Jacques Audiard ha presentato, in concorso al Festival di Cannes 68, il suo ultimo film “Dheepan”. Il regista francese è stato ispirato per questa storia dallo stesso protagonista della sua opera, Jesuthasan Antonythasan, un profugo cingalese arrivato in Francia: ex militare in fuga dalla guerra nello Sri Lanka, a soli 19 anni ha raggiunto giunto a Parigi, con una donna e una bambina (che spaccia come sua moglie e sua figlia) con lo status di rifugiato politico. Nella capitale francese si è poi impegnato nel campo del sociale, mentre ha svolto anche altri lavori e ha iniziato una brillante e apprezzata carriera di scrittore, sotto lo pseudonimo di Shobasakthi.
Pellicola intima, “Dheepan” segue le vicende di questa finta-famiglia: il protagonista trova lavoro come portiere, metre la “moglie” è la badante per un arabo malato. La loro finta figlia cerca invece di integrarsi, imparando alla svelta il francese, e tentando di adattarsi a questa nuova situazione in un mondo per nulla accogliente e che non accetta i repentini cambi dello status quo. In “Dheepan” la guerra è tutta dentro all’anima dei personaggi, che cercano la pace ma che sono incapaci di dimenticare ciò che hanno lasciato in patria.
In questo lavoro Audiard è ben riuscito a far convivere il dramma personale del profugo-scrittore con lo scenario sociale, riuscendo a raccontare una storia con rude e attenta umanità, come già fatto ad esempio ne “Il profeta”.