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Vergine giurata, presentato alla Berlinale

Alba Rohrwacher, coppa Volpi a Venezia, e la regista Laura Bispuri presentano a Berlino l'unico film italiano in concorso al festival.

Vergine giurata, presentato alla Berlinale
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12 Febbraio 2015 - 17.10


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E’ stato presentato al Festival di Berlino “Vergine giurata”, unico film italiano in concorso. Diretto da Laura Bispuri, con protagonista Alba Rohrwacher, la pellicola tratta temi forti come l’identità negata, libertà, modernità e la differenza tra sessi. “Vergine giurata” racconta la storia di Hana, una ragazza che sceglie di farsi uomo e restare vergine pur di mantenere la sua libertà, in una delle nazioni più povere e maschiliste d’Europa: l’Albania.

“Hana è una creatura a metà. E questo in un film che racconta la ricerca di un’identità negata. Così per diventare un capo famiglia, per avere la sua libertà e anche per una certa ingenuità, sceglie di farsi vergine giurata” ha spiegato Alba Rohrwacher in conferenza stampa. L’attrice ha raccontato di aver incontrato realmente delle vergini giurate, ovvero donne che hanno rinunciato alla loro sessualità per vestirsi da uomo, acquisendone così i privilegi: “Sono sempre di meno, tra le cinquanta e le ottanta. Quello che mi e rimasto impresso di loro sono stati i loro sguardi, la curiosità che avevano queste donne-uomo verso noi” ha detto l’attrice.

Alba Rohrwacher ha poi aggiunto: “Quando la regista Laura Bispuri mi ha proposto tre anni e mezzo fa questa storia interessante ho letto il bellissimo romanzo di Elvira Dones (Feltrinelli), ma ho anche avuto paura di questa impresa ambiziosa. Una paura che ho superato solo grazie alla fiducia che mi ha attribuito la regista. Dovevo interpretare un personaggio lontano dalla mia cultura e per giunta in una lingua totalmente diversa”.

Per Laura Bispuri, per cui Vergine giurata è anche l’opera prima, si tratta di “film sull’identità, sulla libertà, ma anche su un percorso femminile da una parte arcaico e dall’altra molto moderno, contemporaneo. E’ chiaro che in lei c’è una certa ambiguità, la voglia di trovare una identità per lei che una ragazzina ribelle”. Forse, ha aggiunto la regista, “Hana, diventando ‘vergine giurata’, trova il suo centro nella terra in cui è nata e anche un atto di riconoscenza per la famiglia che l’ha accolta”. Sul significato più profondo del film, la Bispuri ha un’idea chiara: “Mi piacerebbe che chi lo vede, spero ovviamente più persone possibili, facciano una riflessione sulla libertà di riuscire ad essere se stessi, di fare un viaggio interiore in questa persona complessa che lentamente sta cambiando”.

“Vergine giurata”, dopo la presentazione alla Berlinale, uscirà nelle sale italiane a marzo, grazie a Istituto Luce.

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