Il film, in onda lunedì e martedì prossimi su Rai1, comincia con la telefonata della Banca d’Italia e con il conferimento ad Ambrosoli, che ha il volto di Pierfrancesco Favino, dell’incarico di liquidatore della Banca Privata Italiana. Siamo nel 1974, a Milano, la storia con la regia scrupolosa di Alberto Negrin si chiude nella notte tra l’11 e il 12 luglio del 1979: un killer su mandato del banchiere Michele Sindona fredda l’avvocato sotto casa.
Solo al termine, con alcuni salti temporali, il regista mostra la morte di Sindona in carcere, l’allontanamento di Marcinkus dalla guida dello Ior, la famosa intervista Rai in cui Andreotti disse di Ambrosoli: “se l’è cercata”. Nell’interpretare Giorgio Ambrosoli la sfida più grande per Favino – reduce dal Festival di Venezia con il film Senza nessuna pietà di Michele Alhaique (e presto sul set con Elio Germano per Suburra di Stefano Sollima) – “è stata non cadere nella retorica dell’uomo tutto d’un pezzo.La complessità di una persona è fatta dalla sua dimensione pubblica e da quella privata, dalle sue tante sfaccettature”.
Sul set per Favino c’è stato un momento per lui di “grandissima emozione” quando sono arrivate la signora Ambrosoli e la figlia. “Stavamo girando la scena dell’ultima requisitoria di Ambrosoli – ricorda -, l’unico momento in cui la moglie nella realtà non era presente, perchè era già andata al lago dove lui avrebbe dovuto raggiungerla”. La miniserie in due puntate, prodotta dalla 11 Marzo Film, con sceneggiatura di Andrea Porporati, vede nel cast anche Massimo Popolizio (Sindona), Anita Caprioli nel ruolo di sua moglie e Andrea Gherpelli in quello del suo braccio destro, il maresciallo della Guardia di Finanza, Silvio Novembre.