(…ma anche per tutti noi)
Di Marco Spagnoli
@marco_spagnoli
La Grande Scommessa è il film che tutti dovrebbero vedere quando uscirà in Italia il prossimo 7 gennaio.
A partire dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi. E non solo perché si tratta di un ottimo film – intelligente e sorprendente – scritto molto bene, diretto e montato in maniera coraggiosa e innovativa, per non parlare delle notevoli quanto piacevolmente insolite interpretazioni di Steve Carell, Ryan Gosling, Brad Pitt e Christian Bale.
Il film va visto perché, raccontando della bolla speculativa del mercato immobiliare e della lungimiranza di alcuni investitori / speculatori che scoprirono il ‘trucco’ prima del crollo, guadagnandoci miliardi di dollari, in realtà riflette sulla spregiudicatezza del mondo finanziario e, soprattutto, sul fatto che, alla fine, se molto raramente a pagarne le spese sono i ricchi banchieri, sono, invece, sempre i piccoli risparmiatori e le persone normali a pagare i conti degli altri, a perdere le case e a finire in mezzo ad una strada in senso tutt’altro che metaforico.
Quindi, a dispetto dei deliziosi siparietti esplicativi del mondo della borsa come quello che vede l’attrice Margot Robbie in una vasca da bagno spiegare l’economia ad un pubblico, che, ovviamente, non può fare altro che pendere dalle sue labbra, lo spettatore italiano non può non pensare al recente scandalo delle banche di casa nostra, avvenuto in questi mesi, dove migliaia di persone normali sono state, di fatto, truffate.
Matteo Renzi, potrebbe vedere questo film e oltre ad apprezzare colonna sonora, attori, regia e stile innovativo tra documentario e finzione, riuscirebbe a trarre una lezione, peraltro in linea con gli obiettivi del suo Governo, che la produzione condivide con il pubblico secondo cui solo l’onestà porta ricchezza e progresso e senza il controllo dello Stato, gli istituti di credito (ma non solo…) tendono a fare solo i loro interessi e non quelli di chi ripone la propria fiducia in loro, consegnando averi e risparmi.
Lungi da ogni facile moralismo e girato come un ‘Heist movie’ ovvero un film su una rapina, da Adam McKay, La Grande Scommessa ispirato dal libro di grande successo di Michael Lewis, è un racconto spettacolare di un crimine commesso non dai protagonisti di cui viene raccontata la storia, ma da un sistema che ha fondato la propria ricchezza sulla menzogna.
Risultato? Milioni di dollari bruciati, pochi colpevoli e l’inizio di una crisi economica che, come ben sappiamo, ha travolto anche il resto del mondo.
Un film da capire, perché al di là delle inevitabili e benvenute nomination agli Oscar, dopo quelle ai Golden Globe, la forza della sua narrazione sta in quella di seguire un genere nuovo sospeso tra realtà e finzione, in cui la verità drammatica emerge senza moralismo e si presenta ai nostri occhi in tutta la sua devastante concretezza.
La grande scommessa, titolo che fa appunto riferimento agli uomini che scommisero contro il sistema (corrotto), è quindi un film nuovo, perché partendo dalla realtà porta il pubblico in un racconto dove gli stessi protagonisti insistono su cosa sia “più vero” e dove la finzione cinematografica, invece, costituisce una mera, per quanto sorprendente, riproduzione della realtà.
Il film dell’anno? Forse, anche se è presto per dirlo sebbene è chiaro che ogni volta si entrerà in una banca, lo spettatore non potrà fare a meno di temere di trovarsi come nei panni dei protagonisti dei film e gli investimenti non saranno mai più ‘come prima’ della visione.
Anche Matteo Renzi potrebbe, quindi, convincersi del fatto che, alle volte, in senso Roosveltiano il controllo serve a portare ricchezza e a tutelare i più deboli, nonché a sfatare i possibili luoghi comuni rispetto alla solidità di mercati che, invece, sono inquinati da frodi e da agenzie di rating, dove il controllore vende servizi al controllato…
La Grande Scommessa rappresenta, quindi, per l’andare in banca quello che Lo Squalo è stato per andare a fare il bagno…si ha sempre paura di vedere la pinna di un predatore….