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Richard Borg spiega il futuro della multiprogrammazione in Italia

L' AD Universal Pictures Italia racconta il viaggio e gli incontri con gli esercenti di tutta Italia e un piano per sviluppare anche i piccoli esercizi.

Richard Borg spiega il futuro della multiprogrammazione in Italia
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26 Giugno 2014 - 13.04


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Di Marco Spagnoli

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La multiprogrammazione, ovvero la possibilità di trasformare sale da uno o due schermi in piccoli multiplex grazie alla proiezione in digitale, mostrando più titoli nel corso di una sola giornata e facendo fare più spettacoli ad orari diversi ad un film nel corso di un mese è già una realtà Questo speciale propone una serie di modelli virtuosi da Nord a Sud di multiprogrammazione che funziona.

L’Amministratore Delegato di Universal Pictures ha incontrato in tutta Italia da Nord a Sud gli esercenti per parlare di multiprogrammazione. L’inizio di un progetto pilota che potrebbe partire già da metà ottobre e di cui si dovrebbero tirare le somme a Pasqua 2015. Un piano pensato per sviluppare il mercato e portare il piccolo esercizio italiano ai livelli europei. “Insieme a Mario Lorini della FICE abbiamo iniziato un tour da Nord a Sud per incontrare gli esercenti di sale da uno, due o al massimo tre schermi per parlare di multiprogrammazione.

Una scelta anche su indicazione dell’ANICA, perché i produttori italiani lamentano essere venuti meno quei cinema di città dove il pubblico andava a vedere film di qualità prodotti in Italia,” Dice Richard Borg, Amministratore Delegato di Universal Pictures “Il nostro interesse è quello di tutelare delle sale che hanno – comunque – una quota di mercato interessante e che, proprio grazie ad una multiprogrammazione intelligente, possono provare a svilupparla ulteriormente. Ovviamente proponiamo non dei regolamenti, bensì idee e consigli.”

Sicuramente quello francese dove l’anno scorso il mercato è cresciuto con un incremento importante soprattutto nelle piccole realtà. Questo significa che se si lavora sulla fidelizzazione del pubblico si può aumentare il numero di biglietti venduti riuscendo così a sviluppare il business, restituendo a molti spettatori la voglia di tornare al cinema.

Perché una serie di incontri itineranti?
E’ stata una mia idea: non mi sembrava utile convocare tutti a Roma, ma ritenevo fosse più importante andare sul territorio, affrontando la realtà locale e provando a capire le esigenze di ciascuno dei nostri interlocutori. Volevamo avere il vero polso della situazione, perché se è vero che il 40% del mercato è in mano a due gruppi di esercizio, il resto è molto frastagliato ed è gestito da migliaia di piccole e medie aziende.

Cosa ha scoperto?
C’è molta rabbia e disillusione da parte di un gran numero di esercenti che avvertono in maniera pesante il rapporto tra loro e la distribuzione. Il nostro approccio è stato quello di raccontare cosa si può iniziare a fare da subito. Vogliamo metterci alle spalle quanto accaduto fino adesso, per guardare al futuro e voltare pagina.

La Multiprogrammazione deve servire ad aumentare il numero di spettatori e non quello degli spettacoli. Oggi i distributori impongono ai cinema di prendere un film in programmazione per almeno una se non due settimane. Questo anche se in certe realtà locali il titolo in questione raggiunge il suo pubblico in cinque spettacoli al massimo. Da oggi la palla passa in mano agli esercenti che conoscono il bacino d’utenza e che devono stilare un programma con un mese di anticipo e proporlo agli agenti regionali, discutendo con loro. Il programma deve contenere sia film di prima visione (ma devono essere la minoranza) che di ‘catalogo’ ovvero usciti nelle sale da tre settimane.
Lo stesso numero di spettacoli va quindi spalmato nell’ambito di un numero di settimane più ampio e l’obiettivo è fare in modo che, dati alla mano, il film incassi mediamente di più di quanto avrebbe fatto se fosse rimasto da solo in sala.

Dopodiché concordato il programma per fasce di pubblico legate ai titoli, gli esercenti devono iniziare a pubblicizzare il loro cartellone, sfruttando tutte le tecniche possibili collegate al geomarketing dai Social Media ai volantini. Una mole di lavoro importante che segna per sempre la fine dell’era in cui si stava dietro la cassa ad attendere gli spettatori. E’ necessario un reset mentale che può portare a sviluppare collaborazioni tra esercenti nel marketing, ma anche nell’utilizzo di programmi che possono andare bene per differenti bacini di utenza.

C’è il rischio che le sale perdano un po’ della loro identità?
La multiprogrammazione porta questa conseguenza così come è accaduto altrove in Europa, ma il grande vantaggio del pubblico è che può scegliere di vedere più film di qualità, secondo fasce orarie differenti.

Quale la risposta dell’esercizio?
La maggioranza degli esercenti non vede l’ora di partire. Al massimo una decina di sale per regione potrà partire con questo progetto pilota che prevede una maggiore disponibilità da parte della distribuzione in termini di VPF e minimi garantiti, nonché di obblighi di programmazione. Dopo un periodo di transizione, pensiamo che i primi risultati si potranno avere a medio termine. Nella primavera dell’anno prossimo potremo decidere come ampliare il progetto al resto degli esercenti.

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