Ritorna “Radio Clandestina” di e con Ascanio Celestini | Giornale dello Spettacolo
Top

Ritorna “Radio Clandestina” di e con Ascanio Celestini

Per ricordare l’eccidio delle Fosse Ardeatine. 23 e 24 marzo ore 21.00 al Teatro Biblioteca Quarticciolo

Ritorna “Radio Clandestina” di e con Ascanio Celestini
Preroll

GdS Modifica articolo

22 Marzo 2017 - 12.02


ATF

23 e 24 marzo ore 21.00 al Teatro Biblioteca Quarticciolo, Ascanio Celestini riporta in scena Radio Clandestina, il suo fortunatissimo lavoro teatrale, tratto dal libro, L’ordine è già stato eseguito, nel quale Alessandro Portelli ha raccolto e rielaborato centinaia di testimonianze legate alla tragedia delle Fosse Ardeatine, l’episodio forse più emblematico della barbarie nazista in Italia. Celestini è partito dal libro di Portelli, ma è andato ben oltre: ha saputo restituire la complessità delle memorie e la molteplicità delle voci in un monologo scarno e tagliente, che è un miracolo di sveltezza e di profondità. Lo spettacolo, con le musiche originali di Matteo D’Agostino, è un appuntamento del Calendario Civile, curato dall’Associazione Culturale Circolo Gianni Bosio e Fabbrica.

“Il 23 marzo 1944 i Gruppi d’Azione Patriottica attaccano una colonna tedesca di polizia in Via Rasella. Il 24 marzo per rappresaglia i nazisti uccideranno 335 persone in una cava sulla via Ardeatina. Il 25 marzo sui giornali di Roma compaiono le parole dei nazisti che annunciano tanto l’azione dei partigiani quanto l’eccidio che seguì.”
“Questa sembra una storia che inizia un giorno e termina due giorni dopo, che si consuma in poche ore. Ma nel libro L’ordine è già stato eseguito di Alessandro Portelli, vincitore del Premio Viareggio, questa storia di poche ore è inserita nella storia dei 9 mesi di occupazione nazista a Roma, e poi in quella dei 5 anni della guerra, dei 20 anni del fascismo: nella storia orale di Roma che diventa capitale e inizia velocemente a cambiare. “Il libro si fonda su circa 200 interviste a singole persone” a testimoniare che questa non è la storia di quei tre giorni, ma qualcosa di vivo e ancora riconoscibile nella memoria di un’intera città.

L’eccidio delle Fosse Ardeatine è conosciuto da tutti, e in particolare per i romani ha segnato il momento più tragico dell’occupazione nazista. In questi mesi mi è spesso capitato di parlare del progetto al quale stavo lavorando e dopo un attimo vedere la cassiera del bar o il tecnico del teatro che mi si avvicinava dicendomi “io sono il figlio del ragazzino che giocava a pallone a via Rasella il giorno dell’azione partigiana” o “io mi chiamo Carla perché mio nonno si chiamava Carlo ed è morto alle Ardeatine”… All’inizio mi sembravano casualità, ma poi riflettendoci non è difficile capire che 335 morti alle Ardeatine hanno alle spalle centinaia di famiglie, migliaia di persone. Eppure la storia di questo eccidio è conosciuta sempre al contrario. Quasi tutti sanno che i nazisti subito dopo l’attentato partigiano di via Rasella mandarono in giro per Roma centinaia di comunicati, sui manifesti, sui giornali e alla radio. Ma visto che i partigiani non si presentavano, risposero al loro silenzio uccidendo 10 italiani per ogni tedesco morto. È una storia che sanno tutti anche se è una grande menzogna e questo per ammissione degli stessi tedeschi. Nel processo del novembre ‘46 al giudice che chiedeva: ma voi avreste potuto dire “se la popolazione romana non consegnerà entro un dato termine il responsabile dell’attentato io fucilerò 10 romani per ogni tedesco ucciso?” Kesserling rispondeva: ora in tempi più tranquilli dopo tre anni passati devo dire che la idea sarebbe stata molto buona. – Giudice: ma non lo faceste – Kesserling: no, non lo feci. E poi i nazisti come avrebbero potuto cercare i responsabili della bomba in via Rasella se tra l’esplosione di quella bomba e l’eccidio delle fosse Ardeatine non passarono alcuni giorni, ma soltanto poche ore.

A Roma non esiste un’immagine chiara di ciò che fu il movimento partigiano. I partigiani ce li immaginiamo mentre camminano in montagna e cantano Bella Ciao, ma a Roma erano i tedeschi e i fascisti gli unici che avevano il permesso di muoversi in gruppo e cantare. I partigiani romani si muovevano soli o in gruppi di due e Carla Capponi (che partecipò anche all’azione di via Rasella) dirà che fu un’emozione quando sentì una persona che la chiamava per nome ad alta voce. Il racconto della lotta partigiana e dell’occupazione nazista a Roma viene spesso raccontata in maniera confusa, ma soprattutto l’eccidio delle Ardeatine e l’azione di via Rasella che lo precedette sono ormai parte di un mito negativo, di una storia che viene raccontata al contrario. Io ho provato, partendo dai materiali pubblicati nel libro di Alessandro Portelli “L’ordine è già stato eseguito” a dare voce a quella parte orale della storia che ancora racconta quei giorni in maniera viva, diretta e non rovesciata.”

Lo spettacolo ha debuttato nell’ottobre 2000 all’interno della rassegna “I luoghi della memoria”

– La casa editrice Donzelli ha pubblicato Radio Clandestina nel 2005.

– L’editore francese Editions espaces 34 ha pubblicato la traduzione del testo nel 2009: Radio clandestine; traduzione di Olivier Favier

Native

Articoli correlati