È in corso a Palermo “Sulle vie dell’Inferno”, la 38esima edizione della Macchina dei Sogni, il festival proposto ogni anno dall’Associazione Figli d’arte Cuticchio. Quest’anno è dedicata ai 700 anni dalla morte di Dante.
A dare il via a questo viaggio, un laboratorio condotto dal mimo giapponese Hal Yamanouchi, aperto a tutti. Ritrovare la centralità del corpo, dopo tanti mesi che ci hanno costretto a mettere in discussione la vicinanza l’uno con l’altro, ritrovarsi nello spazio, non può che essere un Paradiso.
Da oggi 26 ottobre, al Museo Archeologico A.Salinas, la centralità dello spazio viene riconquistato dalla parola. Nel corso di tre promeriggi, vengon letti i racconti di nove scrittori creati appositamente per questo appuntamento. Ad aprire le danze Giosuè Calaciura, Marco Lodoli e Maria Grazia Calandrone. Nei loro racconti i temi della politica, della pietà e della conoscenza. Amore, visionarietà e tradimento sono gli argomenti toccati dai racconti della seconda serata, scritti da Lorenzo Pavolini, Beatrice Monroy, Antonella Lattanzi. Il terzo appuntamento vede protagonisti i testi di Edoardo Albinati, Melania Mazzucco e Giorgio Vasta che si addentrano nel tema delle donne, dell’esilio e delle catacombe.
Ogni sera uno spettacolo di teatro di figura consente di proseguire il percorso nella magia delle storie, di vita e di morte, tra quei grandi misteri di cui tutti siamo protagonisti e spettatori, nei quali si è incamminato Dante portando tutti i lettori della sua Commedia con sè.
Sulle vie dell’Inferno dantesco si addentra, poi, con Mimmo Cuticchio, da cui il titolo dello spettacolo, in scena da venerdì 29 a domenica 31 ottobre al Real teatro S.Cecilia. Protagonisti i pupi, i paesaggi della Sicilia, la narrazione di Mimmo Cuticchio. Ancora una volta, attraverso un percorso di ricerca instancabile, Cuticchio unisce tradizione e innovazione, che dialogano e come ingranaggi addentellati, si incontrano e creano un macchina scenica straordinaria, un motore narrativo che coinvolge e trasporta in luoghi inesplorati della fantasia. In questo spettacolo i fondali tradizionali del teatro dei pupi sono sostituiti da immagini reali di nove provincie Siciliane. I pupi, ripresi da vicino assumono le sembianze dei personaggi danteschi, dal vivo la narrazione di Cuticchio li anima. Il cinema incontra il teatro di figura e questa volta vi si mette a servizio, ne amplifica la dimensione immaginifica. Dante e Virgilio pupi fluttuano tra i pupi dannati e ci portano con loro.