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Sanremo: Motta con Nada vince tra i duetti. La vetta: Ligabue-Baglioni rock

Baglioni ricorda brevemente la tragedia del ponte Morandi. Eccellente versione del "Dio è morto" di Guccini. Ottimo Anastasio rapper "figlio" di Bisio. Troppi 24 duetti, ma qualcuno aggiunge nerbo

Sanremo: Motta con Nada vince tra i duetti. La vetta: Ligabue-Baglioni rock
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8 Febbraio 2019 - 20.38


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A cura di Stefano Miliani

La serata, minuto per minuto

Il vertice della serata dei duetti è rimasto quello che si poteva prevedere: Ligabue con Baglioni in “Dio è morto” di Guccini dove il testo ci rammenta che “nel mito della razza Dio è morto”. Una versione rockettara il giusto. Il rocker ha portato un inedito per il suo disco nuovo in uscita, un brano storico, e si è prestato allo show: pretende di scendere tre volte le scale, compreso una volta abbigliato da re in trono e omaggia Freddie Mercury. Un mini-show ben coordinato con Bisio. Ci voleva.
Tutti e 24 gli artisti sono scesi in gara con duetti: troppi, lo spettacolo viene compresso, è sacrificato. Nel complesso i duetti hanno aggiunto qualcosa, ma non sempre. Il “dirottatore” artistico vuole così, ma per gli spettatori è faticoso. Alla fine televoto e giuria in sala hanno premiato Motta con Nada in “Dov’è l’Italia”. Qualche malumore in sala: per quanto i due artisti siano tra i più originali ed efficaci, tra i cantanti meno omologati in giro, come migliori esibizioni “arricchite” scegliamo Morgan che ha davvero donato molto ad Achille Lauro e l’abbinata Loredana Berté e Irene Grandi ottimamente affiatate. Quando ci aspettavamo di più? Manuel Agnelli con Daniele Silvestri e Rancore ha cantato come fosse nei suoi Afterhours. Il pezzo “Argentovivo” è incisivo di suo, è tra i migliori del festival e non ha guadagnato granché pur avendo un formidabile autore-cantante come rinforzo.

Claudio Bisio osa il suo monologo su un padre incerto e amico del figlio e il figlio appare nella voce del rapper Anastasio. Una sorpresa preparata bene. E la canzone del rapper si è inserita con una sequenza logica perfetta al testo. Complimenti. Virginia Raffaele è perfettamente presa dal ruolo della presentatrice. Diverte nello sketch con chitarra senza corde insieme a Baglioni in un classico del pomiciare, “Giochi proibiti”. Però si torna lì: ha un estro che non può dispiegarsi appieno, il ruolo le impone freni.

Data l’imponenza del programma musicale, Baglioni ha limitato le sue incursioni dopo aver aperto la serata con la sua “Acqua alla luna” con balletto circense in omaggio a tutti gli artisti dello spettacolo. Ha ricordato le vittime del ponte Morandi: bene che non si sia votato a una retorica eccessiva, però qualche parola in più ci stava.

La cronaca minuto per minuto

Il duetto vincitore della serata è quello di Motta con Nada. Due artisti molto bravi, originali, però non è stata l’interpretazione più convincente della serata. Qualche fischio e malumore in sala.

Toti governatore della Liguria: “Sanremo è magica e per la Liguria è una notte magica, a Genova ricostruiamo il ponte in onore delle 43 vittime che avete ricordato e in onore di un paese che non merita di vedere una cosa del genere”. Consegna il premio per il miglior duetto a Motta con Nada

Achille Lauro si affianca Morgan per la sua “Rolls Royce” che ha fatto infuriare Salvini perché parla di droga. L’artista ha specificato: Rolls Royce sta per la Rolls Royce, l’auto, non è l’ecstasy in gergo. Con Morgan il brano acquista una salutare dose rock ‘n’ roll e ci guadagna assai.

Nino D’Angelo e Livio Cori si fanno accompagnare dai Sottotono: una spruzzata di hip hop, proprio una spruzzatina.

Ermal Meta è una voce adeguata per “Abbi cura di me” di Simone Cristicchi.

Baglioni parla della demolizione iniziata del ponte Morandi iniziata oggi e le sue 43 vittime: “inizia una rinascita”, dice, e invoca “l’idea di un futuro migliore unite nella stessa immagine. Un abbraccio a tutta la ligura dal levante a ponente, dal passato al futuro”. Non si è sprecato molto.

