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Mafia Capitale, le mani sul Nuovo cinema Aquila

La denuncia della direzione: i magistrati indaghino anche sugli attacchi alla nostra indipendenza. Sotto accusa politici e consiglieri, che tentano di pilotare le assunzioni.

Mafia Capitale, le mani sul Nuovo cinema Aquila
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14 Dicembre 2014 - 11.31


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Il Nuovo Cinema Aquila, bene confiscato alla mafia e affidato, per la sua gestione, alla cooperativa sociale “Il sol.Co”, subisce “attacchi subdoli da parte di politici e consiglieri comunali”: la denuncia è forte e arriva direttamente dalla direzione del Cinema, rivolta a “una politica che ci inganna quando ci porta a credere che un lavoratore assunto grazie al sostegno di un politico abbia sempre più ragione di un datore di lavoro che si oppone al ricatto e vuole scegliere liberamente i propri dipendenti e le proprie attività”. La direzione si augura quindi “che i magistrati, che stanno indagando sugli intrecci malavitosi di Roma, abbiano un po’ di tempo per indagare anche sugli attacchi all’indipendenza del Nuovo Cinema Aquila”. Nomi e cognomi degli autori di questi attacchi saranno rivelati “agli inquirenti – annuncia la direzione del cinema – perché possano verificare i veri motivi dei cambiamenti repentini riguardo la valutazione che hanno adesso delle attività culturali e gestionali del Nuovo Cinema Aquila. Mafia Capitale è anche questa”, denuncia.

La storia del cinema, bene confiscato. Per comprendere la portata di questa denuncia, bisogna ripercorrere la storia del cinema, che ha portato alla sua attuale gestione. Situato nel cuore del Pigneto, il cinema è stato inaugurato nell’estate del 2008, in uno spazio sequestrato alla Banda della Magliana, che ne aveva fatto un cinema a luci rosse. Abbandonato dal gruppo malavitoso, nel 2004 il bene fu sequestrato dal comune di Roma (in base alla legge 109/96), che ne avviò la ristrutturazione: 4 anni di lavori, per un investimento tale di 2 milioni di euro. Conclusa l’imponente opera di restauro, il comune di Roma, in base alla stessa legge sui beni confiscati, emana un bando per l’assegnazione dello spazio, riservato alle cooperative sociali e con il vincolo, imposto della “finalità sociale”, imposto dalla normativa. Si aggiudica il bando il Consorzio “SOL.CO. Solidarietà e Cooperazione”, che affida il cinema alla cooperativa sociale “Sol.Co. Roma”, a cui tuttora spetta la gestione della struttura. La direzione, individuata dalle cooperative sociali del consorzio, provvede anche all’assunzione dei dipendenti.

Inserimento lavorativo e “attacchi all’indipendenza”. Ora, la questione denunciata dalla direzione del cinema in questi giorni riguarda proprio la politica delle assunzioni: assunzioni che si vorrebbero, a quanto pare, “pilotare” dall’alto, con un controllo diretto da politici e consiglieri. La direzione, finora, ha opposto resistenza, perché “gestire un bene confiscato alla mafia significa anche ribellarsi alle richieste della politica che ti indica chi ‘far lavorare’. Gestire un bene confiscato alla mafia significa anche ribellarsi alle richieste della politica che ti indica chi ‘non licenziare’, anche di fronte a tentativi di truffa o continui sabotaggi alla propria attività”. E proprio l’inserimento lavorativo è uno dei pilastri della gestione del cinema, visto che la cooperativa impiega “persone provenienti dalla strada o dalle carceri, che tuttora lavorano nella struttura come parti attive della gestione e della realizzazione di tutte le iniziative”. Di conseguenza, “il cinema intende rinunciare alle iniziative che si macchiano di interessi politici, continuando invece a dare spazio a proposte innovative, giovani e trasparenti”. (cl)

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