Se, con la decisione dell’editore Gallimard di fare un passo indietro nel progetto di tornare a pubblicare in Francia tre degli scritti più controversi di Louis Ferdinand Celine, la Francia democratica ha segnato un importante punto a suo favore, c’è da chiedersi se, in questa partita, alla fine ci sia un vincitore vero.
Il progetto di Gallimard era, da un punto di vista editoriale, interessante perché le tre opere di Celine (dal famoso ”Bagatelles pour un massacre”, a ”L’Ecole des cadavres” e ‘Les Beaux Draps”) non erano state più pubblicate dalla fine della seconda Guerra mondiale per volontà dello stesso autore. Una scelta legata anche al clima che si era determinato in quella Francia post bellica che Celine non riconosceva più come quella che gli aveva fatto sperare in una nuova società, dove prevalessero valori etici e morali (semmai queste due definizioni possano essere usate per la sua visione settaria e razzista del mondo) che per lui erano fondamentali. Ma non è questa la sede per discutere della portata delle cose che lo scrittore sosteneva. Piuttosto la vicenda dei testi che Gallimard non pubblicherà, sotto la spinta delle proteste dell’intellighenzia e della politica francesi , è una nuova occasione occasione per interrogarsi sulla opportunità di impedire la conoscenza di qualcosa, temendone i contenuti.
La mancata pubblicazione di ”Bagatelles pour un massacre” e degli altri controversi testi appare come una scelta politica, anche se Gallamard ne aveva promesso una edizione critica, essendo pienamente cosciente, come ha ripetuto anche oggi annunciando la sua decisione, che la sua iniziativa poteva prestarsi ad essere equivocata nel risultato, non certo nella finalità di riproporre, dandone una lettura critica, un testo, sia pure intriso del peggio della natura umana.
“Gli opuscoli di Celine appartengono alla storia del più infame antisemitismo francese – ha detto oggi Gallimard -. Ma condannandoli alla censura, si impedisce fi fare piena luce sulle loro radici e la loro portata ideologica, e crea la curiosità malsana, dove dovrebbe essere esercitato il nostro potere di giudizio “. Una posizione che personalmente mi sento di condividere e che comunque è uno ”schema” che dovrebbe essere applicato ad ogni scritto, quale che ne sia la natura.
La domanda di fondo quindi dovrebbe essere: sino a che punto pubblicare un testo può servire a propalarne il contenuto? E, da essa, deriva una considerazione che appare banale: per sconfiggere il Male bisogna conoscerlo. Sta alla società fornire, a chi si avvicina alla lettura di un testo intossicato da ideologie estreme, gli anticorpi necessari per metabolizzarne il contenuto senza esserne contaminato.
Diverso è il discorso se a proporre dei testi ”schierati” politicamente su posizioni estreme sono soggetti che su tali posizioni si ritrovano perché in questo caso si tratta di operazioni che poco o nulla hanno di finalitù scientifiche o divulgative, rivolgendosi ad una fatta di mercato di riferimento. Come accadeva nell’Italia degli anni ’70, quando ci fu un fiorire di case editrici che andavano dall’estrema destra all’eversione nera e che proponevano testi che facevano inorridere ieri come oggi.
Ma, ripeto, non parlare del Male limitandosi a criticarlo non ne aiuta la comprensione anche se bisogna essere consapevoli dei pericoli che giò comporta. E la conoscenza è l’antitodo più forte contro ogni estremismo
No alla pubblicazione di Celine, ma per sconfiggere il Male bisogna conoscerlo
L'editore Gallimard, sollevando proteste, aveva annunciato un edizione critica di tre scritti non pubblicati da oltre 70 anni
Diego Minuti Modifica articolo
11 Gennaio 2018 - 20.42
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