Einar con Biondo con Sergio Silvestre: un altro po’ di rap, con Biondo, alle “Parole nuove”. Ordinaria amministrazione.

Segue Daniele Silvestri e Rancore con Manuel Agnelli nella dolente “Argentovivo”. Il cantante degli Afterhours sta sulla rampa per fare scenografia, poi scende come tutti in pedana e canta come canta lui: stile Afterhours. Un apporto un po’ forzato.

Loredana Berté ha scelto una cantante a sua misura: Irene Grandi. Confermiamo, uno dei brani più riusciti. E l’artista toscana è in sintonia con un brano così. L’Ariston si infiamma, le applaudono con standing ovation. A Sanremo si sono visti applausi più calorosi ma tra i duetti di stasera questo è  il più appassionato.

Enrico Nigiotti canta con Paolo Jannacci (figlio di Enzo, sì) e Massimo Ottoni, che crea immagini con la sabbia.

Bisio rende riconoscimento alle “gobbiste” , le tecniche che gestiscono il “gobbo” dove scorrono le parole.  Un pensiero gentile.

Gli Ex-Otago duettano con Jack Savoretti, inglese di origini italiane. Con la sua voce la canzone ne guadagna: ha un anima soul.

Anna Tatangelo al suo fianco ha la collega e amica Syria. Una più standard dell’altra con vaghe venature r & b.

Per il suo “Ultimo ostacolo” Paola Turci si fa accompagnare da Peppe Fiorello: un altro attore che si cimenta con il canto e se la cava.

Brunori Sas affianca gli Zen Circus. Il rock indipendente, per cosa voglia ormai dire, al festivalone. Il musicista calabrese inserisce bene il suo canto disilluso, disincantato, gentile. L’Ariston non si scalda tanto.

Boomdabash con il rapper Rocco Hunt (vinse un Sanremo Giovani) e i Musici Cantori di Milano: bambini in coro per un rap morbido morbido.

Nek si fa accompagnare da Neri Marcorè. Il quale imposta un recitar cantando che ben si concilia con la canzone di Nek. D’altro canto Marcorè è un attore che sa cantare.

Il rapper a sorpresa: Anastasio compare sul palcoscenico, una presenza ben “armonizzata” se vogliamo pescare alla tanto decantata “armonia” invocata da Baglioni.
Monologo di Bisio padre maldestro verso il figlio. Il comico legge il suo testo “Monologo del padre”: “qualcuno dice i millennials sono indolenti. Non credo. Mio figlio ventenne si è svegliato stamani quando si sono svegliati tutti è indice di una comunità. Il fatto che sia Sydney… Il bagno è pieno di asciugamani. E le felpe? Buzzute e farcite della maglietta. Magliette. Calzini sporchi a migliaia, a milioni, appallottolati, per terra, sull’armadio, sul lampadario … Portacenere di cicche, di canne, non sue …
Gli esperti dicono che avresti avuto bisogno di un padre con la P maiuscola, strutturato. O combatterlo così diventi uomini. Il padre? Ho alcune attitudini, so chè sconveniente mantenerti ma è sconveniente da parte tua dimenticarlo”.
Bisio nel ruolo padre fragile e incerto che vuol esser amico. “Il water marezzato di merda è per motivi religiosi? Ti chiedo troppo poco? Il padre che non esercito il potere perché al potere non ho mai creduto per cui non posso imbrogliare me stesso o anche te. Preferisci un padre con lingua chiara o che parla la sua anche se non è chiaro che cazzo dice?”
Con Bisio padre arriva sul palcoscenico il rapper Anastasio: è una sorpresa, non era annunciato, canta “Correre”.

Fabrizio Moro con chitarra ai “Tuoi particolari” di Ultimo aggiunge la sua voce roca e sofferta. Nei canoni sanremesi, peraltro già ampliati, il duetto migliora il brano eseguito dal solo Ultimo.

Francesco Renga con Bungaro, l’étoile Eleonora Abagnato e Friedemann Vogel: va forte la caccia alla coreografia.

Da Gorni Kramer a Pino Calvi , Baglioni con Virginia sui direttori d’orchestra festivalieri. Lui si dà al “tiki tiki”: “La mia carriera sta scemando”.

Ghemon con Diodato e i Calibro 35: il gruppo è eccellente, ricrea musiche da film con brani originalissimi, ma qui può poco alle insulse “Rose viola”. Qualche sonorità originale almeno la incastonano.

