di Antonio Mazzolli
Sono passati trent’anni dal debutto in Formula 1 di Micheal Schumacher: si correva in Belgio e lui sedeva sulla monoposto della Jordan.
Parte da qui il docufilm che racconta la vita e la carriera del pilota tedesco, dagli esordi fino al terribile incidente rimediato nel 2013 mentre stava sciando con la famiglia.
Un documento che non mette in secondo piano la vita privata di Schumacher: anzi, sono chiari e continui i riferimenti alla famiglia, vero appiglio in vari momenti della sua vita, a partire da quando era bambino.
Micheal era un bambino come tanti, ma con un vero talento, che grazie a grandi sacrifici della famiglia è riuscito a esprimersi appieno.
Il docufilm narra la sua splendida carriera, a partire dal sorprendente esordio con la Jordan e le prime soddisfazioni con la Benetton, scovato da Flavio Briatore, e con la quale riesce a vivere due titoli mondiali nel 1994 e nel 1995.
Durante il racconto della sua straordinaria storia sono stati tanti gli avversari con cui si è scontrato: toccante il ricordo di Ayrton Senna, che ha visto morire in un incidente davanti ai suoi occhi.
Il decesso del pilota brasiliano cambiò per sempre la visione del mestiere per ‘Schumi’, che si ritrovò a fare i conti con il rischio e la solitudine.
Il docufilm parla poi dei vari momenti difficili vissuti da Schumacher, sempre affiancato dalla sua famiglia in quelle lunghe vacanze sulla neve.
Si possono notare momenti inediti e lati inaspettati del suo carattere, oltre al lato esteriore che tutti potevano scorgere davanti alle telecamere, spesso ‘spaccone’, ma per nascondere i suoi disagi.
Si riscopre un uomo timido, riservato, introverso e a volte insicuro, che riesce comunque a trovare la via del successo, grazie a un grande appoggio nella vita privata proprio della sua famiglia.
Per tornare alla vittoria, accetta la proposta della Ferrari e in seguito ad alcune stagioni di delusioni e incidenti, regala dopo 21 anni di attesa il titolo mondiale al Cavallino, vincendone poi altri quattro di fila, prima di ritirarsi e tornare successivamente in sella alla Mercedes negli anni successivi.
Al prodotto Netflix hanno partecipato molti colleghi, compagni di team, membri della famiglia e amici, per ricordare momenti vissuti insieme.
Immancabili i figli Mick e Gina Maria, così come la moglie Corinna. Ma oltre a loro anche Flavio Briatore, Jean Todt e i colleghi Hakkinen, Coulthard e Vettel.
Si arriva poi al ricordo più doloroso, quello dell’incidente a Méribel nel dicembre del 2013, dopo il quale non si è mai più visto in pubblico, e le sue condizioni di salute restano a oggi segrete.
Toccante il racconto del figlio Mick, oggi anche lui pilota di Formula 1 che racconta come sia difficile per lui comunicare e discutere con il padre dell’amore per lo sport che li lega.
Un ritratto intimo che gli appassionati meritano di vedere, per uno dei piloti più forti che la storia della Formula 1 abbia avuto. Ma non solo: il docufilm è anche un buon modo per capire quanto sia importante nella vita l’equilibrio e l’appoggio delle persone care, anche nei campioni assoluti, come Michael Schumacher merita di essere definito.