Al RomaFictionFest si è svolto un panel dal titolo “Piccolo Grande Schermo?” moderato dal giornalista Enrico Magrelli in sui si è discusso delle differenze tra cinema e televisione, le barriere che ancora dividono i due mezzi di comunicazione e la qualità che caratterizza titoli come Gomorra, Montalbano, la Meglio Gioventù, tanto per citare alcune delle fiction italiane che, vendute all’estero, hanno ottenuto un incredibile successo. Ad animare il panel sono stati Gianni Amelio, Eleonora Andreatta e Nils Hartmann.
Amelio ha ricordato la sua lunga esperienza televisiva che “risale ad un periodo storico in cui il temine e il concetto stesso di fiction non era nemmeno nel mondo degli dei. Era morto lo sceneggiato e si tentava di dare un nome a quel pezzo di tv che a volte si poteva chiamare cinema. Quello che volevamo, però, era creare un prodotto autonomo e non una scimmiottatura. Da questa intenzione é nato l’originario televisivo. Ed io ne ho fatto a pioggia e in ogni dove con le troupe Rai. Con I ragazzi di via Panisperna, poi, abbiamo cercato di fare un salto qualitativo ma ancora non eravamo sulla strada giusta. Ho avuto dei maestri enormi, oltre a Valmarana per il cinema, ma per la tv due padri come Giovanni Salvi e Sergio Silva. C’e’ uno specifico televisivo che negli anni abbiamo cercato di capire: oggi si fa la tv pensando al cinema, un errore terribile perche’ sono due mondi diversi”
Oggi che il termine fiction ha una valenza tutta diversa, che cosa cambia? Amelio ha risposto così: “In questo momento non si realizza un prodotto televisivo per poi poi tagliarlo e portarlo sul grande schermo. Sarebbe un errore terribile perché sono due mondi diversi e vivono di linguaggi personali. L’importante é non creare delle barriere e degli steccati qualitativi tra i due. Bisogna fare bene le cose e la passione é l’unico modo per riuscire. Per quanto mi riguarda, sento di aver molto da imparare sulla tv ma ho un grande desiderio. Dopo Il piccolo Archimede vorrei realizzare Il piccolo Montalbano.”
Il panel ha messo a confronto il direttore di Rai Fiction Eleonora Andreatta e Nils Hartmann, responsabile delle produzioni originali di Sky Italia, la regista Francesca Comencini (ha firmato tra l’altro insieme a Sollima e Cupellini Gomorra per Sky), lo sceneggiatore (Una Grande Famiglia) e regista Ivan Cotroneo e i produttori Angelo Barbagallo, Carlo degli Esposti (Montalbano, Braccialetti Rossi). Per Andreatta: “Non vedo contrapposizione tra cinema e televisione, credo invece esistano buone storie e storie cattive, serve grande consapevolezza e rispetto del pubblico, di quello tradizionale e di quello nuovo che può allargare il perimetro della televisione generalista. Che registi di cinema lavorino con noi accade da tempo immemore. Ma la novità è la collaborazione di registi di cinema a progetti interamente seriali: come Francesca Archibugi che sta scrivendo con noi una bellissima serie family o Pif che sta sviluppando la serializzazione del suo film La mafia uccide solo d’estate. Oltre Cristina Comencini che ha scritto un’avvincente saga in quattro serate”. Per Andreatta insomma ”l’evoluzione che è in atto permetterà di pensare sempre più anche da noi a grandi romanzi per la televisione, che costruiscono mondi possibili affascinanti, in cui si rispecchi la realtà del mondo di oggi, una realtà che è in bilico tra ciò che siamo e ciò che potremmo essere”.
Secondo Hartmann ”avere dei brand aiuta, la serialità ha bisogno di cinema, dei suoi talenti. Ma bisogna smettere di guardare solo ed esclusivamente al modello americano, dal quale troppo spesso vengono presi spunti negativi. Noi come pay-tv abbiamo il problema di mantenere e conquistare gli abbonati e siamo riusciti a fare questo, negli ultimi anni, grazie a grandi serie italiane come Romanzo Criminale e Gomorra. Il percorso del regista Stefano Sollima dimostra come il mondo del cinema e della fiction non solo non siano in contrasto, ma debbano collaborare per raggiungere grandi obiettivi”.