I primi 91 anni di Piero Angela, il padre della divulgazione scientifica della Tv italiana | Giornale dello Spettacolo
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I primi 91 anni di Piero Angela, il padre della divulgazione scientifica della Tv italiana

Angela si racconta anche nel libro 'Il mio lungo viaggio. 90 anni di storie vissute'.

I primi 91 anni di Piero Angela, il padre della divulgazione scientifica della Tv italiana
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22 Dicembre 2019 - 09.49


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Il 22 dicembre Piero Angela compie 91 anni. A festeggiare il compleanno del musicista, giornalista e divulgatore scientifico saranno almeno tre generazioni, milioni di telespettatori, che hanno viaggiato con lui nel passato e nel futuro, tra i dinosauri e nello spazio, nel corpo umano e nell’antico Egitto.
Nato nel 1928, testimone oculare di due secoli, Angela ha vissuto gli anni esaltanti del miracolo economico, la nascita della televisione, la sua straordinaria carriera di giornalista e conduttore di programmi che hanno contribuito a diffondere tra gli italiani la cultura scientifica. Sono i bambini cresciuti a “pane e Quark”, oggi genitori, e i loro figli, lo zoccolo duro di programmi come Ulisse e le straordinarie serie dedicate alle “Meraviglie” della nostra penisola di Alberto Angela, che ha seguito le orme del padre con discrezione e bravura conquistando forse la generazione più difficile, quella dei social network. Da sempre riservato, Piero ha raccontato la sua vita in un libro – ne ha scritti 39 -: “Il mio lungo viaggio. 90 anni di storie vissute”.
Suo padre era il direttore di una clinica psichiatrica a San Maurizio Canavese. “Durante la guerra – scrive – avevo 16 anni e vi ho trascorso un lungo periodo. Rimanemmo lì quasi tre anni. Uno dei miei compagni di gioco era Sergio Segre, che poi ha scritto un libro in cui ha ricordato che mio padre aveva salvato molti ebrei accogliendoli sotto falso nome nella clinica, li istruiva su come fingersi falsi malati”.
“La musica è importante, ci sono tante forme di talento che si possono coltivare, bisogna trovare la chiave giusta sul viaggio che vogliamo percorrere o perlomeno tentare”. L’amore per la musica nasce quando a sette anni inizia a studiare pianoforte. A vent’anni, con il nome “Peter Angela” si esibisce nei jazz-club torinesi. Suona anche alla Capannina di Forte dei Marmi, fucina di grandi talenti, e forma un trio jazz con il batterista Franco Mondini, in cui si alternano vari contrabbassisti e spesso solisti famosi come Nini Rosso, Nunzio Rotondo e l’ex cornettista di Duke Ellington, Rex Stewart.
Nel 1951 Piero Angela entra in Rai per dedicarsi al giornalismo: prima cronista del Giornale Radio, poi corrispondente, prima da Parigi, poi da Bruxelles. Con Andrea Barbato conduce la prima edizione del Telegiornale Nazionale delle 13:30 e nel 1976 è il primo conduttore del TG2. Nel 1964 realizza il documentario “Alla ricerca di Mata Hari”, con le testimonianze di tutti coloro che conobbero la sensuale ballerina e agente segreto, condannata a morte nel 1917. È testimone oculare della Francia guidata da De Gaulle e racconta ai telespettatori italiani le fasi cruciali della guerra d’Algeria, la gioventù ribelle (“Controfagotto” del 1961), ma anche lo scintillante mondo dello spettacolo con gli auguri di Juliette Greco e Yves Montand per il Natale 1955 o le incursioni come inviato speciale alla Mostra del Cinema di Venezia. Dagli Stati Uniti segue le imprese spaziali dell’Apollo, riuscendo, come ha raccontato a Che tempo che fa, a farsi inserire nella lista dei “primi viaggiatori nello spazio”. È il 1968. L’anno dopo è quello della svolta “scientifica”.
