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Venezia 72, è il giorno di Sangue del mio sangue

Bellocchio torna a Bobbio ispirato dalle sue prigioni: il film, dopo l'anteprima al Lido, sarà in sala dal 9 settembre 2015.

Venezia 72, è il giorno di Sangue del mio sangue
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8 Settembre 2015 - 10.52


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“Questo film nasce dalla scoperta casuale delle antiche prigioni di Bobbio e mi ha ispirato la storia di Benedetta, una monaca murata viva nella prigione convento di Santa Chiara. Mi è sembrato giusto che questa storia dissepolta da un passato così remoto meritasse un ritorno al presente dell’Italia di oggi e più precisamente in un’Italia di paese, Bobbio, che la modernità, la globalizzazione hanno ormai cancellato.” Così il regista Marco Bellocchio racconta l’ispirazione per Sangue del mio Sangue, film che lo vede tornare in concorso a Venezia pochi anni dopo Buongiorno Notte e Bella Addormentata.

Un film sospeso tra passato e presente per il cineasta nato proprio a Bobbio in provincia di Piacenza dove, esattamente mezzo secolo dopo nel 1965, ha girato il suo indimenticabile esordio dietro alla macchina da presa, I pugni in tasca. Durante uno scouting estivo alla ricerca di nuove location, Marco Bellocchio ha scoperto le antiche prigioni della sua città, chiuse e abbandonate da molti decenni, che in un remotissimo passato facevano parte del convento di S. Colombano. In questo convento-prigione, della piccola cittadina della Val Trebbia, luogo cinematografico e dell’anima, tra passato e presente,
prende vita la storia di Federico, un giovane uomo d’armi, sedotto come il suo gemello prete da suor Benedetta che verrà condannata ad essere murata viva nelle antiche prigioni di Bobbio. Nello stesso luogo, secoli dopo, tornerà un altro Federico, sedicente ispettore ministeriale, che scoprirà che l’edificio è ancora abitato da un misterioso Conte, che vive solo di notte.

Con questo film Marco Bellocchio ha riunito attorno a sé la sua “famiglia” cinematografica, con cui ha da lungo tempo un sodalizio artistico e umano. Roberto Herlitzka; Pier Giorgio Bellocchio, suo figlio, che ha fatto esordire bambino nel cinema, per poi dirigerlo in vari suoi film; Lidiya Liberman, che ha scoperto e voluto a teatro per il ruolo di Helena in Zio Vanja e che ha fatto debuttare ora nel cinema; Alba Rohrwacher, che ha diretto in Sorelle mai e e Federica Fracassi. E poi Toni Bertorelli, indimenticabile interprete di Il principe di Homburg e L’ora di religione, Bruno Cariello, al quarto film con Bellocchio, e Filippo Timi straordinario protagonista di Vincere, nel quale ha lavorato anche Fausto Russo Alesi. Senza dimenticare la giovane figlia del regista, Elena Bellocchio, già interprete di Sorelle Mai.




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