E’ bufera sul programma Mediaset ‘Le Iene’: due inviati – Mirko Canala e Luigi Pelazza – sono stati accusati di concorso in corruzione. I due sarebbero finiti nei guai dopo aver mandato in onda un serivzio sulla presunta compravendita di patenti nautiche senza limiti all’Ufficio marittimo di Pozzuoli. Ad aver rinviato a giudizio gli inviati Mirko Canala e Luigi Pelazza, è la Procura della Repubblica di Napoli.
Il servizio incriminato è andato in onda il 5 novembre 2011 e riguardava la compravendita e creazione di false patenti nautiche all’Ufficio marittimo di Pozzuoli (Na) senza effettuare o truccando il concorso per ottenerle. Ai due videoreporter de Le Iene era arrivata una soffiata su un titolare di una scuola guida che ricevendo denaro ‘extra’ rilasciava licenze nautiche. Nel tentativo di dimostrarne la veridicità, i due inviati cercarono di corrompere l’uomo ma, secondo la Procura di Napoli, le Iene portarono a compimento quella truffa, rendendosi colpevoli di corruzione. Nonostante si sia trattato di un servizio giornalistico per individuare il dolo di questa scuola, il Gup non ha voluto sentire ragioni, rinviando i due a processo.
“Non avevamo di certo bisogno della patente nautica – ha spiegato Pelazza – io oltretutto ce l’ho e ho fatto l’esame delle ’12 miglia per vela e motore’. Non pensavamo di essere di fronte a uno che avrebbe realmente creato delle patenti perché in tal caso non avremmo pagato. Sapevamo che saremmo andati incontro a un reato abbastanza grave. Come è successo altre mille volte, di millantatori ne trovi tanti. Eravamo preparati a fare chiusura ad un truffatore entrando in campo”.
A rischio però c’è tutto il sistema del giornalismo investigativo: “Stiamo facendo riunioni in redazione – ha spiegato Pelazza -. Abbiamo tutti famiglia e figli, ma bisogna capire che strada prendere”. Il giornalista ha poi aggiunto scherzosamente in stile iena: “Se mi condannano però voglio andare a Cesano Boscone anch’io come Berlusconi”.
“Se dovesse passare questo messaggio, nessun giornalista vorrà più fare un’inchiesta se poi corre il rischio di essere incriminato per fatti che voleva esclusivamente denunciare al pubblico”, ha dichiarato infatti l’avvocato Carlo Taormina, difensore dei due inviati.
Per questo tipo di reato si rischiano dai 3 ai 4 anni di reclusione.