“Una delle prime occasioni di avvicinarmi alla scienza la ebbi quando mi regalarono l’Enciclopedia dei ragazzi, dieci bei volumi con un mobiletto contenitore. Il mio volume preferito, il più consunto, era quello dei Perché?. Probabilmente lì è nato il piacere di capire”. Piero Angela racconta di essere stato un pessimo studente: “Mi sono annoiato mortalmente a scuola. Tutti coloro che si occupano di insegnamento dovrebbero ricordare continuamente l’antico motto latino “ludendo docere”, cioè “insegnare divertendo”. E questo fa in una serie di programmi: “Il futuro nello spazio” del 1969, “Destinazione uomo” del 1971, “Da zero a tre anni” del 1972, “Dove va il mondo” del 1973, “Nel buio degli anni luce” del 1976, “La macchina della vita” del 1977, “Indagine sulla parapsicologia” del 1978 e “Nel cosmo” del 1980. Trasmissioni strettamente imparentate l’una con l’altra, a cominciare dalla sigla: la celeberrima “Aria sulla quarta corda” di Joahnn Sebastian Bach, nell’esecuzione del gruppo vocale The Swingle Sisters e che verrà utilizzata anche in “Quark”, il programma più celebre della televisione di Piero Angela. “Il titolo Quark è un po’ curioso e lo abbiamo preso a prestito dalla fisica, dove molti studi sono in corso su certe ipotetiche particelle subnucleari chiamate appunto quarks, che sarebbero i più piccoli mattoni della materia finora conosciuti. È quindi un po’ un andare dentro le cose.” La prima puntata va in onda il 18 marzo 1981. La formula di Quark è particolarmente innovativa. Si mettono in campo tutti i mezzi e le risorse tecnologiche a disposizione per rendere familiari i temi trattati: i documentari della BBC e di David Attenborough, i cartoni animati di Bruno Bozzetto usati per spiegare i concetti più difficili, le interviste con gli esperti esposte nel linguaggio più chiaro possibile. Ha subito un grande successo. Arrivano così “Quark speciale”, “Il mondo di Quark”, “Quark Economia”, “Quark Europa”. Poi arrivano le “Pillole di Quark”, circa 200 mini episodi di 30 secondi, che passano oltre 5000 volte nella programmazione di RaiUno. Nel 1986 e nel 1987 conduce due prime serate su Rai 1 sui problemi del clima: atmosfera e oceani, cui fanno seguito tre serie televisive che sfruttano le nuove tecnologie di rappresentazione grafica tramite computer: un viaggio dentro il corpo umano (La macchina meravigliosa, in otto puntate), nella preistoria (Il pianeta dei dinosauri, in quattro puntate), e nello spazio (Viaggio nel cosmo, in sette puntate). Queste serie, realizzate con la collaborazione di suo figlio Alberto, tradotte in inglese sono vendute in oltre quaranta Paesi europei, americani e asiatici, paesi arabi e Cina inclusi. Crea poi la serie “Quark italiani” facendo produrre ad autori italiani una cinquantina di documentari su argomenti quali natura, ambiente, esplorazione, animali. Alcuni realizzati con il figlio ventenne Alberto in Africa, dove il ragazzo sta studiando paleontologia. Nel 1995 nascono Superquark e gli Speciali di Superquark, serate monotematiche su argomenti di grande interesse sociale, psicologico e scientifico. Tra questi gli indimenticabili “C’era una volta 100 anni fa”, “L’incredibile storia di Enrico Fermi”, “Albert Einstein”, “Il paese senza figli: le sorprese del crollo delle nascite”, “Shackleton, l’eroe dell’Antartide”. Nel 1997 da una costola di Quark nasce Quark Atlante – Immagini dal pianeta.
Dal 2000 Piero e Alberto Angela sono autori di Ulisse, programma a puntate monografiche riguardanti scoperte storiche e scientifiche. “Si vive fin quando si riesce a essere vivi”. Appassionato di scacchi, una volta si trovò a giocare contro il grande campione russo Anatolij Karpov in un evento organizzato dalla Federazione riuscendo a piazzare un alfiere davanti al suo re. È tra i fondatori del Cicap, organizzazione nata per promuovere l’indagine scientifica sui cosiddetti fenomeni paranormali e sulle pseudoscienze. Nel 2002 ha vestito i panni del personaggio Piero Papera, conduttore della trasmissione SuperQuack, per il settimanale Topolino. Non tutti sanno che c’è un asteroide scoperto nel 1994 dagli astronomi Andrea Boattini e Maura Tombelli, chiamato “7197 Pieroangela” in suo onore e che il suo nome è stato dato anche a una lumaca di mare. Piero Angela ha ricevuto otto lauree honoris causa e numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero, tra cui il Premio Kalinga per la divulgazione scientifica dell’UNESCO e la medaglia d’oro per la cultura della Repubblica Italiana. E continua a lavorare a nuovi progetti, con sempre in mente il motto “Ludendo docere”, insegnare divertendo che è diventato la sua cifra: “Ho sempre cercato di inserire elementi di “incontro” col pubblico, dal linguaggio alle trovate, dagli esempi alle battute, rifiutando quella finta serietà tanto cara all’ufficialità italiana in ogni campo. Perché, penso che la serietà debba essere nei contenuti, non nella forma”.

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