Blob, l'arte di riciclare la tv, i potenti e i famosi fa 30 anni | Giornale dello Spettacolo
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Blob, l'arte di riciclare la tv, i potenti e i famosi fa 30 anni

Il programma fu ideato da Angelo Guglielmi con Enrico Ghezzi e Marco Giusti il 17 aprile 1989 su Rai3

Blob, l'arte di riciclare la tv, i potenti e i famosi fa 30 anni
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16 Aprile 2019 - 17.30


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Il 17 aprile 1989 andava in onda sulla geniale Rai3 diretta da Angelo Guglielmi un programma totalmente fuori dai canoni conosciuti e in apparenza insensato: “Blob, di tutto di più”, diventato presto “Blog” per schiere di fan. Il programma raccoglieva il meglio, anzi spesso e di preferenza il peggio, della tv del giorno dopo e rimontava politica, giornalismo, spettacolo, cultura con un assemblaggio che smantellava ogni ufficialità e faceva a pezzi retorica, ridicolizzava e sbeffeggiava potenti e famosi. Era satira con le armi della tv medesima. Gli autori erano i critici cinematografici Enrico Ghezzi, rimasto alla trasmissione, e Marco Giusti, che se n’è andato perché i due in seguito ruppero i rapporti, sostenuti da un gruppo in cui wikipedia elenca Paolo Luciani, Ciro Giorgini, Fulvio Toffoli, Filippo Porcelli, Marco Melani, Peter Freeman, Simona Buonaiuto, Guia Croce, Vittorio Manigrasso e Alberto Piccinini.

Per i trent’anni dopo 9.268 puntate Raitre diretta da Stefano Coletta da domenica 14 ha preso a trasmettere omaggi al programma che culminano con dieci clip in onda durante la giornata di domani mercoledì 17 aprile, una serata giovedì 13 giugno dalle 23.20, oltre a incursioni estive.

Molti quando comparivano su Blob si offendevano. C’è chi è passato alle vie legali. Nei giorni scorsi alcune vittime frequenti di Blob hanno invece dichiarato pubblicamente in conferenza stampa la propria gratitudine con intelligente senso dell’umorismo. Come Alba Parietti: “Blob è un capolavoro di psicopatia nella dimensione della nostra vita quotidiana. Sono stata oggetto di riciclo da parte di Blob e mi ci ritrovo a mio agio perché sono chiamata donna di plastica. Come dice Guglielmi, l’unico modo di fare cultura in televisione è non farla”. Sandra Milo, che forse avrete rivisto nella clip in cui urla il nome del figlio “Ciro, Ciro” e lascia uno studio televisivo: “Io sono stata una delle vittime di Blob. All’epoca me la prendevo tantissimo, ma poi ho capito che era una invenzione, una rivoluzione, un modo di raccontare la vita e la realtà in maniera diversa”. E anche il giornalista e scrittore Furio Colombo ha ammesso: “Guardavo Blob dagli Stati Uniti. Mi divertivo a carico di una situazione reale da cui ero distante. Mi divertivo fino a quando sono comparso io. Una sorta di esperimento scientifico”.

“Blob” ha preso il titolo dall’originale di un film di horror e fantascienza del 1958, “The Blob”, “Fluido mortale” in italiano, dove una sorta di gelatina invade gradualmente ogni pertugio e luogo inglobando le persone.

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