Ci risiamo. Come da copione (anzi da palinsesto), le grandi televisioni generaliste a metà giugno hanno chiuso bottega per ferie e se ne riparla a metà settembre.
La solita vecchia storia, legata a una divisione sempre più labile tra “momento commerciale”, e momenti morti. Dove contano soprattutto i “periodi di garanzia” (per l’appunto tra settembre e giugno), in cui le emittenti garantiscono agli investitori pubblicitari dei risultati in termini di ascolto, quindi vi investono tutte le proprie risorse.
Una strategia dei tempi in cui il Belpaese andava in ferie ad agosto, anzi le mamme con i figli già dalla fine delle scuole. Le città erano deserte ed era difficile anche comprare il pane. E al mare la TV non si vedeva perché pochi avevano a disposizione un secondo apparecchio.
Non credo in molti si riconosceranno in questa descrizione. Semplicemente perché le cose non stanno più così.
Le vacanze si fanno di meno, in tempi meno regolari, alcuni non le fanno proprio e gli schermi per vedere i programmi TV sono dovunque o addirittura al seguito.
Questa debolezza della programmazione canicolare rende il periodo estivo un momento d’oro per le TV minori o tematiche, che possono mettersi in mostra con meno sforzo, semplicemente per assenza di concorrenza.
Quindi quando risentiremo il lamento delle TV generaliste che soffrono per il calo degli ascolti e la conseguente minore pubblicità, ricordiamoci che parte del problema se lo sono create da sole.
Quanto sopra è già spiacevole se riferito alla qualità dei programmi di intrattenimento. Diventa diabolico se ci riferiamo ai programmi di approfondimento delle notizie.
E così accade che fino a giugno le grandi Reti ci hanno stramazzato i cabasisi con talk show tutti uguali dedicati al nulla cosmico: Renzi e dintorni, la riforma del Senato e altri anestetici del genere. Poi ahimè, mentre tutti stanno in vacanza, arrivano le notizie, ma non c’è nessuno pronto a dibatterne: gli integralisti islamici che si stanno conquistando uno stato tutto loro, l’inasprimento della crisi Ucraina che sembra un ritorno della guerra fredda, la Libia nuovamente fuori controllo e conseguente aggravamento delle migrazioni clandestine, le decapitazioni – dall’Isis all’Eur, la fornitura delle armi ai Curdi, …
Se uno vuole saperne di più si deve accontentare dei resoconti dei canali specialisti All-News (Dio li benedica) e delle news online, giacché sulla Tivù generalista troverà solo montaggi di archivio, qualche vecchio film (Deo gratias!) e repliche di qualunque cosa.
E a proposito di repliche, ma Crozza pensa che il tritacarne che stanno facendo con repliche delle repliche delle repliche dei suoi show gli faccia bene? Arriveremo alle sue nuove puntate già spompati.
La Tivù generalista, quella classica per capirci, dovrebbe approfittare del momento estivo per rafforzare il patto di alleanza con i suoi spettatori più fedeli. Che sono proprio quelli che più facilmente rimangono in città e la sera hanno bisogno di compagnia ed intrattenimento. Sono soprattutto gli anziani e le fasce meno agiate. Rispetto alle quali almeno le reti del servizio pubblico dovrebbero ricordare che il canone viene pagato per tutto l’anno (si anche per l’estate!).
A chi storce il naso pensando che i brand e quindi le Tivù debbano sempre mirare ai giovani, alti, belli e biondi, basta ricordare che questa categoria si è già allontanata da un pezzo dai canali generalisti tradizionali. Quindi queste Reti, mentre identificano una strategia per riavvicinarcisi, farebbero bene a mantener felici gli spettatori fedeli attuali.
*Direttore editoriale e marketing Globalist