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La Sardegna dice no a Hollywood, ma sì ai film sui pastori

Negati i finanziamenti al premio Oscar Anthony LaMolinara, i finanziamenti sono andati invece ad altre opere cinematografiche come 'Il sogno dei pastori'.

La Sardegna dice no a Hollywood, ma sì ai film sui pastori
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14 Gennaio 2016 - 08.44


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di Adriano Bomboi

La Regione ha negato il finanziamento al progetto di Anthony LaMolinara, premio Oscar per gli effetti speciali di Spider-Man 2 (2004), per la realizzazione di un lungometraggio basato sul fantasy nuragico “Iskida della terra di Nurak”, di Andrea Atzori (Condaghes Edizioni).

I finanziamenti sono andati invece ad altre opere, che seppur meritevoli (come il lavoro di Columbu), vedono al primo posto il progetto di Garello e Cilio, dal titolo “Il sogno dei pastori”. Quasi tutti i membri della commissione che ha esaminato i progetti non sono sardi ma italiani. Sintesi: i soldi dei contribuenti sardi vengono utilizzati per finanziare un’opera di italiani sui sardi (come se di pastori, con tutto il rispetto parlando per la categoria, non ne avessimo mai sentito parlare, sia al cinema che nella letteratura). Il progetto di LaMolinara ha lo scopo di essere presentato ad Hollywood come trampolino per un’eventuale finanziamento privato da parte di una grande casa cinematografica USA e naturalmente c’è da augurarsi che il provincialismo della Giunta regionale non rallenti questo intento.

Il messaggio mandato dalla maggioranza di centrosinistra è molto chiaro, il signor LaMolinara non avrebbe le “giuste referenze”. Non ridete, rimangono alcune domande di fondo, poste in Regione c’è qualcuno che ha paura di un progetto che possa sviluppare un’immagine totalmente nuova e da protagonista della nostra isola? Si preferisce veicolare la solita fasulla immagine stereotipata del pastore/bandito/ribelle? In base a quali criteri si è giudicato non idoneo il progetto di LaMolinara in considerazione del fatto che la legge deputata a finanziare tali sceneggiature-pilota parla espressamente di “rilevanza regionale”? Una risposta ci sarebbe, e probabilmente risiede nell’ingenuità di pensare che la politica sia in grado di amministrare con razionalità i soldi pubblici nell’interesse del territorio da cui li ha ricevuti. Denaro che finisce immancabilmente verso opere cinematografiche che – troppo spesso – non conosce e non guarda nessuno. E talvolta verso i soliti “amici degli amici”.Forse sarebbe il caso di lasciare i soldi nella tasche di chi li ha lavorati…

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