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Suburra, il racconto di formazione con dramma e crimine all'italiana

Dal 6 ottobre torna Suburra, il prodotto di Michele Placido, Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi. Dieci episodi che raccontano i fatti pre- film di Sollima.

Suburra, il racconto di formazione con dramma e crimine all'italiana
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5 Ottobre 2017 - 11.57


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Dal 6 ottobre torna Suburra, il prodotto di Michele Placido, Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi. Si tratterà di dieci episodi che raccontano i fatti precedenti al film del 2015 di Sollima.
Al centro della storia tre giovani uomini: Numero 8, Spadino e Lele, diversi per origine, ambizioni e passioni, che saranno chiamati a stringere alleanze per realizzare i loro più profondi desideri. E a tornare nei panni di Numero 8, dopo essere già stato nel cast del film, è il padrino-cerimoniere della Mostra di Venezia, Alessandro Borghi (ora sul set del film de Il primo re di Matteo Rovere) .

“Ho dovuto smontare il personaggio del film di Sollima e ricostruirne un altro meno consapevole del concetto di potere e di come maneggiarlo, visto che quello nella serie è molto più giovane e inesperto, oltre che inserito in dinamiche familiari”, dice Borghi che in Suburra la serie ha una sorella ‘forte’ di nome Livia (Barbara Chichiarelli). L’attrice tiene a sottolineare: “Ci siamo trovati molto bene con Alessandro e tutto il gruppo a lavorare” io nella vita sono allenata da anni a fare la sorella maggiore”. Roma è al centro di questa storia, dove elementi di realismo vanno a fondersi con quelli della fiction e del racconto, “ma attenzione a parlare di fantasy – precisa Placido- anche se non è un manuale sempre al vissuto ci si ispira quando si gira un film”.
Alessandro Borghi dice di essere stato aiutato dal trucco e dalla capigliatura ma di aver fatto un lavoro di sottrazione per interpretare un ruolo più giovane rispetto al film, il risultato è pura qualità: nei panni del giovane Numero 8, qui semplicemente Aureliano Adami (ucciso nella pellicola del 2015), viene riportato in vita.

Violento e con poca testa, ma assai fragile dovrà combattere prima di tutto contro se stesso per imparare come si scala il potere della malavita. Con Spadino lo zingaro (un eccellente Giacomo Ferrara) e Lele affascinato dai soldi (Eduardo Valdarnini) un’alleanza per mettere a ferro e fuoco la città. “Tre personaggi diversi per origine – aggiunge Giacomo Ferrara – ambizioni e passioni si mettono insieme per realizzare i loro desideri più oscuri. Ho visitato anche dei campi per incontrare delle comunità sinti. Io avevo un coach vicino per tradurre perchè è impossibile ricordare quella lingua”.

Lele è un nuovo personaggio. Ma se è facile cedere al fascino criminale, diverso è sopravvivere a pugni e cazzotti. È figlio di un poliziotto, ma è nei guai con il Samurai (che nella pellicola aveva il volto di Claudio Amendola mentre qui ha quello di Francesco Acquaroli che confessa di non aver voluto vedere prima delle riprese il film di Sollima per non farsi condizionare).

Filippo Nigro è un consigliere comunale alle prese con un piano regolatore e che per lui rappresenta lo strumento per fare quel “salto” che la politica e gli ideali non gli hanno mai permesso di fare. “Una volta che hai fatto il salto dall’altra parte tutto cambia rapidamente senza che te ne accorgi”. Santa e dissoluta, Roma ama e non perdona, Roma ti divora come un barracuda” canta Piotta in 7 Vizi Capitale che chiude ogni puntata.

Racconto di formazione, è stata definita all’anteprima alla Mostra del cinema di Venezia. Le colpe dei padri ricadono sui figli. I propri o quelli degli altri. Alcuni poi può capitare che finiscano anche con ucciderli i loro padri.

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