Chi ha autorizzato l’intervista a Luca Varani, l’uomo condannato in appello a 20 anni di carcere come mandante dell’aggressione con l’acido alla sua ex fidanzata Lucia Annibali, che andrà in onda giovedì 4 febbraio 2016 nella puntata di «Storie Maledette», trasmissione di Rai3 condotta da Franca Leosini? A volerlo scoprire è la procura di Pesaro che ha aperto un’inchiesta sul caso: scoprire chi è il responsabile che ha permesso il lungo faccia a faccia nel carcere di Teramo dove l’uomo è attualmente detenuto, in attesa del giudizio della Cassazione.
«Varani non ha mai raccontato che cosa è successo veramente quel 16 aprile 2013; non ha mai spiegato come l’amore per Lucia possa essersi trasformato in vendetta», è spiegato nel promo della trasmissione. Un’intervista che però ha fatto infuriare il procuratore Manfredi Palumbo secondo cui è davvero grave che «si raccolgano in tv le sue dichiarazioni, che avranno sicuramente valenza processuale». Il procuratore ha poi aggiunto: «La tv di Stato offre le sue telecamere a un imputato che non ha mai risposto alle domande nei due gradi di giudizio, e anzi ha più volte tentato di inquinare le prove. Mi chiedo come il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria possa aver autorizzato questa intervista senza chiedere pareri, per quanto so, alla procura competente, ovvero alla Procura generale o alla stessa Corte di Cassazione».
A tentare di smorzare le polemiche ci ha pensato il direttore del carcere di Castrogno, Stefano Liberatore, che ha replicato dicendo: «È una polemica priva di fondamento. Varani è stato autorizzato dal Dipartimento.».
In un anno, il 2016, già iniziato nel segno del femminicidio con già 10 donne uccise dai proprio mariti e compagni, il caso è arrivato in Parlamento. La deputata Lara Ricciatti di Sinistra Italiana ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia per chiedere la sospensione immediata della messa in onda della puntata.
Francesco Coli, avvocato di Lucia Annibali, ha parlato di un’intervista inopportuna, dato che Varani è ancora in attesa del giudizio della Cassazione. Eppure il legale della donna si augura che questa «sarà l’occasione per chiedere scusa».