Mahmood con Guè Pequeño introdotti da Baglioni con Melissa Greta Foglietta dal Dopofestival.  Mamhood con i suoi “Soldi” amari interpreta con maggior confidenza il suo brano sulle tracce di un rap italiano.

Arisa con Tony Adley degli Spandau Ballet: il pop romantico primi anni ’80 ritornato in auge.  E coreografia dei Katakò. Adley nel suo italiano con accento inglese è buffo. La canzone vola basso. Introdotti da Bisio e Anna Foglietta del Dopofestival

Virginia alla chitarra e Baglioni in “Giochi proibiti”, un classico per “limonare”. Virginia che non ha montato le corde nelle espressioni rammenta i comici nei film muti. Una carriera che si era aperta ed è già finita.

Il violinista Quarta imprime un tono rock-retorico al Volo. Che scendono dalla scala anche loro. Il violinista sembra morso da una tarantola. 

Siparietto sulla giuria. Con Serena Dandini, la Raznovich (è la conduttrice di Klimiangiaro) e ovvia battuta sul cognome difficile da pronunciarie.  Virginia definitivamente entrata nella parte di conduttrice. 

Va detto che Enrico Ruggeri aggiunge un tono personale, ruspante, ai “Ragazzi stanno bene” dei Negrita. E la tromba di Roy Paci arricchisce le sonorità.

Il trio delle pelate. I Negrita con Enrico Ruggeri e Roy Paci. Bisio sulla parata di pelate: “Tanti capelli qui” e si fa fotografare con Pau dei Negrita e Ruggeri. Pelati come lui.

Patty-Virginia, parodie delle parodie. Virginia porta i fiori a Patty Pravo. Visto il precedente di ieri di Ornella Vanoni (strepitoso e sorprendente) anche la bionda signora imita Virginia che imitava Patty e la conduttrice imita a sua volta Ornella. Era più riuscita la versione prima di ieri.

C’è Giovanni Caccamo al pianoforte con Patty Pravo e Briga. Una canzone che ammoscia e non può risollevarla Caccamo. Il quale alla fine si allinea ai due cantanti. All’inizio le pause non sembravano cosìlunghe. 

Baglioni e Ligabue, è il momento di “Dio è morto ” di Guccini. “Una canzone di attualità” ricorda Baglioni. Molto rock. La interpretano con convinzione.

Accoglienza non troppo entusiasta per il Liga. poi il pubblico si scalda.

Il microfono del Liga? Lo sistemano prima Baglioni poi Bisio.

Liga scenda una volta, poi due, con balletto, mega chitarra, poi vuole scendere la terza volta le scale. Su trono e con mantello da re sopra “We will rock you”: omaggio a Freddie Mercury e i Queen. Bisio sembra Belushi. Seconda canzone: “Urlando contro il cielo”. Sano rock, “Liga Liga” in sala dal pubblico. 

Bisio alquanto scatenato. Liga chiede e ottiene di scendere le scale, il comico allunga deliberatamente il brodo, “il super ospite, ottant’anni di carriera, ha scritto libri tanti tutti scritti fitti fitti” …

Entra Ligabue : rock con la sua “Luci d’America”, dove cita “le stelle sull’Africa”. Riferimento casuale? Tra le tante sue canzoni ha scelto questa. Inclusa nel prossimo album.

E’ Noemi ad affiancare Irama nella “Ragazza con il cuore di latta”. Lei ci infila un gorgheggino soul. Delle tre esibizioni i più applauditi.

Motta, alla chitarra, si fa accompagnare da una fuoriclasse dallo spirito indipendente, Nada. Dalla loro esibizione potevamo aspettarci maggiore intensità.

Prima esibizione Federica Carta e Shade con Cristina D’Avena. La quale aggiunge poco a un brano insulso. 

Solite e inevitabili pappardelle su regolamento e votazione. Almeno Bisio e Virginia cercano di assolvere il compito senza prendesi troppo sul serio.

Bisio e Virginia spiegano il regolamento. Lei si spertica in gesti e versi a misura di suo nipote. Stasera viene premiata la canzone dei duetti da una giuria di qualità presieduta da Mauro Pagani, con Serena Dandini molto applaudita. Virginia Raffaele è in abito lungo monospalla luccicante, Bisio ha una delle sue giacche inconfondibili.

