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Beasts of No Nation: un flop o un successo?

Il film di Cary Fukunaga è stato boicottato dai circuiti cinematografici ed è stato proiettato solo in 31 sale con un incasso di 50,699 dollari. [Piero Cinelli]

Beasts of No Nation: un flop o un successo?
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22 Ottobre 2015 - 08.59


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La prima grande prova di Netflix di uscire nei cinema americani in day-and-date con la streaming tv con Beasts of No Nation, il primo lungometraggio prodotto interamente dal gigante di Los Gatos è stato un flop annunciato. Il bel film di Cary Fukunaga pagato da Netflix 12 milioni di dollari e accompagnato dall’annuncio di voler scendere in campo nel terreno del movie business, boicottato da tutti i principali circuiti cinematografici che difendono con fermezza l’anticipo di due/tre mesi tra l’uscita in sala e le altre uscite in pay/streaming/homevideo, Beasts of No Nation è stato accolto soltanto in 31 sale per un incasso complessivo di 50,699 dollari con una media per sala di 1.635 dollari, ovvero poco più di dieci persone a spettacolo.

Un flop che è stato accolto con gioia da molti ad Hollywood, non solo dagli esercenti cinematografici che si sentono minacciati da vicino dalla crescita esponenziale di Netflix che ad oggi sfiora i 65 milioni di abbonati e prevede di raddoppiarli entro il 2020 (a proposito questa settimana sbarca anche in Italia, Spagna e Portogallo) ma anche dalle major che non vedono di buon occhio qualcuno che sta cercando con successo di rivoluzionare il loro modello di business grazie al quale stanno dominando da sempre il mercato planetario. D’altro canto Netflix ha ottenuto il risultato o meglio i risultati più importanti che si prefiggeva. Al Festival di Venezia, dove è stato presentato il film, il direttore editoriale di Netflix Ted Sarandos aveva dichiarato che per la società non era importante la performance al box office, anche se forse all’epoca prevedeva un risultato migliore. Ma l’incasso al botteghino come ha detto Sarandos, era un obiettivo secondario, meno importante di farsi una fama di streaming tv che offre contenuti esclusivi in contemporanea con i cinema, e di lanciare un segnale forte e chiaro alla comunità creativa di Hollywood, producendo un progetto da 12 milioni di dollari che gli altri studios avevano rifiutato, mandandolo a Venezia e molto probabilmente riuscendo a piazzarlo nella stagione dei Premi, Oscar compresi. Più che un passo falso, un passo in più per prendere le distanze da Hollywood.

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