermare la sua scomparsa è stata la famiglia, che tramite un comunicato ha dichiarato che l’attore se ne è andato ieri “circondato dai familiari e amici”. Avrebbe compiuto 70 anni il prossimo 21 febbraio.

Celebre al grande pubblico per il ruolo di Severus Piton nella saga di Harry Potter, Alan Rickman ha iniziato la sua carriera sui palchi teatrali di Londra, dopo essersi diplomato alla Royal Academy of Dramatic Art. In carriera ha conquistato un Emmy e un Golden Globe per la serie tv Rasputin.

L’esordio al cinema è negli anni ’80 con Trappola di cristallo e Die Hard – Duri a morire. Sguardo severo, Alan Rickman viene spesso scelto per interpretare il cattivo: è lo spietato Sceriffo di Nottingham nel film con Kevin Costner Robin Hood, ruolo con il quale vince un Bafta.

Negli anni Novanta, ha esordito dietro la macchina da presa con L’ospite d’inverno interpretato da Emma Thompson. Il successo a livello mondiale lo ha ottenuto però con la saga di Harry Potter negli anni 2000, interpretando il professore di pozioni Severus Piton, comparendo in tutti i film.


Qui di seguito il ricordo del Direttore del Giornale dello Spettacolo, Marco Spagnoli. Fare ridere è una cosa seria
Intervista a Alan Rickman

Ho incontrato per l’ultima volta Alan Rickman nel 2003 per parlare di cinema e del suo gusto come attore e regista in occasione della presentazione della commedia, [i]Love Actually. Ecco il testo integrale della mia intervista per ricordare la sua ironia e il suo talento:[/i]

Incontrare Alan Rickman fa un certo effetto. Elegante e scultoreo nel suo essere quasi una maschera impenetrabile, Rickman è un interprete ed un autore completo capace di dirigere un film intenso come L’ospite d’inverno e – al tempo stesso – di giocare in un ruolo come quello della commedia fantascientifica Galaxy Quest.

Un attore con un solido background teatrale, celebre per le sue interpretazioni in film diversi quali Trappola di cristallo e i recenti successi della saga di Harry Potter che parla in maniera compassionevole del suo personaggio in Love Actually di Richard Curtis, un uomo che tradisce la moglie interpretata dalla sua grande amica Emma Thompson che ha diretto insieme alla madre Phyillida Law proprio ne L’ospite d’inverno e con cui divide lo schermo anche nel prossimo Harry Potter e il prigioniero di Azkaban. “Proprio in questi giorni Emma è sul set di Harry Potter 3” – ci dice mentre sorseggia una tazza di thé al limone prima dell’intervista – “Questa volta non ci incontriamo mai.Le nostre storie non hanno alcun punto di contatto.” Conclude, convenendo con noi che sarebbe il caso di vedere pubblicato presto in Dvd un film dalla fotografia così curata come L’ospite d’inverno. “Non l’hanno editato in Dvd nemmeno in Inghilterra.” – spiega – “Non vedo, perché da voi Medusa dovrebbe farlo visto che non l’hanno fatto nemmeno da noi dove la commedia è stata un grande successo.” Eppure in una remota inflessione della voce capiamo che ‘il professor Python’ amerebbe vedere con la massima qualità audio – video una pellicola complessa e intensa come quella interamente incentrato sulla figura di un’affascinante Emma Thompson, ritrovata adesso sul set della commedia natalizia prodotta da Working Title.

Qual è la natura speciale del suo legame artistico con Emma Thompson…

È sempre bello lavorare con attori che conosci, che ti piacciono e di cui ti fidi. Il fatto che Emma Thompson interpreti mia moglie, in un certo senso fa sì che non ci sia quasi bisogno di provare. No, non siamo sposati, ma ci conosciamo molto bene e abbiamo già lavorato insieme diverse volte. Karen e Harry hanno una vita piena di impegni, sono entrambi molto occupati e questo a volte può provocare un’incrinatura del rapporto… e proprio in una di quelle piccole crepe si fa strada una giovane donna di nome Mia che lavora nello stesso ufficio di Harry. È soltanto un momento – giri la testa da una parte e accade qualcosa, ti volti dall’altra e succede qualcos’altro – ma anche Harry, come molti uomini della sua età, ha un momento di debolezza e cede.

