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Una musica senza Limiti

Tanti i brani scritti dal popolare conduttore per i big della canzone. La voce del silenzio, la più nota, un capolavoro della nostra musica

Una musica senza Limiti
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Francesco Troncarelli Modifica articolo

27 Giugno 2017 - 16.51


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Amico personale di star internazionali e dive nostrane, Paolo Limiti che se ne è andato in punta di piedi a 77 anni per un tumore, conosceva tutto del mondo dello spettacolo e ne ra un puntuale e appassionato divulgatore. Cultore della memoria musicale del Belpaese, aveva anticipato coi suoi programmi il boom del vintage, dell’amarcord nostalgico che lui sapeva riproporre con intelligenza e dovizia di particolari, facendo rivivere con classe e garbo al pubblico che lo adorava, antiche suggestioni ed emozioni perdute.
Ma Limiti non era solo “un signore di una volta” come qualcuno lo ha definito per l’educazione innata e il suo sguardo rivolto al passato, ma anche e soprattutto un personaggio al passo con i tempi, come dimostra la sua attività di paroliere e autore per tanti big della musica italiana. Gli oltre sessanta brani che ha composto nel corso della sua attività ne sono la testimonianza. Pezzi mai banali ma sempre coinvolgenti e suggestivi, che hanno accompagnato la carriera di nomi importanti.
Basti citare  “Amare di meno” per Peppino di Capri, “Una musica” per i Ricchi e Poveri, “Anna da dimenticare” per i Nuovi Angeli, “Voglio ridere” per i Nomadi, “Non sai fare l’amore” per la Vanoni, “Buonasera dottore” per Claudia Mori per citarne alcuni dei più noti e poi tutti quelli per Mina, con cui ha avuto una lunga e proficua collaborazione.
Per la Tigre di Cremona infatti Liniti ha scritto dei pezzi come “Sacumdì sacumdà”, Bugiardo e incosciente”, “Una mezza dozzina di rose”, “Credi” e “Viva lei” che hanno puntualmente scalato le classifiche di vendita ed altrettanti che sono stati inseriti negli album della grande artista.
Ma ce ne è una, fra le tante canzoni che ha scritto il conduttore milanese, che è considerata unanimemente un capolavoro assoluto della musica, un pezzo che ha superato la generazione di riferimento diventando un evergreen e al tempo stesso uno standard per tanti artisti, primo fra tutti ovviamente Mina. E’ “La voce del silenzio” brano dal sapore autobiografico per l’autore e al quale l’onnipresente Mogol collaborò, che venne presentato a Sanremo nell’edizione del 1968.         
Su quel Festival gravava l’ombra di quanto accaduto l’anno prima, ovvero il suicidio di Luigi Tenco.
Che il gesto avesse in qualche modo scosso l’ambiente musicale, provocando qualche cambiamento, fu evidenziato dalla vittoria finale di un cantautore raffinato e molto bravo come Sergio Endrigo, che si aggiudicò il primo posto con ‘Canzone per te’, proposta col brasiliano Roberto Carlos.
Sul palco in quella edizione salirono molti big stranieri, come Louis Armstrong, Lionel Hampton (che eseguì tutti i brani in gara), Wilson Pickett, Shirley Bassey, Eartha Kitt e Dionne Warwick. La partecipazione di quest’ultima fu piuttosto trascurata dalla stampa, nonostante già da tempo fosse la musa ispiratrice di Burt Bacharach, del quale aveva inciso ‘Anyone who had a heart’, ‘Walk on by’ e ‘I say a little prayer’.
Ad invitarla fu il Maestro Elio Isola, autore della musica de “La voce del silenzio”. Le inviò il provino che ottenne l’approvazione di Bacharach, lei così si precipitò in Italia per imparare a cantare nella nostra lingua ed essere pronta per il festival. L’inizio della melodia del brano, corrisponde al tema principale del preludio in Do minore del secondo volume del Clavicembalo Ben Temperato di Johann Sebastian Bach, ma nessuno ne fece una questione, anzi..
Per ‘La voce del silenzio’ la Warwick fu abbinata a Tony Del Monaco, cantante e autore che aveva già partecipato al Festival l’anno prima con ‘E’ più forte di me’. Laureando in legge, Del Monaco non era ancora riuscito ad ottenere un grande successo. “Era un ragazzo di Sulmona, di grande simpatia al di là della sua bellissima voce- raccontò successivamente Limiti-. E’ una delle persone che mi sono davvero rimaste dentro, era gentile e solare, la sua esecuzione fu formidabile, veramente sentita”.
E ancora: “Per scrivere una canzone si attinge sempre a se stessi. Dietro ciascun brano c’è un nome, un cognome, una data. Per ‘La voce del silenzio’ c’era la solitudine di mia madre dopo la scomparsa di mio padre. Quello fu il mio primo e unico Sanremo – feci il viaggio in treno con un agitatissimo Pippo Baudo, al suo debutto al Festival. Lui poi ci sarebbe tornato molte volte, io invece non sono più tornato perché penso che certe cose si debbano provare una volta sola”.
Il testo così parla di una persona che vuole star da sola a pensare, ma nel silenzio troppe cose e troppi ricordi ritornano nella mente e nel pensare si accorge che la persona che ha sempre amato non ha mai perso il posto nel suo cuore dando vita ad un crescendo di emozioni e suggestioni esaltate dalla musica.
La canzone entrò in finale, ma ottenne soltanto 28 punti, classificandosi all’ultimo posto. La Warwick subito dopo Sanremo tornò negli USA per incidere “Do you know the way to San Jose”, anch’essa destinata alla top ten americana. Del Monaco tentò ancora per qualche anno di cogliere un successo, ad esempio ripresentandosi alla kermesse nel 1969 con ‘Un’ora fa’, ma non fu fortunato.
A dare notorietà al brano fu Mina che qualche mese dopo Sanremo incise un disco dal vivo alla Bussola di Viareggio, interpretando sia ‘La voce del silenzio’ che ‘Deborah’ (di Wilson Picket e Fausto Leali). Da quel momento la canzone cominciò un altro percorso, quello cioè di diventare uno dei brani più amati e apprezzati della storia festivaliera.
Si pensi peraltro che grazie al rilancio effettuato da Mina, la popolarità della canzone crebbe a tal punto che gli organizzatori del Festival di Castrocaro dell’anno successivo furono costretti a sospendere le prove perché 21 partecipanti su 23 volevano cantarla.  
Tra i tanti esecutori di questo pezzo, Mia Martini, Loretta Goggi, Orietta Berti,, Alex Baroni, Iva Zanicchi, Francesco Renga, Renato Zero, Andrea Bocelli ed Elisa, Dolcenera.

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