Sogno d'autunno di Jon Fosse: a Torino con Mezzogiorno e Di Mauro | Giornale dello Spettacolo
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Sogno d'autunno di Jon Fosse: a Torino con Mezzogiorno e Di Mauro

Fino al 12 marzo, al Carginano di Torino, Valerio Binasco dirige Sogno d’autunno, con Giovanna Mezzogiorno e Michele Di Mauro complici di vita, ricordi e morte.

Sogno d'autunno di Jon Fosse: a Torino con Mezzogiorno e Di Mauro
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6 Marzo 2017 - 11.43


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di Nicole Jallin

La scrittura di Jon Fosse è corpo sonoro di sguardi abbassati, gesti interrotti, impulsi indicibili, inarrestabili e già (s)finiti. Definisce dimensioni spazio-temporali diradate, disperse e disperate, appartenenti a una sorta di rêverie (forse non ancora cominciata, forse già finita, forse mai accaduta) dove uomini e donne liberano se stessi dai propri patimenti, con una certa, indefinibile inquietudine privata, educatamente implicita. Si tratta di sensazioni tattili ben riconoscibili anche nel Sogno d’autunno diretto da Valerio Binasco (che mette in scena per la quinta volta un testo di Fosse), visto nel debutto nazionale al Carignano di Torino, con produzione dello Stabile piemontese, e con notevole interpretazione di Giovanna Mezzogiorno, Michele Di Mauro, Milvia Marigliano, Nicola Pannelli e Teresa Saponangelo.
C’è una malinconia bergmaniana intorno e dentro gli umani confini anatomici ed emotivi; c’è un’immagine scenica che richiama il cinema realista; c’è un’angoscia pudica del dramma esistenziale; e c’è una fatale, incontrastabile consapevolezza della sorte, singola e comune, che agita e insieme disarma i personaggi.
Si trovano in un cimitero, la Donna, l’Uomo, suo Padre, sua Madre e l’ex moglie, per il funerale della nonna. Si ritrovano poco prima e molto tempo dopo, nello stesso silenzio umido e anonimo che copre pietre sepolcrali, vialetti di ghiaia e una panchina, nella luminosità incupita dall’autunno. Tra sedie/lapidi cosparse di fiori, oggetti personali, fotografie, cerini (le scene sono di Carlo De Marino e luci di Pasquale Mari), trova posto una parete rotante che svela un inedito luogo “altro” aggiunto dal regista: uno scorcio di cucina piccolo borghese, il cuore della casa, là dove i genitori/nonni attendono le visite delle nuove generazioni: visite tanto richieste quanto di rado rispettate.
La distanza che separa i luoghi, le persone e gli anni è il collante affettivo dei legami: ne è la salvezza perché ne preserva la consumazione, la vicinanza esaudita, l’abbraccio che, una volta stretto, non può che sciogliersi. E in questi rapporti umani fatti di poche frasi anche ripetute, si legge il futuro (possibile) dei personaggi, il destino di chi sa che più in là resta solo la fine, prima o poi. Si svanisce e basta. Lo capisce e lo ribadisce con isteria ad alta voce la Madre (che è una lodevole, va detto, Milvia Marigliano); lo accetta più cautamente il Padre (un misurato, pacato Pannelli); lo sputa in faccia l’ex moglie Gry (nella sofferenza materna e struggente donata dalla Saponangelo); e lo vivono direttamente l’Uomo e la Donna (nella bella complicità di Di Mauro e Mezzogiorno) nella loro complementarietà impossibile, la loro incompatibilità sintonica, nel loro essere contrapposizione altrui di pensiero e parola.
Tra imbarazzi, slanci vitali, malinconie, addii, aleggia un velo di cechoviano umorismo giudiziale (con apice nell’ironico, e rispettosamente irriverente vis-à-vis della coppia coi genitori), che riguarda tutti, anche gli scomparsi. Anche la morte che si porta via gli uomini per conciliare le tre donne/Moire il cui compito è chiudere la vita e lo spettacolo. Tutti sono protagonisti e nessuno lo è. O forse lo è solo quel che sta tra loro: le sensazioni più che i sentimenti, il taciuto più che il dichiarato, l’assente percepibile più che il presente visibile. Tutti coesistenti, come i vivi e i morti, in un cimitero d’autunno.

Teatro Carignano, piazza Carignano 6, Torino, info teatrostabiletorino.it

28 febbraio – 12 marzo 2017 | Prima nazionale

SOGNO D’AUTUNNO

di Jon Fosse
con Giovanna Mezzogiorno, Michele Di Mauro, Milvia Marigliano, Nicola Pannelli, Teresa Saponangelo

regia Valerio Binasco

Nuova produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
realizzata con il sostegno di FENICE, società appartenente a Edison

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