In completo lamè e balletto circense Claudio Baglioni stavolta apre la serata cantando la sua “Acqua dalla luna”.  Con versi tipo “come un cammello entrare nella cruna / librarmi equilibrista squilibrato” il pubblico lo accoglie con un “Claudio Claudio”. “Stasera – avverte lui – forse avremo il numero massimo di artisti esibiti su questo palco, 56, che ci daranno contezza del loro talento”. In aria da circo, “vi presento il mio clown bianco, Virginia Raffaele, e l’Augusto, Claudio Bisio”. Il concetto è: vi squaderno il nostro mestiere di artisti dello spettacolo senza distinzioni: “Il nostro mestiere è regalare incanto, stupore, meraviglia al pubblico”.

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Ligabue: “Con Baglioni di Guccini facciamo Dio è morto”
La quarta serata del festivalone con i duetti e con un solo super-ospite, Luciano Ligabue. Che a Vincenzo Mollica al Tg1 conferma le indiscrezioni: con Claudio Baglioni intepreterà “Dio è morto” di Francesco Guccini, “una canzone di grande attualità”. Il rocker torna in tv dopo un anno. Fra un mese, l’8 marzo, pubblica il nuovo disco “start, ha già pubblicato nelle radio il singolo “Luci d’America”, il 14 giugno il rocker inizia da Bari lo “Start Tour”. Per la prima volta il festival omaggia Guccini.

Celentano: “Bravo Claudio, un vento di novità”
La serata va al varo con una robusta spinta di incoraggiamento: Adriano Celentano regala a Baglioni un “Bravo Claudio! Per la seconda volta hai centrato in pieno l’obbiettivo che è quello di aver dato finalmente una svolta al Festival” e si spertica in lodi giuste ma in tutta sincerità ingenerose su altre kermesse quando boccia qualunque Sanremo dopo Baudo dimenticando che il primo di Fabio Fazio con Luciana Littizzetto fu uno dei migliori per inventiva, profondità e ampiezza di temi e che i tre di Carlo Conti hanno rappresentato un ritorno all’ordine, è vero, ma ha avuto una lievità e senso dello spettacolo premiati dagli ascolti.
“Il festival – sostiene Celentano – fu giusto fino a che c’era Baudo. Dopo di lui, il crollo. Finché non sei apparso tu. Non sono in grado, dopo due sole performance, di giudicare le canzoni a parte l’accattivante brano di Daniele Silvestri e il bellissimo testo del bravo Cristicchi. Però so riconoscere il vento che pulisce e spazza via il pericoloso immobilismo di chi ti ha preceduto. Fortissima anche la scelta dei due al tuo fianco in prima linea: Claudio Bisio e la fantastica, inarrivabile Virginia Raffaele. Siete forti ragazzi!”, insiste Celentano. Ricambia Baglioni: “è il mio cantante preferito”

Chi vince la serata dei duetti riceve un premio speciale
Le votazioni continueranno in vista della finale di domani: non voterà più la giuria demoscopica, il televoto peserà sul voto finale per il 50%, la sala stampa per il 30%, la giuria degli esperti per il 20%. A fine serata il festival diffonderà una classifica con una media tra le percentuali di voto ottenute durante le quattro serate del Festival.

Di seguito l’ordine di apparizione dei cantanti con i duetti

Federica Carta e Shade con Cristina D’Avena
Motta e Nada
Irama e Noemi
Patty Pravo e Briga con Giovanni Caccamo
Negrita con Roy Paci ed Enrico Ruggeri
Il Volo con il violinista Alessandro Quarta
Arisa con l’ex Spandau Ballet Tony Hadley e i Kataklò
Mahmood con Guè Pequeño
Ghemon con Diodato e i Calibro 35
Francesco Renga con Bungaro, Eleonora Bagnato e Friedemann Vogel
Ultimo con Fabrizio Moro
Nek con Neri Marcorè
Boomdabash con Rocco Hunt e i Musici Cantori di Milano
The Zen Circus con Brunori Sas
Paola Turci con Beppe Fiorello
Anna Tatangelo con Syria
Ex-Otago con Jack Savoretti
Enrico Nigiotti con Paolo Jannacci e Massimo Ottoni
Loredana Bertè con Irene Grandi
Daniele Silvestri e Rancore con Manuel Agnelli
Einar con Biondo con Sergio Silvestre
Simone Cristicchi con Ermal Meta,
Nino D’Angelo e Livio Cori con i Sottotono
Achille Lauro con Morgan

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