In Love Actually lei ha un ruolo molto difficile: il fedifrago…

Diciamo che lo considero in maniera leggermente diversa. Il mio personaggio, in realtà, è quello forse più vicino ad una parte del pubblico che vive qualcosa di simile. Chissà, forse, qualcuno tornando a casa con la moglie e vedendola preparare la colazione per i bambini sentirà di avere una vita ‘normale’ come quella del mio personaggio. In un certo senso è un po’ come se il mio personaggio consentisse a Love Actually di affondare le radici nella realtà. In più credo che le persone interpretate da me e Emma sono utili agli spettatori, perché sembrano dire loro: “Se lei lo sopporterà e sarà paziente e lui faticherà per riconquistarla, alla fine, forse, ce la faranno”. La capacità di perdonare è una delle più forti definizioni di amore. Parlando con Richard Curtis lui ha definito il mio ruolo un po’ ‘alla Cechov’. E questo mi aveva da un lato rassicurato, dall’altro preoccupato.

Perché?

Perché Richard scrive dandoti sempre delle grandi battute, e questo mi tranquillizzava, d’altro canto il mio personaggio poteva sembrare un po’ banale. E questo lo metteva a rischio di essere tagliato alla fine del film. Fortunatamente la scena con Rowan Atkinson ha impedito che questo avvenisse. Dovevano conservare ‘tutto’!

Eppure la sua storia come quella di Laura Linney, ovvero quelle senza ‘happy ending’ sembrano tra le più riuscite…

La luce ha bisogno del buio. E’ da qui che nasce l’equilibrio. I nostri ruoli servivano ad impedire che Love Actually diventasse una favola…

Ha iniziato a recitare molto tardi. Perché?

Ho sempre saputo che un giorno avrei fatto l’attore, ma – nel frattempo – ho vissuto un’altra vita come designer. Poi ho iniziato a recitare e il mio lavoro di attore ha alimentato quello di regista. Credo di avere semplicemente seguito una certa direzione della mia vita. Mi sono lasciato trasportare fino ad un momento come questo in cui il cinema e il teatro sono molto importanti per me. Mi piace cambiare spesso anche se il teatro diventa un po’ più pesante giorno dopo giorno.

Lei ha un curriculum teatrale impressionante e, forse, passerà alla storia per film come Harry Potter o Galaxy Quest. Le dispiace?

No, assolutamente. La recitazione deve consentirti di saltare verso qualsiasi direzione. Il tuo lavoro di attore è quello di essere totalmente al servizio della sceneggiatura. Il copione è un canale aperto tra l’autore e il pubblico. Il lavoro di un interprete è di impedire che la sua personalità si metta in mezzo. Bisogna impedirsi di interferire. Bisogna mentire. In certi casi anche a se stessi pur di ottenere un buon risultato artistico. Noi lavoriamo nei contrasti e dobbiamo controllarli. Il grande privilegio che ho avuto nella mia vita è quello di avere interpretato agli inizi della mia carriera Brecht e Shakespeare e – più di recente – di avere portato in teatro una piéce come Private Lives di Noel Coward. La trovavo superficiale, poi, ho scoperto, invece, che era ‘profonda’ e ‘sentita’ al punto che l’ho interpretata per un intero anno. Questo a dimostrare che i buoni testi sono sempre migliori degli attori che li interpretano. Gli attori possono provare a misurarsi contro lo sceneggiatore, ma – in realtà – perdono sempre. La nostra atleticità artistica ci consente di regalare emozioni al pubblico.

Ha qualche preferenza tra commedia e dramma?

Se sarò ricordato solo per Galaxy Quest sarò contento, perché lo considero un classico. Amo quel film e adoro il fatto che fossimo molti attori di teatro su quel set perché sapevamo bene quale direzione stavamo seguendo. Vede, per essere ridicoli, bisogna essere molto seri. Quello è un film di culto proprio perché è stato trattato in maniera molto seria. Oggi c’è stata una ragazzina giapponese di dodici anni che mi riconosciuto per il mio ruolo in Harry Potter. Benissimo! Meglio questo che non avere ottenuto alcuna influenza sul pubblico. Mi ritengo molto fortunato.



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