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Cosa fare contro la pirateria? Sensibilizzare i giovani

Per questo motivo è partita la campagna di comunicazione messa in piedi da Anica, Fapav, Mpa e Univideo per sostenere e valorizzare le professionalità del cinema.

Cosa fare contro la pirateria? Sensibilizzare i giovani
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Claudia Sarritzu Modifica articolo

1 Dicembre 2016 - 12.52


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Spectator in fabula. O meglio, in cinema.
Dal racconto del mondo al racconto di sé
per dire al pubblico: non siamo se non ci
sei anche tu. Questo il messaggio che va
ben oltre la lotta alla pirateria di Io Faccio
Film – Chi ama il cinema non lo tradisce. La
campagna di comunicazione messa in piedi
da Anica, Fapav, Mpa e Univideo per
sostenere e valorizzare le professionalità
del cinema italiano e gli appassionati della
settima arte. L’iniziativa ha ricevuto il
patrocinio della Presidenza del Consiglio
dei Ministri – Dipartimento per l’Informazione
e l’Editoria, del Ministero per i
Beni e le Attività Culturali e del Turismo e
dell’Agcom – Autorità per le Garanzie nelle
Comunicazioni. Non solo. Presentato nell’ambito della 73° Mostra Internazionale
di Venezia, il progetto ha coinvolto
l’industria cinematografica, le istituzioni,
gli addetti ai lavori ma anche e soprattutto
il pubblico. “Lo spirito di questa campagna
è far capire che, nel momento in cui
compri un biglietto al botteghino, o noleggi
un film, in quello stesso momento
fai parte dell’industria cinematografica. Il
valore economico (ma non solo) che si riconosce
al prodotto, genera il fatturato che
porta avanti il mondo audiovisivo, quello
più attaccato dalla pirateria”. Chi parla è
Federico Bagnoli Rossi, Segretario Generale
Fapav che va più a fondo perché “la
pirateria audiovisiva genera ingenti danni
al mercato in un periodo in cui il settore
cinematografo sta vivendo un momento
di rilancio e rinnovamento. Ogni anno si
perdono quasi 500 milioni di euro a causa
della pirateria audiovisiva”.
E la Fapav, la Federazione per la Tutela
dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali,
ha trovato in questo progetto un modo
per entrare in contatto e in empatia con il
grande pubblico. Basti pensare che i contenuti
del profilo Facebook di Io Faccio
Film hanno raggiunto ben 400.000 utenti.
Un successo. Ma non chiamatela solo
campagna anti-pirateria. Al centro della
comunicazione ci sono proprio le maestranze.
Quei professionisti dietro la macchina
da presa, di solito invisibili che ogni
giorno mettono in campo tutto il loro sapere
per il cinema. L’iniziativa ha visto il lancio, finora, di sei
video che raccontano i mestieri del cinema
più uno spot istituzionale che spiega il concept
di Io Faccio Film. “Nell’ambito della
campagna sono stati realizzati dal lancio di
Venezia in poi, numerosi eventi. Dalla Festa
del Cinema di Roma al Lucca Comics
fino al Galà del Cinema e della Fiction in Campania e al Roma Web Fest, oltre ad
una masterclass speciale presso la Libera
Università di Lingue e Comunicazione
Iulm a Milano. Abbiamo anche ricevuto il
sostegno di Carlo Verdone, che ci ha supportato
con un bel video, e di rappresentanti
e imprenditori dell’industria audiovisiva
come Luigi De Laurentiis e Andrea
Occhipinti. Nei prossimi mesi verranno
pubblicati sui canali social della campagna
nuovi contributi e testimonianze del comparto
audiovisivo”. Ma se l’interesse degli
‘addetti al settore’ è stato forte ma anche
naturale visto l’obiettivo della campagna,
è il riscontro di pubblico quello che veste
la parola successo. Soprattutto quello giovanile.
“Abbiamo avuto vari incontri con
il pubblico e masterclass anche nelle università.
Adesso stiamo portando avanti un
concorso social e interattivo con l’hashtag
#IoFaccioFilm perché… In palio ci sono
biglietti cinema ma anche voucher per vedere
i film sulla piattaforma Chili”. Considerando che il 74% degli studenti
vede almeno un contenuto non originale
al mese e il 50% pensa che la pirateria non
arrechi danni è proprio il target giovanile
quello di riferimento. La sfida è grande
soprattutto sugli spettatori di domani,
figli del web, dove i contenuti circolano
gratuitamente. Ma la voglia di adeguarsi
ai tempi è tanta: “Vogliamo rinnovarci ed
innovare la nostra comunicazione –spiega
Bagnoli Rossi – di pari passo alle modalità
illegali di approvvigionamento dei prodotti
audiovisivi. La pirateria si è evoluta,
purtroppo”. Il 34% dei film è disponibile
sulla filiera illecita il primo giorno di programmazione
nelle sale. E l’attività di enforcement,
da sola non può bastare per
cambiare la cultura della visione illegale.
Oltre agli strumenti standard, come il regolamento
amministrativo Agcom, gli accordi
di autoregolamentazione e il lavoro
delle Forze dell’Ordine e della Magistratura,
“la sensibilizzazione e l’educazione alla
legalità, servono e serviranno sempre più a
dare consapevolezza al consumatore finale
di cosa significa guardare illegalmente
un contenuto audiovisivo”. E significa togliere
ossigeno alla settima arte.

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